Ma che cos'è un cercapersone? E a che cosa serviva?
Ma esattamente, che cos'è un cercapersone? La domanda, sulle prime, potrebbe sorprendere. In realtà, le generazioni più giovani, nate e cresciute nell'epoca dei telefoni cellulari prima e degli smartphone poi, non ne hanno mai visto uno. Per questo, la parola è stata ampiamente cercata in queste ore su Google, a margine di quanto successo in Libano fra ieri e oggi, con l'esplosione di centinaia di cercapersone appartenenti a esponenti di Hezbollah. Un'operazione, questa, coordinata dal Mossad e dall'esercito israeliano secondo quanto appreso.
Un cercapersone, conosciuto in inglese come pager o beeper, secondo la definizione comune è un piccolo dispositivo di comunicazione portatile abilitato a ricevere brevi messaggi, tipicamente numerici o alfanumerici, tramite un segnale di radiofrequenza. I primi modelli vennero introdotti negli Stati Uniti già negli anni Cinquanta. Prima della diffusione dei telefoni cellulari, questi oggetti erano ampiamente utilizzati. In particolare, da medici, giornalisti e tecnici. Lavoratori che, grazie a un cercapersone, potevano essere raggiunti anche in aree remote. Chi riceveva un avviso, all'epoca, sapeva che qualcuno lo aveva cercato al telefono. La persona cercata, a quel punto, si precipitava alla ricerca di un telefono pubblico o fisso nelle vicinanze per mettersi in contatto con il mittente.
I cercapersone, dicevamo, vennero introdotti negli anni Cinquanta negli Stati Uniti. Il primo modello venne brevettato proprio in America, nel 1949, dall'inventore Alfred Gross, mentre il termine «cercapersone» fu registrato ufficialmente nel 1959 da Motorola. Inciso: fu un ingegnere di Motorola, nel 1973, a effettuare la prima, primissima telefonata da un cellulare. E fu, ancora, Motorola a lanciare una versione fortunatissima di cercapersone, il Pageboy 1, nel 1964. Con il progredire della tecnologia, i cercapersone subirono notevoli miglioramenti. I modelli più recenti, ad esempio, erano dotati di un piccolo schermo che consentiva di visualizzare brevi messaggi direttamente sul dispositivo. Qualcosa come 61 milioni di cercapersone erano in circolazione in tutto il mondo nel 1994, secondo un rapporto dell'AFP che cita il produttore statunitense di pager Spok. Tuttavia, proprio negli anni Novanta i telefoni cellulari iniziarono la loro (inarrestabile) scalata. Arrivando, infine, a sostituire questi piccoli dispositivi. La comodità dei cellulari, riassumendo al massimo, fece diminuire rapidamente la domanda per i cercapersone, scomparsi dalla vita pubblica praticamente già alla fine del secolo scorso.
Quanto successo fra ieri e oggi in Libano, per certi versi, è dunque sorprendente. Se è vero che Paesi sviluppati come Giappone e Russia hanno sospeso il servizio di cercapersone tardi, nel 2019 e nel 2021, è altrettanto vero che altrove, nel mondo, nessuno come detto adoperava più i pager. Il Paese mediorientale, in questo senso, era e rimane un'eccezione. I cercapersone, secondo quanto riferiscono gli esperti, erano e sono utilizzati da Hezbollah come mezzo di comunicazione a bassa tecnologia per eludere i sistemi di localizzazione di Israele. Questi oggetti, infatti, funzionano aggirando le reti di telefonia mobile o, meglio, tramite una propria frequenza. Fino a ieri, erano considerati più affidabili e sicuri: il Mossad, stando alle prime ricostruzioni, avrebbe piazzato delle cariche esplosive all'interno di 5 mila cercapersone importati da Hezbollah mesi e mesi prima delle detonazioni di martedì. Una fonte della sicurezza libanese, al riguardo, ha riferito a Reuters che i cercapersone erano della Gold Apollo, società con sede a Taiwan, che però in un comunicato ha affermato di non aver prodotto direttamente i dispositivi. A produrli è stata una società chiamata BAC, che dispone di una apposita licenza.