Lo show di Trump per i 100 giorni di presidenza USA: «È solo l'inizio, non avete ancora visto niente»

«Siamo qui per celebrare i primi 100 giorni più di successo di qualsiasi amministrazione. E questo è solo l'inizio, non avete ancora visto niente». Non potevano che essere altisonanti le parole del presidente USA Donald Trump nel corso dell’evento a Warren, in Michigan, per festeggiare i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca. Il tycoon si è autocelebrato davanti a una folla di sostenitori, nonostante i recenti sondaggi dei media statunitensi diano in netto calo il suo indice di gradimento. Davanti a mezzi risultati, se non a veri e propri errori di valutazione, basti guardare alla politica estera (la ripresa delle ostilità nella Striscia di Gaza, il mancato accordo di tregua in Ucraina) o a quella economica (con il crollo dei mercati legato ai dazi), Trump è riuscito comunque a incendiare i suoi sostenitori, che lo hanno accolto sul palco al grido di «USA, USA»: «Adoro questo Stato, molti posti di lavoro nel settore automobilistico stanno tornando», ha dichiarato «The Donald» in Michigan, emblematico Stato americano dell'industria automobilistica, con Detroit capitale delle vetture a stelle e strisce.
«Nei primi 100 giorni abbiamo portato un profondo cambiamento a Washington», il più profondo in «quasi 100 anni», ha detto ancora il capo della Casa Bianca, accusando la politica di aver «distrutto Detroit per costruire Pechino»: «Con me invece lanciamo l'età dell'oro», ha affermato Trump, puntando ancora una volta il dito contro il suo predecessore Joe Biden, considerato «il peggiore presidente della storia». Nulla di nuovo sotto il sole americano, in quello che è sembrato a tutti gli effetti un revival della scorsa campagna elettorale, con il tycoon che ha utilizzato gli stessi toni esagerati e offensivi verso i suoi rivali politici: i dem sono stati definiti «lunatici», «bravi a truccare le elezioni» e ostinati nel «chiedere un altro impeachment». Stoccate sono state indirizzate pure ai «giudici comunisti», accusati di aver cercato di impossessarsi del suo potere, avvertendo: «Niente fermerà la mia missione di rendere l'America di nuovo sicura».
Tornando al settore automobilistico, il tycoon ha manifestato l'intenzione di «massacrare» le aziende che non riporteranno la produzione negli Stati Uniti, promettendo di allentare la pressione dei dazi: «Stiamo concedendo loro (alle case automobilistiche, ndr) del tempo», ha affermato il presidente americano, il quale ha firmato un decreto esecutivo che alleggerisce la pressione delle tariffe sui costruttori: «Amiamo il Giappone ma vogliamo che le auto siano prodotte qui», ha sottolineato il presidente, criticando i sondaggi che lo indicano in caduta libera: «Sono falsi e condotti intervistando un numero maggiore di democratici», ha evidenziato Trump.
E ancora, è stato posto l’accento sulle politiche migratorie, con il numero degli ingressi di persone senza documenti al confine con il Messico «crollato del 99,9%: solo tre persone sono entrate» negli Stati Uniti, ha affermato il tycoon senza fornire alcuna prova. Di più, secondo Trump, con un presidente democratico al potere, gli USA sarebbero stati invasi dagli stranieri: «Congratulazioni America. Se non avessimo vinto le elezioni, i democratici avrebbero consentito l'invasione di 30-40 milioni di illegali, molti dei quali criminali».
Il capo della Casa Bianca ha poi promesso un’intesa con Pechino: «Faremo un accordo commerciale equo: la Cina lo vuole, e anche noi lo vogliamo», ha detto, ribadendo che gli Stati Uniti sono «stati sfruttati» dal punto di vista commerciale «da amici e nemici». Per quanto concerne l’inflazione, nel mirino del tycoon è tornato il presidente della Federal reserve Jerome Powell che, però, non è mai stato nominato. «L'inflazione è praticamente in calo. C'è una persona alla Fed che non sta facendo un buon lavoro», ha messo in evidenza il presidente ammettendo che non dovrebbe criticare il capo della banca centrale americana. Sui tassi «ne so più di lui», ha osservato. Trump, infine, ha riservato apprezzamenti a Elon Musk, uscito (temporaneamente?) di scena dal governo USA dopo accese polemiche sul suo ruolo politico e sul crollo degli utili di Tesla. Per il tycoon, il miliardario è un «vero americano», una persona «incredibile» che «ha veramente aiutato» gli Stati Uniti. Nei suoi 90 minuti di comizio, Trump ha pure ribadito la sua ambizione di vedere astronauti americani piantare la bandiera a stelle e strisce su Marte.