Lo Stato vuole limitare i voli e KLM insorge

L’ambiente? A parole, tutti ci tengono. Nei fatti, però, a prevalere sono altre logiche. Legate al business. KLM, la compagnia di bandiera dei Paesi Bassi, ramo del gruppo Air France-KLM, ha deciso di avviare un’azione legale assieme ad altri vettori – Delta, Transavia, easyJet – contro il governo olandese e il Royal Schiphol Group, il gestore dell’aeroporto di Amsterdam.
KLM, in particolare, secondo una lettera ottenuta dal quotidiano francese La Tribune denuncia il governo di voler limitare il numero di movimenti presso lo scalo. L’obiettivo, infatti, è di passare a 460 mila decolli e atterraggi all’anno dagli attuali 500 mila. Il motivo? Salvaguardare l’ambiente, appunto, cominciando con una forte riduzione del rumore. L’Aja, in particolare, sarebbe in procinto di passare all’azione con un «regolamento sperimentale» per «fissare un massimo di 460 mila movimenti dal 1. novembre 2023».
La posizione del gruppo
Amsterdam, manco a dirlo, è l’hub di KLM. Minori movimenti, nel concreto, significa danneggiare economicamente il vettore. E, soprattutto, avvantaggiare gli altri colossi europei che usano altri aeroporti. La compagnia olandese, nello specifico, denuncia «un approccio autoritario, contrario all’approccio equilibrato previsto dai testi normativi europei e internazionali, mentre ci sono altri scenari per raggiungere lo stesso obiettivo di riduzione del rumore». La casa madre, Air France-KLM, dal canto suo sostiene lo sforzo legale del vettore.
Di più, Air France-KLM alla Tribune esprime «le proprie preoccupazioni circa l’impatto e la reale efficacia della misura prevista dal governo olandese e dal gruppo Royal Schiphol». Quali, insomma, le conseguenze per connettività, attrattiva e livelli di occupazione nei Paesi Bassi? A maggior ragione se, venendo alle emissioni di CO2, l’inquinamento – semplicemente – si spostasse altrove con un trasferimento del traffico aereo verso altri scali. Air France-KLM, inoltre, afferma di essere sulla buona strada per ridurre – grazie all’ammodernamento della flotta – le proprie emissioni del 30%.
Il gruppo, in ogni caso, spiega di voler discutere con il governo olandese «ulteriori mezzi alternativi per ridurre l’impatto ambientale dell’aviazione preservando gli interessi nazionali ed europei in generale».
Perché Schiphol è importante?
Amsterdam, per KLM, è semplicemente vitale. È l’unico aeroporto dei Paesi Bassi capace di offrire voli intercontinentali ed è quello da cui transita tutta l’operatività del vettore. Se la limitazione diventasse realtà, il management di KLM e quello della controllata Transavia si vedrebbero costretti a fare scelte forti. E per forza di cose impopolari.
Già adesso, in ogni caso, i margini di crescita rispetto alla concorrenza sono limitati. Gli ordini di nuovi aerei, ad esempio, servono esclusivamente per sostituire quelli vecchi. Non vanno, insomma, ad aggiungersi alla flotta esistente per rispondere alla crescente domanda di voli.
Il nuovo governo
Per KLM, inoltre, la posizione del governo sa tanto, tantissimo di beffa. Un governo che, in passato, ha sempre sostenuto la compagnia, anche nel tentativo di garantirle una certa indipendenza rispetto al partner d’affari, Air France. Durante la pandemia, ancora, lo Stato aveva concesso a KLM un sostegno di 3,4 miliardi di euro. Si parlava, addirittura, di alzare il tetto dei movimenti a Schiphol a 540 mila.
La situazione, per contro, si è inasprita con l’insediamento del nuovo governo nel 2022. Dopo mesi e mesi passati alla ricerca della formula magica per una coalizione resistente. Se è vero che Mark Rutte, in qualità di primo ministro, era sinonimo di continuità, è altrettanto vero che alla Finanze Wopke Hoekstra è stato sostituito da Sigrid Kaag. Un tipo evidentemente meno conciliante rispetto al predecessore.