Alimentazione

Lotta ai cibi ultralavorati: «Dovrebbero avere le stesse avvertenze delle sigarette»

Leggenda del nutrizionismo, il dottor Carlos Monteiro ha concesso al Guardian un'intervista a lato del Congresso internazionale sull'obesità, di scena in questi giorni a San Paolo – «Gli UFP stanno soppiantando le diete sane in tutto il mondo»
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Red. Online
27.06.2024 12:00

Ultra-processed food (UPF). Cibi ultralavorati. Si tratta di prodotti alimentari creati a livello industriali, ottenuti attraverso specifiche trasformazioni di alimenti naturali e, per definizione, oltre che gradevoli al palato, convenienti sia per il consumatore che per la grande azienda che li produce. Sono cibi che hanno invaso il mercato ma che, tra calorie e pesanti additivi (conservanti, coloranti, aromi) preoccupano più di un nutrizionista. Ne sa qualcosa l'esperto di nutrizione Carlos Monteiro, epidemiologo brasiliano, che il termine "cibi ultralavorati" l'ha coniato. In un'intervista concessa al Guardian a lato del Congresso internazionale sull'obesità – conferenza che si sta tenendo in questi giorni a San Paolo –, Monteiro ha lanciato l'allarme: «Gli UPF stanno soppiantando le diete sane in tutto il mondo». Un rischio tanto serio, secondo l'esperto, da giustificare la loro vendita con avvertenze simili a quelle utilizzate per il tabacco.

«Gli UPF stanno aumentando la loro quota e il loro dominio nelle diete globali, nonostante il rischio che rappresentano per la salute in termini di aumento del rischio di molteplici malattie croniche», ha dichiarato Monteiro al giornale britannico. «Stanno soppiantando gli alimenti più sani e meno elaborati in tutto il mondo, causando anche un deterioramento della qualità della dieta a causa delle loro numerose caratteristiche nocive. Insieme, questi alimenti sono alla base della pandemia di obesità e di altre malattie croniche legate all'alimentazione, come il diabete».

Piatti pronti, fast food, bevande gassate, barrette proteiche e, sì, anche i cereali che mangiamo a colazioni. Gli UPF sono ovunque. E in Paesi come il Regno Unito o gli Stati Uniti, soprattutto nelle aree più povere, possono arrivare a rappresentare l'80% della dieta per la popolazione. 

A fine febbraio – ne avevamo parlato qui – una ricerca pubblicata dal British Medical Journal aveva portato alla luce dati particolarmente allarmanti. L'indagine, considerata la più ampia analisi mondiale del suo genere, svelava infatti che questi alimenti sono direttamente collegati a ben 32 effetti dannosi per la salute. Tra questi, un rischio più elevato di malattie cardiache, cancro, diabete di tipo 2, ma anche problemi di salute mentale e morte prematura. Ma le ricerche, pur mettendo sotto i riflettori le problematiche, non raggiungono tutti gli utenti. E non a caso Monteiro ha dichiarato al Guardian di essere ormai preoccupato che l'impatto dell'UPF sulla salute umana sia così forte da giustificare una mossa più concreta. «Sono necessarie campagne di salute pubblica, come quelle contro il tabacco, per arginare i pericoli degli UPF. Anche la pubblicità degli UPF dovrebbe essere vietata o fortemente limitata e dovrebbero essere introdotte avvertenze sulla parte anteriore del pacchetto simili a quelle utilizzate per i pacchetti di sigarette».

Categoria a rischio, i giovani e giovanissimi: «La vendita di UPF nelle scuole e nelle strutture sanitarie dovrebbe essere vietata, e dovrebbe essere imposta una forte tassazione sugli UPF, con i proventi generati utilizzati per sovvenzionare gli alimenti freschi».

Ripensare i cibi ultralavorati, secondo Monteiro, non è possibile: «Sia il tabacco che le UPF causano numerose malattie gravi e mortalità prematura; entrambi sono prodotti da società transnazionali che investono gli enormi profitti che ottengono con i loro prodotti attraenti e che creano dipendenza in strategie di marketing aggressive e in attività di lobbying contro la regolamentazione; entrambi sono patogeni (pericolosi) per progettazione, quindi la riformulazione non è una soluzione».

Ma non tutti sono d'accordo. Interrogata dal Guardian, la dottoressa Hilda Mulrooney, docente di nutrizione e salute presso la London Metropolitan University, ha definito quello tra UPF e tabacco un paragone «semplicistico». «Non esistono sigarette sicure, quindi vietarle è relativamente semplice in quanto il caso sanitario è molto chiaro. Tuttavia, abbiamo bisogno di una serie di sostanze nutritive, tra cui grassi, zuccheri e sale, che hanno molteplici funzioni negli alimenti (strutturali, di conservazione), non solo il gusto e il sapore e le proprietà edoniche. Abbiamo bisogno di questo cibo, ma non nelle quantità che la maggior parte di noi consuma».