Stati Uniti

L'ultimo messaggio dal Titan: «Qui tutto bene»

Una ricostruzione dell'incidente è stata presentata dalla Guardia Costiera americana nell'udienza investigativa in corso Charleston – Dubbi sui mancati controlli di terzi allo scafo e sulle pressioni per mettere in acqua il sommergibile
Red. Online
16.09.2024 20:32

«Qui tutto bene». È l'ultimo messaggio arrivato dal Titan, il 18 giugno del 2023. Il sommergibile, la cui destinazione era il relitto del Titanic, scomparve e poi implose nelle acque dell'Oceano Atlantico, provocando di riflesso la morte di tutte e cinque le persone a bordo. Fra queste, il co-fondatore di OceanGate – la società proprietaria del sottomarino – Stockton Rush. L'ultimo, terribile viaggio del Titan è stato ricostruito, oggi, dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti durante l'udienza investigativa in corso a Charleston, nel South Carolina.

L'equipaggio del Titan, durante la missione, stava comunicando con il personale della nave di supporto, la Polar Prince, tramite dei messaggi di testo. Durante la discesa negli abissi, la stessa Polar Prince aveva più volte chiesto all'equipaggio del Titan di fornire informazioni circa la profondità e il peso del mezzo. Quindi, la perdita di ogni contatto. Una delle ultime risposte, appunto, era stata «qui tutto bene». 

L'udienza, leggiamo, si pone quale obiettivo la scoperta di «fatti relativi all'incidente» e lo sviluppo di «raccomandazioni per prevenire tragedie simili in futuro», secondo quanto affermato dalla Guardia Costiera. Al termine dell'iter, queste raccomandazioni verranno presentate al comandante della Guardia Costiera. «Non ci sono parole per alleviare la perdita subita dalle famiglie colpite da questo tragico incidente» ha spiegato dal canto suo Jason Neubauer dell'Office of Investigations della Guardia Costiera, che ha diretto l'udienza. «Ma speriamo che questa udienza aiuti a far luce sulla causa della tragedia e a impedire che qualcosa del genere accada di nuovo».

Durante la presentazione odierna, la Guardia Costiera ha fornito pure uno storico del sommergibile. Storico che presenta non pochi punti oscuri. Lo scafo, per cominciare, non è mai stato sottoposto a controlli di terze parti come prevede invece la procedura standard. Non solo, il sommergibile sarebbe rimasto esposto alle intemperie per sette mesi, tra il 2022 e il 2023, quando era fermo in deposito. La tragedia del Titan, sin dai primissimi giorni e fino a oggi, ha acceso un dibattito pubblico sul futuro dell'esplorazione sottomarina (in primis quella privata) e, fra le altre cose, ha spinto OceanGate a sospendere ogni operazione esplorativa e commerciale.

Dicevamo dei punti oscuri. Il primo testimone ascoltato oggi, l’ex ingegnere capo di OceanGate Tony Nissen, ha ammesso che all'epoca c’erano forti, fortissime pressioni per riportare in acqua il Titan dopo il periodo di inattività. E di averle avvertite personalmente durante il suo periodo in azienda. Se queste pressioni abbiano o meno pesato sulle decisioni riguardanti la sicurezza del sommergibile e sui test da svolgere, Nissen ha tagliato corto: no, non hanno influito. «È una domanda a cui è difficile rispondere, perché con un tempo infinito e un budget infinito si potrebbero fare infiniti test».

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