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Ma il tasto «edit» serve davvero a Twitter?

Gli utenti lo chiedevano a gran voce da anni, il neo-azionista Elon Musk ha lanciato un sondaggio mentre l'azienda ha ufficializzato che testerà la modifica – I rischi, però, non mancano – E all'orizzonte potrebbe riaffacciarsi Donald Trump
Marcello Pelizzari
06.04.2022 14:00

Il dado è tratto. Di più, sebbene l’azienda si sia affrettata a ribadire che l’oramai celeberrimo sondaggio non c’entra nulla, Elon Musk può già mettere a referto la sua prima vittoria da quando è diventato azionista di Twitter. Sì, il tasto «edit» si farà. Verrà sviluppato, testato, provato. Poi, beh, si vedrà. Intanto, però, un argomento tabù per la piattaforma è diventato di dominio pubblico. E, appunto, ha obbligato i vertici del social a parlarne.

La conferma

Twitter ha confermato i lavori al tasto «edit» martedì. Il progetto, leggiamo, non ha nulla a che vedere con le scorribande muskiane. Ma appare evidente che, quantomeno, l’idea di mettere ai voti l’aggiunta abbia smosso le acque ai piani alti. Velocizzando i tempi di comunicazione. Fra l’altro, nel sondaggio Musk aveva (volutamente) scritto «yse» invece di «yes» e «on» al posto di «no». Una stoccata elegantissima. Per la cronaca, il sì ha vinto con il 73% dei voti.

L’aggiunta verrà inizialmente inglobata in Twitter Blue, il servizio a pagamento del social, mentre non è chiaro se, nei mesi a venire, verrà messa a disposizione per tutti gli utenti.

Lo scherzo non scherzo

Il tasto «edit» è stato croce e delizia di Twitter negli ultimi anni. L’azienda, finora, si era rifiutata di parlarne. Quando lo ha fatto, come il 1. aprile, sembrava scherzasse. E invece no, l’idea era nell’aria e sul tavolo già dall’anno scorso.

Un alto dirigente di Twitter, Jay Sullivan, nel bailamme generale ha preso parola sulla piattaforma per ribadire che, da tempo, gli utilizzatori del social chiedevano una simile possibilità. Quantomeno per poter correggere errori di battitura.

Quali sono i rischi?

La domanda, ora, è tuttavia un’altra. Il tasto «edit» e, quindi, la possibilità per gli utenti di modificare i propri post è una buona o cattiva notizia? Sembra un paradosso, a maggior ragione se consideriamo che la comunità di Twitter sognava da anni una simile modifica. Eppure, ci sono diverse sfumature che andrebbero affrontate con cognizione di causa.

Ad esempio, la piattaforma con il passare delle stagioni e dei cinguettii è diventata un prezioso archivio di dichiarazioni ufficiali da parte di politici e persone di alto profilo: introdurre la possibilità di modificare, in un secondo momento, un post potrebbe minare la credibilità stessa del social.

Una soluzione, in questo senso, potrebbe essere quella di creare una specie di «pre stampa». Ovvero, un passaggio aggiuntivo in cui un utente, prima di pubblicare un cinguettio, può controllare, ricontrollare ed eventualmente modificare. Poi, una volta pubblicato, tanti saluti. In alternativa, si potrebbe limitare la capacità di modificare un post a pochi minuti post pubblicazione.

L'uso improprio

Utenti come Musk, che vanta qualcosa come 80,7 milioni di follower, potrebbero trarre vantaggio dall’aggiunta delle aggiunte. Sullivan, martedì, ha chiarito che senza un vero controllo sul tasto «edit» lo stesso rischierebbe di venire adoperato in maniera impropria. E, allargando il campo, di alterare «la registrazione della conversazione pubblica». Proteggere l’integrità di quella conversazione, ha ribadito il dirigente, «è la nostra massima priorità».

Perfino Musk, il motore (indiretto) del cambiamento, ha definito «ragionevole» una finestra di modifica di pochi minuti.

E Donald Trump?

Concludendo, una possibile grana per il Twitter che verrà riguarderebbe lo status di Donald Trump. L’ex presidente degli Stati Uniti era stato espulso dalla piattaforma, come da Facebook e Instagram, in seguito ai fatti del 6 gennaio 2021. L’assalto al Campidoglio, ricordate? «Dopo un’attenta revisione dei tweet di @realdonaldtrump e del contesto relativo ad essi, abbiamo sospeso l’account in modo permanente a causa del rischio di ulteriori incitamenti alla violenza» scrisse allora l’azienda.

The Donald, nel frattempo, ha lanciato un suo social – Truth – nella speranza di rubare la scena agli attori principali. Il risultato? Diverse grane tecniche e tanti dipendenti che hanno abbandonato presto la nave.

E così, forti delle posizioni di Musk sulla libertà di espressione, svariati utenti di Twitter (fra cui anche politici) ora chiedono al patron di Tesla e SpaceX di riammettere Trump. Prepariamoci a una nuova telenovela.

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