Il punto

Ma Donald Trump può ancora correre per la Casa Bianca?

Che cosa succederà, ora, all'ex presidente? Soprattutto, quali sono le implicazioni politiche dopo la mossa della procura di Manhattan?
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Marcello Pelizzari
31.03.2023 09:30

Donald Trump, mentre scriviamo queste righe, è coinvolto in quattro differenti indagini penali che coinvolgono tre livelli diversi di governo: il procuratore distrettuale di Manhattan, il procuratore distrettuale della contea di Fulton in Georgia, il Dipartimento di Giustizia. L’ex presidente, in queste ore, è stato incriminato dalla procura di Manhattan per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels (130 mila dollari) affinché quest’ultima tacesse sulla loro relazione.

Subito, diverse domande si sono sollevate. Una su tutte: Trump può ancora candidarsi alla presidenza di fronte a un’incriminazione o, addirittura, a una condanna? Sì.

Le condizioni da rispettare

«Niente impedisce a Trump di correre per la presidenza mentre è incriminato, o addirittura condannato» ha spiegato alla CNN il professore di diritto dell’Università della California, a Los Angeles, Richard Hasen. La Costituzione degli Stati Uniti, infatti, richiede solo tre condizioni ai candidati: essere nato cittadino americano, avere almeno 35 anni e risiedere negli Stati Uniti da almeno 14 anni.

Certo, da un punto di vista politico potrebbe essere difficile, se non impossibile, per un candidato incriminato e, forse, condannato ottenere i voti necessari per conquistare la Casa Bianca. Ma un divieto vero e proprio, beh, non esiste. Parentesi: in caso di condanna, a Trump sarebbe sicuramente impedito di votare per le presidenziali.

Che cosa dicono gli emendamenti

Esistono, questo è vero, delle eccezioni rispetto a quanto detto. Il riferimento è al quattordicesimo e al ventiduesimo emendamento. Riferimenti che, tuttavia, non si applicano a Donald Trump.

Andiamo con ordine. Il ventiduesimo emendamento proibisce a chiunque sia stato due volte presidente di candidarsi di nuovo: nessun problema, nello specifico, dato Trump ha perso le presidenziali del 2020.

Detto questo, se una persona viene messa sotto accusa dalla Camera e condannata dal Senato per reati gravi, viene immediatamente rimossa dall’incarico e squalificata dal servizio. Trump è stato messo sotto impeachment due volte, ma è sempre stato assolto dal Senato.

Il quattordicesimo emendamento, per contro, include una «clausola di squalifica» scritta e pensata, a suo tempo, per gli ex soldati confederati a margine della Guerra Civile. In sostanza, nega i pubblici uffici a chi partecipa a insurrezioni o ribellioni e, ancora, a chi dà aiuto o conforto ai nemici della Costituzione americana.

Riguardo all’accusa mossa dalla procura di Manhattan, beh, è evidente che concetti quali ribellione o insurrezione non possono essere applicati. Lo stesso dicasi per la questione dei documenti classificati. Il discorso resta aperto, per contro, sul fronte della contea di Fulton, in Georgia, circa l’ingerenza di Trump nel conteggio dei voti e per il ruolo avuto dal tycoon nell’insurrezione del 6 gennaio 2021.

La giuria

Gli esperti, in America, nel frattempo si stanno interrogando su ciò che succederà una volta formalizzate le accuse. Il processo, già. E, di riflesso, la scelta di una giuria imparziale. Come (e dove) trovarne una?

Il sesto emendamento, al riguardo, garantisce «il diritto a un processo rapido e pubblico, da parte di una giuria imparziale dello Stato e del distretto in cui il reato è stato commesso». Trovare una giuria del genere, ha detto Hasen, «non sarà facile date le intense passioni da entrambe le parti che genera Trump».

Secondo il manuale del giurato processuale del Sistema giudiziario unificato dello Stato di New York, coloro che sono accettati sia dall’accusa sia dalla difesa come privi di «pregiudizi o conoscenze personali che potrebbero ostacolare la capacità di giudicare un caso in modo imparziale», banalmente, devono prestare giuramento di agire in modo equo e imparziale.

Ma finirà in carcere?

Un’altra domanda riguarda l’eventualità che, un domani, Donald Trump finisca in carcere. Un’eventualità remota, a detta di Hasen. Anche per una questione logistica, visto che gli agenti segreti dovrebbero provvedere – anche dietro le sbarre – alla sicurezza dell’ex presidente.

Nella storia degli Stati Uniti, poi, gli alti funzionari accusati di illeciti hanno sempre trovato una via per evitare la prigione. Richard Nixon, ad esempio, aveva ottenuto la grazia preventiva dal suo successore, Gerald Ford. Spiro Agnew, già vicepresidente di Nixon, si era dimesso dopo essere stato coinvolto in uno scandalo di corruzione. Patteggiò, allontanando così il carcere.

La «perp walk»

Il legale dell’ex presidente ha assicurato che il suo assistito si presenterà spontaneamente e si sottoporrà alle procedure del caso, dalle impronte digitali alle foto. Trump, abbiamo scritto, potrebbe consegnarsi alle autorità martedì prossimo per la formalizzazione delle accuse a suo carico, ha detto al New York Times uno dei suoi avvocati, Susan R. Necheles.

Che sia per spavalderia o per una questione di puro piacere, anche per aizzare la folla, il tycoon sembrerebbe quindi intenzionato a concedersi la cosiddetta perp walk, la pratica nelle forze dell’ordine di portare un sospetto attraverso un luogo pubblico, creando un’opportunità per i media di scattare fotografie e video dell’evento. Una pratica, questa, dipinta in molti film e divenuta popolare negli anni Ottanta quando Rudolph Giuliani lavorava come procuratore.

Secondo Marc Short, ex capo dello staff dell’ex vicepresidente Mike Pence, Trump potrebbe sfruttare l’occasione per garantirsi un vantaggio politico, giocando la carta della persecuzione. Il rischio, tuttavia, è che gli elettori, anche i più fedeli trumpiani, si possano stancare delle continue telenovele del tycoon. A maggior ragione se, dopo la questione Daniels, a livello federale e in Georgia i guai con la giustizia dovessero proseguire.

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