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L'ultimatum dei mediatori a Doha: «È l'ultima possibilità per impedire che ricominci la guerra»

«Vari raid a Gaza» nelle ultime 24 ore, segnalate vittime a sud-est della città, a est di Rafah e nella zona centrale – TUTTLI AGGIORNAMENTI
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L'ultimatum dei mediatori a Doha: «È l'ultima possibilità per impedire che ricominci la guerra»
Red. Online
12.03.2025 06:20
23:06
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Rubio: «L'attivista arrestato a NY è un sostenitore di Hamas»

Parlando ai giornalisti durante una sosta per il rifornimento di carburante all'aeroporto di Shannon, in Irlanda, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha difeso l'arresto di Mahmoud Khalil, studente e attivista della Columbia University sostenendo, senza prove, che sia un supporter di Hamas. Lo riporta il Guardian.

«È un grande sostenitore di Hamas», ha detto Rubio aggiungendo che Khalil lo avrebbe tenuto nascosto quando ha ottenuto per la prima volta un visto per studiare negli Stati Uniti.

21:52
21:52
Witkoff ha parlato con i ministri arabi del piano per Gaza

I ministri degli esteri arabi si sono incontrati in Qatar con l'inviato degli Stati Uniti in Medio Oriente Steve Witkoff per discutere della ricostruzione di Gaza, devastata dalla guerra con Israele, ha affermato lo stato del Golfo.

«I ministri degli esteri arabi hanno discusso del piano di ricostruzione di Gaza, approvato durante il vertice della Lega araba tenutosi al Cairo il 4 marzo 2025. Hanno anche concordato con l'inviato degli Stati Uniti di continuare le consultazioni e il coordinamento sul piano come base per gli sforzi di ricostruzione», ha affermato il ministero degli esteri del Qatar in una dichiarazione.

21:24
21:24
A Doha l'ultima chance ad Hamas per evitare la guerra

«Cauto ottimismo e lievi progressi» trapelano dalle prime indiscrezioni di funzionari Usa e israeliani sul vertice di Doha dopo due giorni di colloqui e l'arrivo dell'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff. E dopo l'ultimatum dei mediatori di Qatar, Stati Uniti ed Egitto a Hamas: «Questa è la vostra ultima possibilità di impedire che Israele ricominci la guerra a Gaza», come ha riferito Channel 12.

I negoziatori israeliani secondo il timing dovrebbero rientrare ma non è ancora chiaro se Witkoff intenda proseguire subito con ulteriori incontri. Anche se la riunione sulla sicurezza convocata dal primo ministro Benyamin Netanyahu induce a ipotizzare che qualcosa si stia muovendo nelle trattative in Qatar e che alla squadra negoziale debbano essere trasferite nuove indicazioni. Alla valutazione prendono parte i ministri Israel Katz, Gideon Sa'ar, Bezalel Smotrich e Ron Dermer, i direttori del Mossad e dello Shin Bet, e il capo dello stato maggiore per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi. La pressione su Hamas sembra puntare al rilascio di 10 ostaggi in cambio di una tregua di 60 giorni. Sempre secondo indiscrezioni, l'organizzazione fondamentalista potrebbe accettare una lunga estensione del cessate il fuoco senza passare alla seconda fase dell'accordo con Israele, in cambio della scarcerazione di terroristi di spicco condannati e detenuti.

Dallo Studio Ovale intanto è arrivata una nuova dichiarazione del presidente USA che prendendo la parola davanti al primo ministro irlandese Michael Martin ha dichiarato che «nessuno sta espellendo da Gaza alcun palestinese», come invece prevede il suo piano. Trump ha poi voluto sottolineare che le persone stanno dimenticando cosa ha fatto Hamas il 7 ottobre: «È stata una cosa terribile, terribile. Non ho mai visto niente del genere. Come presidente, ho visto filmati che altri non vedono», ha detto.

I ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto e Giordania nel frattempo hanno concordato di proseguire le consultazioni avviate in mattinata con Witkoff sul piano egiziano per la gestione di Gaza nel dopoguerra. Ma intanto le pressioni di Washington sul Cairo mostrano che il piano egiziano non è particolarmente gradito agli americani: gli Stati Uniti infatti hanno informato l'Egitto della decisione di ridurre gli aiuti militari a partire dall'anno prossimo. Fonti egiziane hanno dichiarato che «il Pentagono ha aumentato la pressione nel tentativo di convincere il Cairo a cambiare la sua posizione di rifiuto a cooperare con il piano statunitense per la Striscia di Gaza». Forte frizione anche all'interno delle posizioni palestinesi, dove una dichiarazione ufficiale del portavoce di Abu Mazen ha condannato i colloqui diretti tra Hamas e il rappresentante per gli ostaggi americano Adam Boehler, poiché «ciò danneggia l'unità palestinese». Il portavoce presidenziale ha invitato Hamas a consegnare la Striscia all'Autorità nazionale palestinese.

21:23
21:23
Primo segnale di vita dall'ostaggio Avinatan Or dopo 523 giorni

Primo segnale di vita dopo 523 giorni in ostaggio a Gaza da Avinatan Or, fidanzato della rapita Noa Argamani, liberata a giugno, entrambi sequestrati dai terroristi dal festival musicale Nova il 7 ottobre 2023. Il video di lei portata via su una moto dai jihadisti che chiede di non essere uccisa e cerca l'aiuto del ragazzo è una delle immagini simbolo di quel giorno. Avinatan ha studiato ingegneria e informatica e lavorava per Nvidia.

19:06
19:06
L'attivista pro-Palestina arrestato a New York resta in carcere

Mahmoud Khalil, lo studente e attivista palestinese della Columbia University arrestato su ordine di Donald Trump, resterà in carcere. Lo ha deciso il giudice di Manhattan Jesse Furman, che qualche giorno fa ha impedito all'amministrazione di espellere Khalil.

Nonostante le attese, l'uomo non si è presentato alla prima né di persona né in video ma è rimasto in Louisiana dove è stato trasferito dopo l'arresto a New York.

I suoi avvocati hanno affermato che il caso si basa su un «malinteso» sullo status di Khalil poiché l'autorità per l'immigrazione prima ha motivato l'arresto con la scadenza del suo visto da studente poi quando lui ha dichiarato di essere in possesso della green card, «lo hanno arrestato comunque, dicendo che era stata revocata, ma senza fornire alcuna spiegazione».

I legali dell'attivista hanno anche chiesto il suo trasferimento a New York dove c'è la sua famiglia.

18:45
18:45
Khamenei: «Se gli USA ci attaccano risposta dura e definitiva»

«Gli Stati Uniti hanno minacciato di prendere misure militari contro l'Iran. Questa è una minaccia poco saggia, poiché creare una guerra e colpire gli altri non sarà unilaterale, e l'Iran è in grado di reagire e certamente lo farà». Lo ha detto la Guida suprema iraniana Ali Khamenei.

«Se gli Stati Uniti o suoi elementi faranno una mossa sbagliata, subiranno una perdita maggiore. La guerra non è una buona cosa e non la stiamo cercando, ma se qualcuno inizia una guerra, la nostra risposta sarà dura e definitiva», ha avvertito, citato dalla TV di Stato.

«Dicono che non permetteranno all'Iran di possedere armi nucleari, ma se l'Iran avesse avuto intenzione di costruire armi nucleari, gli Stati Uniti non avrebbero potuto fermarlo», ha affermato il leader, aggiungendo: «Il fatto che l'Iran non abbia armi nucleari è dovuto alla sua volontà».

16:58
16:58
Le bambine di un ostaggio in un video a Trump: «Riportaci papà»

Due bambine, figlie dell'ostaggio israeliano Omri Miran, hanno chiesto a Donald Trump di aiutarle «a riportare indietro il papà da Gaza» in un video pubblicato su X dalla madre, Lishay. Nel filmato ringraziano il presidente Usa e baciano la foto del padre.

«Caro Donald Trump, le mie figlie parlano di te tutto il tempo: sanno che sei tu quello che riporta i papà a casa dai loro figli», ha scritto Lishay nel post, «per favore, aiutateci a riportare Omri e tutti gli ostaggi alle loro famiglie. Contiamo su di voi. Grazie».

16:57
16:57
L'esercito turco bombarda postazioni curde nel nord della Siria

La Turchia continua a bombardare postazioni curde nel nord della Siria nonostante l'accordo tra governo siriano e forze curdo-siriane, emanazione del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) e nonostante l'annuncio del Pkk di abbandonare la lotta armata contro il governo turco.

Fonti di stampa siriane e straniere hanno documentato nelle ultime ore una serie di attacchi di artiglieria da parte delle forze di Ankara nella regione del fiume Eufrate nel nord della Siria.

16:39
16:39
10.000 civili alawiti fuggiti nel vicino Libano

I media libanesi e l'Alto commissariato ONU per i diritti umani stanno documentando l'arrivo di migliaia di civili siriani, in larga parte alawiti, nel nord del Libano, dopo i massacri commessi da non meglio precisati miliziani sunniti considerati vicini al governo di Damasco.

Secondo le fonti sul terreno, per ora sono fuggiti in Libano 10.000 civili siriani, per lo più ospitati temporaneamente nella regione libanese dell'Akkar, confinante con la regione costiera siriana di Tartus.

Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria circa 1.300 civili siriani sono stati uccisi in soli 4 giorni la settimana scorsa nelle regioni di Latakia, Tartus, Homs e Hama.

15:17
15:17
«Hamas ha mandato un bambino di 4 anni verso una postazione dell'esercito nella Striscia»

In un post su X, l'IDF afferma che ieri Hamas ha mandato un bambino di 4 anni verso una postazione dell'esercito nella Striscia di Gaza, che è stato restituito in coordinamento con le organizzazioni internazionali.

L'esercito racconta che dopo che le truppe hanno individuato il bambino avvicinarsi a loro in una zona di sicurezza di Gaza, «il piccolo ha affermato di essere stato inviato sul posto da Hamas». «Hamas non esita a usare qualsiasi mezzo per sfruttare cinicamente civili e bambini per promuovere il suo terrorismo», ha commentato l'IDF pubblicando le foto del bambino.

14:52
14:52
Israele punta alla normalizzazione con il Libano

Un alto funzionario israeliano ha dichiarato che «Israele è interessato a raggiungere una normalizzazione con il Libano», sottolineando che «ciò è possibile». Lo riferiscono i media israeliani.

Secondo la fonte, i colloqui con Beirut fanno parte di un «piano ampio e complessivo».

Il funzionario, indicato come «vicino al premier» Benyamin Netanyahu - ha inoltre affermato che «la politica del primo ministro ha già cambiato il Medio Oriente e vogliamo proseguire con questo slancio per raggiungere la normalizzazione con il Libano. Noi e gli americani riteniamo che sia possibile dopo i cambiamenti avvenuti nel paese».

La fonte ha aggiunto che «così come il Libano ha rivendicazioni sui confini, anche noi ne abbiamo e discuteremo della questione».

14:05
14:05
Gli Stati Uniti hanno informato il Cairo della decisione di ridurre gli aiuti militari

Gli Stati Uniti hanno informato il Cairo della decisione di ridurre gli aiuti militari che forniscono all'Egitto a partire dall'anno prossimo. Lo riferisce il media qatariota al-Arabi al-Jadeed.

«Fonti egiziane» hanno dichiarato che «il Pentagono ha aumentato la pressione sul Cairo nel tentativo di convincerlo a cambiare la sua posizione di rifiuto di cooperare con il piano statunitense per la Striscia di Gaza».

Un diplomatico egiziano di Washington, citato nel rapporto, ha affermato che l'annuncio della riduzione non specifica l'entità del taglio, che sarà determinato in seguito, dopo consultazioni interne americane.

Secondo le stime, gli Stati Uniti forniscono all'Egitto aiuti annuali per 2,1 miliardi di dollari, di cui 1,3 miliardi sono destinati agli aiuti militari e il resto è per il sostegno economico, sono inclusi quelli al governo del Cairo e alle organizzazioni non governative.

L'amministrazione americana condiziona parte di questi aiuti, stimati in circa 300 milioni di dollari, al rispetto da parte dell'Egitto degli obblighi in materia di diritti umani, una questione che è stata più volte fonte di disaccordo tra le parti negli ultimi anni.

Secondo fonti diplomatiche, citate da Channel 12, una delegazione egiziana non ufficiale ha visitato recentemente Washington per discutere le implicazioni della decisione degli Stati Uniti e cercare di chiarire la posizione dell'establishment militare egiziano.

Nel corso degli incontri, i funzionari egiziani hanno sottolineato che la visione militare egiziana si basa principalmente sulla salvaguardia della stabilità regionale. «Hanno messo in guardia dal pericolo e dalle conseguenze di tutti i piani volti a sradicare i palestinesi e trasferirli in Egitto o in Giordania, poiché ciò minaccerebbe la stabilità di entrambi gli Stati», ha affermato una fonte.

Un altro funzionario egiziano ha definito la decisione americana di ridurre gli aiuti una violazione del memorandum d'intesa egiziano-americano firmato dai presidenti Anwar Sadat e Jimmy Carter nel 1980. L'intesa costituisce la base giuridica per l'assistenza e fa parte degli accordi che hanno fatto seguito alla pace tra Israele ed Egitto del 1979. Secondo la fonte, nei giorni scorsi si sono svolti colloqui tra funzionari egiziani e americani sulla situazione nella Striscia di Gaza.

09:49
09:49
L'ultimatum dei mediatori a Doha: «È l'ultima possibilità per impedire che ricominci la guerra»

«Questa è la vostra ultima possibilità di impedire che Israele ricominci la guerra a Gaza». È l'ultimatum posto dai mediatori di Qatar, Stati Uniti ed Egitto a Hamas negli incontri che si stanno tenendo a Doha, dove ieri è arrivato l'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff. Lo riferisce il notiziario dell'emittente israeliana Channel 12.

I negoziatori stanno premendo su Hamas affinché rilasci 10 ostaggi in cambio di una tregua di 60 giorni.

Secondo indiscrezioni, Hamas potrebbe accettare una lunga estensione del cessate il fuoco senza passare alla seconda fase dell'accordo, in cambio della scarcerazione di terroristi di spicco detenuti da Israele.

08:35
08:35
L'ANP condanna Hamas per contatti con gli USA sul futuro della Striscia

L'Autorità nazionale palestinese (ANP) condanna Hamas per aver avviato trattative con gli Stati Uniti sul futuro della Striscia di Gaza, affermando che ciò danneggia l'unità palestinese e viola la legge contro le comunicazioni con soggetti stranieri.

In una dichiarazione ufficiale rilasciata alla Wafa, il portavoce del presidente Abu Mazen ha affermato che i colloqui aggirano e «indeboliscono» il consenso arabo a favore del piano egiziano per la Gaza nel dopoguerra.

Egli ha sottolineato che il fatto che «i contatti di Hamas con parti straniere siano stati smascherati alla vigilia del vertice d'emergenza arabo al Cairo costituisce un aggiramento delle risoluzioni del vertice stesso».

«Questi contatti indeboliscono non solo la ferma posizione araba incarnata nelle risoluzioni del vertice, in particolare il piano egiziano-palestinese per la ricostruzione della Striscia di Gaza, ma anche gli sforzi volti a contrastare i tentativi di sfollare i palestinesi dalla loro patria», ha aggiunto il portavoce presidenziale.

Questi ha quindi invitato «Hamas a tornare alla ragione nazionale, a porre fine alla divisione intra-palestinese e a consegnare la Striscia di Gaza all'Autorità nazionale palestinese, in modo che Gaza e la Cisgiordania possano essere riunite sotto un'unica legge, un'unica autorità nazionale, un'unica arma e un'unica legittima rappresentanza politica».

06:20
06:20
Il punto alle 06.00

Nelle ultime 24 ore l'esercito israeliano ha effettuato vari raid a Gaza, uccidendo almeno otto palestinesi. E' quanto riporta il sito di Al Jazeera. Sei persone sono state uccise in un attacco con droni nei pressi del corridoio Netzarim, a sud-est della città. Inoltre un attacco con drone ha ucciso una donna palestinese nella città di ash-Shakka, a est di Rafah. Infine «le forze israeliane hanno sparato e ucciso una ragazza palestinese a Deir el-Balah, nella zona centrale di Gaza».

Sul fronte siriano, gli Stati Unit accolgono con favore un accordo tra il nuovo governo siriano e i curdi per «integrare il nord-est in una Siria unificata». Lo ha detto il segretario di Stato Marco Rubio: «Gli Stati Uniti ribadiscono il loro sostegno a una transizione politica - ha spiegato in una dichiarazione - che dimostri una governance credibile e non settaria come la strada migliore per evitare ulteriori conflitti».