Clima

L'oceano è sempre più caldo, ed è un problema

La temperatura mediana giornaliera della superficie dell'acqua ha stabilito il nuovo record di 20,96 gradi centigradi: con l'intensificarsi di El Niño è previsto un nuovo aumento
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Red. Online
04.08.2023 15:30

La temperatura mediana giornaliera della superficie degli oceani, questa settimana, ha toccato il record storico di 20,96 gradi centigradi, superando il precedente di 20,95, registrato a marzo del 2016.  È quanto emerge dai dati del servizio europeo di monitoraggio del clima Copernicus. Un record di calore recentemente registrato anche nel Mar Mediterraneo, quando la temperatura mediana giornaliera della superficie del mare ha raggiunto i 28,71 gradi.

Gli oceani, ricorda la BBC, sono un regolatore climatico vitale: assorbono il calore, producono metà dell'ossigeno terrestre e guidano i modelli meteorologici. Più l’acqua è calda, meno essa ha la capacità di assorbire anidride carbonica che, rimanendo nell’atmosfera, riscalda maggiormente il nostro pianeta. Questo mancato assorbimento può anche accelerare lo scioglimento dei ghiacciai, che poi sfociano nell'oceano, portando a un ulteriore innalzamento del livello delle acque.

Gli oceani più caldi, inoltre, vanno ad influire sul comportamento delle specie marine, come pesci e balene, che si spostano alla ricerca di acque più fresche, compromettendo l’ordine della catena alimentare. Oppure, ancora peggio, portando i cetacei a spiaggiarsi. Secondo gli esperti, il riscaldamento ha gravi effetti anche sulle attività umane: l'uomo fa affidamento sugli oceani per l'ossigeno, il cibo, la protezione dalle tempeste e la rimozione dell'anidride carbonica che porta al riscaldamento globale.

«Le acque della Florida sono calde come quelle di una vasca idromassaggio». L’allarme era stato lanciato solo qualche giorno fa, quando una boa al largo di Manatee Bay, a sud-ovest di Miami, ha rilevato una temperatura di oltre 38 gradi. Intorno allo Stato americano c’è un diffuso sbiancamento nelle barriere coralline poco profonde e molti coralli sono già morti. Lo ha fatto sapere Katey Lesneski, coordinatrice del monitoraggio nella missione «Iconic Reefs» della National Oceanic and Atmospheric Administration (la NOAA, un'agenzia scientifica governativa). Lo sbiancamento avviene quando, a causa delle temperature sopra i 35 gradi, non vengono più prodotti nutrimenti e i polipi del corallo espellono le alghe simbiotiche (le zooxanthellae, responsabili della fotosintesi), portando l’intera struttura a diventare più pallida, se non completamente bianca. Quando ciò avviene il corallo può arrivare a morire.

«Stiamo sottoponendo gli oceani a uno stress maggiore di quanto abbiamo mai fatto in qualsiasi momento della storia», ha spiegato alla BBC il dott. Matt Frost del Plymouth Marine Lab, riferendosi al fatto che anche l'inquinamento e la pesca intensiva stanno modificando gli oceani. Secondo la dott.ssa Samantha Burgess, del servizio europeo di monitoraggio del clima Copernicus, dovrebbe essere marzo il mese in cui gli oceani a livello globale sono più caldi, non agosto: «Più bruciamo combustibili fossili, più calore in eccesso verrà assorbito dagli oceani. Ciò significa che ci vorrà più tempo per stabilizzarli e riportarli al punto in cui si trovavano», ha sottolineato Burgess. Secondo gli esperti, la situazione è destinata a peggiorare, in quanto El Niño è solo all’inizio e ancora relativamente debole. Con l'intensificarsi del fenomeno atmosferico le temperature medie degli oceani potrebbero aumentare ulteriormente nei prossimi mesi.

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