L'ospedale Al-Ahli Arabi di Gaza
Il bilancio è ancora parziale. E incerto. Diverse fonti parlano di almeno 200 morti. Anche la responsabilità di quanto accaduto è oggetto di ampie discussioni. Israele ha rispedito al mittente ogni accusa, spiegando che l'esplosione all'ospedale Al-Ahli Arabi di Gaza, martedì, è stata provocata da un razzo malfunzionante lanciato dalla Jihad islamica. Sul fronte opposto, i Paesi arabi hanno reagito con forza. Puntando il dito, appunto, contro lo Stato Ebraico. Anche perché, è stato fatto notare, molti cittadini di Gaza che non erano riusciti a scappare negli scorsi giorni avevano trovato rifugio proprio all'interno di quell'ospedale.
L'Al-Ahli Arabi era già stato raggiunto dai missili sabato scorso. Secondo la diocesi anglicana di Gerusalemme, quattro membri dello staff medico erano stati colpiti mentre due piani superiori della struttura erano stati gravemente danneggiati. Ovvero, quelli dedicati allo screening dei tumori. Molte associazioni caritatevoli cristiane, subito, si erano attivate per favorire donazioni e aiuti.
Una storia nata nel 1881
Fondato nel 1881 da missionari anglicani, l'Al-Ahli Arabi è uno degli ospedali più antichi di Gaza. È legato, come detto, alla religione cristiana – riformata in questo caso – e a quella che potremmo definire un'opera di evangelizzazione ad ampio respiro. Sebbene la popolazione cristiana, nella regione, sia diminuita drasticamente, fino al 2% della popolazione nell'anno in corso, le principali chiese hanno mantenuto le loro attività sociali ed educative. Basti pensare a padre Gabriel, di cui e con cui aveva parlato il nostro corrispondente Nello Del Gatto. Nel 2023, prima della guerra totale dichiarata da Israele, la Chiesa cattolica gestiva ancora tre scuole all'interno della Striscia di Gaza. Frequentate, però, principalmente da musulmani.
Per una trentina d'anni, dal 1954 al 1982, l'Al-Ahli Arabi è stato gestito dalla Southern Baptist Church, una delle chiese evangeliche più potenti al mondo, dichiaratamente conservatrice. Dal 1982, invece, l'ospedale è parte della Chiesa anglicana. Anglicani sono gli enti che ne garantiscono il finanziamento, cui bisogna aggiungere sovvenzioni dell'Unione Europea.
Come ha reagito la Chiesa anglicana
L'ospedale, che può (poteva?) vantare 80 posti letto, da sempre è rinomato per l'assistenza gratuita che fornisce alla popolazione di Gaza. Soprattutto per lo screening del tumore al seno. Fino agli eventi finiti al centro dell'attenzione mondiale, l'Al-Ahli disponeva pure di una clinica mobile che copriva i villaggi circostanti Gaza City.
Da Londra, il primate della Chiesa anglicana e arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha condannato con forza i primi attacchi. Quelli del 14 ottobre, per intenderci. Puntando, pure lui, il dito contro Israele. Welby ha pure chiesto di «proteggere le strutture sanitarie, il personale infermieristico, i pazienti e i civili». Da parte sua, senza attribuire paternità all'attacco di martedì, la diocesi di Gerusalemme ha condannato severamente quanto successo. Definendo l'attacco un «crimine contro l'umanità».