Lo strano appello alle compagnie aeree russe: «Volate in Corea del Nord»
Dall'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca, oramai quasi due anni fa, nulla (o quasi) è stato più come prima per l'aviazione russa. Tanto quella commerciale quanto quella privata, infatti, si sono viste costrette a limitare i propri orizzonti. E, di fatto, ad arrangiarsi come meglio potevano. Nel tentativo, e nella speranza, di mantenere gli aerei in aria.
Non solo, la chiusura dello spazio aereo dell'Unione Europea – complici le sanzioni occidentali varate contro la Russia – ha spinto i vettori a ridisegnare i propri network. Con evidenti storture. L'ultima, come riporta il quotidiano economico Kommersant, riguarda una richiesta specifica. Avanzata nientepopodimeno che dall'Agenzia statale russa per l'aviazione civile, Rosaviatsia. E rivolta a compagnie come Aeroflot e Aurora. L'oggetto della richiesta? Aprire, anzi lanciare voli regolari da e per la Corea del Nord. Della serie: dove vai in vacanza? A Pyongyang.
La scorsa settimana, scrive Kommersant, una delegazione di Rosaviatsia ha visitato la controparte nordcoreana per discutere l'espansione del traffico aereo fra i due Paesi. Mentre scriviamo queste righe, il solo collegamento diretto fra Corea del Nord e Russia è un volo bisettimanale che collega Vladivostok, nell'Estremo Oriente russo, a Pyongyang. D'altro canto, se i vettori russi stanno cercando di arrabattarsi fra restrizioni, sanzioni e difficoltà, spesso enormi, in termini di manutenzione dei velivoli, la compagnia di bandiera nordcoreana – Air Koryo – è tutto fuorché affidabile. Registri alla mano, il vettore dispone di soli quattro aerei. Due Antonov An-148 di fabbricazione ucraina e due Tupolev Tu-204 di fabbricazione russa. L'età media della (piccola) flotta è 16,2 anni. Diciamo che non stiamo parlando di apparecchi di primissimo pelo. Di più, mesi fa la riattivazione del volo da e per Pechino era stata annullata all'ultimo. Senza motivo.
Ai vettori russi, in realtà, l'idea di allargare i propri affari alla Corea del Nord non dispiace affatto. Aurora, per dire, ha confermato a Kommersant che teoricamente sarebbe disponibile a volare da e per Pyongyang.
Al di là di non meglio precisati benefici commerciali per i singoli vettori e, di riflesso, per i passeggeri, la richiesta di Rosaviatsia presenta pure le tipiche sfumature delle operazioni di soft power. «La Russia – ha dichiarato a Kommersant Oleg Panteleyev, responsabile del think tank aeronautico AviaPort – sta formando nuovi partenariati nell'ambito di una nuova realtà di politica estera. Questi partenariati, senza la costruzione e lo sviluppo senza voli diretti da Mosca, non è molto comoda. L'interesse principale per questi voli, da parte degli ambienti economici e politici, risiede a Mosca».
Isolata, la Russia in questi mesi di guerra ha chiesto e ottenuto l'appoggio di Pyongyang. Suscitando non pochi timori – basti pensare al chiacchiericcio attorno al cosmodromo Vostochny scelto quale luogo simbolico dell'incontro fra Vladimir Putin e Kim Jong-un lo scorso settembre – circa la possibilità che la Corea del Nord possa fornire armi alla Russia armi per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina. Ora, l'intenzione sembrerebbe quella di rafforzare ulteriormente i rapporti. Anche attraverso l'estensione dei voli commerciali.
Detto questo, restano alcune domande sul tavolo. La prima: con quali aerei Aeroflot e gli altri vettori coprirebbero, ad esempio la tratta Mosca-Pyongyang? Kommersant ipotizza che, essendo bassa la domanda per uno spostamento del genere, le compagnie russe userebbero comunque Vladivostok come scalo intermedio. La seconda: chi andrebbe dalla Russia in Corea, e viceversa? Kommersant ha spiegato, citando fonti industriali, che al momento i voli in partenza da Pyongyang per Vladivostok trasportano quasi esclusivamente lavoratori edili in Russia. Vi è da pensare, a questo punto, che la mossa potrebbe avere pure ripercussioni turistiche. Prima della pandemia, secondo due agenzie di viaggi moscovite, dalla Russia confluivano in Corea del Nord gruppi di dieci-quindici persone più o meno ogni sei mesi. Flussi certo non esagerati. Se è vero che Pyongyang, secondo alcune indiscrezioni, non prevede di accogliere nuovamente turisti prima del 2024, è altrettanto vero che il mese scorso il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, aveva raccomandato ai turisti russi di andare in vacanza in Corea del Nord.
Da qui ad aspettarsi un vero e proprio esodo, tuttavia, ce ne passa. Una fonte dell'industria turistica ha dichiarato a Kommersant che, nella migliore delle ipotesi, solo qualche migliaio di russi si recherà in Corea del Nord, su base annua, una volta che il Paese riaprirà le porte ai turisti. A titolo comparativo, nel 2022 erano stati 4,6 milioni i cittadini russi che avevano visitato la Turchia.