Il caso

«Ma chi pagherà per gli aerei rimasti in Russia?»

La nazionalizzazione forzata di 400 velivoli è al centro di un processo che, a Londra, mette di fronte le società di leasing e gli assicuratori – La mossa di Vladimir Putin, a suo tempo, era costata circa 10 miliardi di dollari ai legittimi proprietari
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Marcello Pelizzari
09.10.2024 12:45

La situazione, ne avevamo parlato, è senza precedenti. Complici le sanzioni occidentali, varate in risposta all'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia, le compagnie russe avrebbero dovuto restituire i tanti, tantissimi aerei in leasing ai legittimi proprietari. Avrebbero, già. Perché i cosiddetti lessor, in realtà, hanno visto rientrare pochissimi velivoli. La maggior parte, circa 400 apparecchi fra Airbus e Boeing, è stata infatti ri-registrata tramite un decreto firmato da Vladimir Putin. Ahia. Al netto dei problemi emersi, quasi subito, dal gestire una flotta di fabbricazione occidentale senza la possibilità di accedere ai pezzi di ricambio e agli aggiornamenti di software, se non dribblando le citate sanzioni o proponendo metodi fai-da-te per sopperire alla mancanza di componenti, la Russia ha fatto jackpot: garantendosi circa 10 miliardi di dollari in aeroplani. E i lessor? Si sono arrabbiati, volendo usare un eufemismo. Al punto da pretendere dei risarcimenti. Di qui la domanda: ma chi paga o dovrebbe pagare?

Le società di leasing, finora, hanno ricevuto poche compensazioni rispetto al totale degli aerei. Per questo, anche per questo, si sono rivolte ai tribunali. A Londra, ad esempio, un processo definito monstre potrebbe fare giurisprudenza e fungere da modello per altri casi simili in Irlanda e negli Stati Uniti, come riferisce il portale specializzato aeroTELEGRAPH. L'idea, alla base, è che siano gli assicuratori presso cui gli aerei erano, appunto, assicurati a dover coprire le perdite. Di qui la causa avviata dalle società di leasing Aercap, DAE, Merx Aviation, KDAC Aviation Finance e Falcon fanno causa contro AIG, Lloyd's, Chubb e Swiss Re. Il caso in discussione a Londra, nello specifico, riguarda 150 aerei. Aerei, oramai, «andati perduti» per dirla con l'avvocato di Aercap. Originariamente, per questi 150 aerei si parlava di un valore fino a 4,7 miliardi di dollari. Successive transazioni fatte direttamente con la Russia hanno abbassato questo valore a circa 3 miliardi.

Gli assicuratori, dal canto loro, ritengono che non debbano nemmeno chinarsi sulla questione. E questo perché gli aerei, ai loro occhi, non sono affatto «andati perduti» volendo usare le parole dell'avvocato di Aercap. Non ci sono prove né di danni né tantomeno di distruzione degli apparecchi. E le polizze sottoscritte con le società di leasing, banalmente, non coprirebbero eventi come, chiamiamolo così, il furto perpetrato dalla Russia. Un aspetto, questo, combattuto dai lessor, secondo cui la ri-nazionalizzazione di 400 aerei da parte del Cremlino e le conseguenti perditi rientrerebbero nella clausola all risks. Clausola che include i rischi di guerra.

Il processo dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno. Stando a quanto riferisce Reuters, un primo accordo di massima sarebbe già stato negoziato. È quello che riguarda il lessor Dubai Aerospace Enterprise DAE e l'assicuratore Axa. Le cifre? Nulla, al riguardo, è trapelato.