L'approfondimento

Ma come funzionano le candidature alle elezioni russe?

Dai candidati auto-nominati a quelli dei partiti ufficiali, passando per la raccolta delle firme, la Commissione elettorale e i personaggi scomodi come Yekaterina Duntsova
© MIKHAEL KLIMENTYEV/SPUTNIK/KREML
Red. Online
24.12.2023 15:30

Ventinove. Tante sono le persone che, potenzialmente, possono candidarsi alle presidenziali russe del marzo 2024. Lo ha dichiarato, sabato, la Commissione elettorale centrale russa. Posto che Vladimir Putin, di fatto, non avrà avversari, è interessante cercare di comprendere i meccanismi elettorali russi e, soprattutto, fare una piccola carrellata su chi, in teoria, potrebbe contendere allo «zar» la poltrona del Cremlino.

Innanzitutto, ai cosiddetti auto-nominati, coloro cioè che non sono formalmente legati ad alcun partito riconosciuto, rimangono una manciata di giorni per registrare il loro «gruppo di iniziativa». Questo gruppo deve essere composto da almeno 500 persone, chiamate a nominare il candidato e, in seguito, a raccogliere le firme necessarie. Il termine per presentare un candidato di questo tipo scade martedì 27 dicembre. 

Quanto ai partiti politici ufficiali, la finestra temporale concessa dalle autorità è un po' più lunga: c'è infatti tempo fino al primo gennaio per nominare i propri candidati. Il Partito comunista russo, un tempo padre-padrone dell'Unione Sovietica, ha nominato un legislatore con una lunghissima esperienza alle spalle: Nikolay Kharitonov, 75 anni. Una candidatura, questa, tutto fuorché scomoda. Il motivo è presto detto: Gennady Zyuganov, il presidente del partito, a suo tempo contrario a Mikhail Gorbaciov e alla Perestrojka, si è subito affrettato a dire che ha iscritto Kharitonov ma voterà per Putin. Chiamatelo cortocircuito istituzionale, se volete.

Fra i ventinove, ci sarà anche un legislatore della regione di Mosca, Boris Nadezhdin, nominato dal partito Iniziativa civica. Nadezhdin è stato ribattezzato «il candidato per la pace», dal momento che ha chiesto apertamente di porre fine alla cosiddetta operazione militare speciale avviata da Vladimir Putin nel febbraio del 2022, ovvero la guerra con l'Ucraina.

A fare notizia, tuttavia, è stato il rifiuto da parte della Commissione elettorale di registrare il «gruppo di iniziativa» di un'auto-nominata, pure lei pacifista: Yekaterina Duntsova. Giornalista di Rzhev, volto praticamente sconosciuto fino ad alcune settimane fa, ha attirato l'attenzione dei media (soprattutto internazionali) per aver sfidato apertamente Putin e le sue politiche conservatrici. La Commissione ha riscontrato «numerosi errori procedurali» nei suoi documenti, fra cui un centinaio di errori di battitura. Duntsova, dal canto suo, ha dichiarato che farà ricorso alla decisione della Commissione presso l'Alta Corte, mentre alcuni media hanno ipotizzato che Duntsova possa unire la sua campagna e i suoi sforzi a Nadezhdin. Tuttavia, mentre scriviamo queste righe non ci sono ancora notizie ufficiali al riguardo.

Anche Vladimir Putin, regolamento alla mano, in quanto auto-candidato dovrà mostrare le firme necessarie per poter entrare ufficialmente in corsa. La campagna è cominciata ieri, sabato, con la citata raccolta delle firme scattata in varie regioni. Le firme da raccogliere, legge alla mano, sono almeno 300 mila, in almeno 40 regioni russe. Altro paletto: le firme di una singola regione non possono superare quota 7.500. Uno stratagemma, questo, per evitare che candidati scomodi come Duntsova possano concorrere. 

L'ultima parola spetta infine alla Commissione, che può dare il via libera o sbarrare la strada per la corsa alle elezioni, che si terranno dal 15 al 17 marzo 2024.

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