Germania

Ma quale AfD, la prima forza nel Brandeburgo è la SPD

Nel Land tedesco orientale la sinistra socialdemocratica, stando alle proiezioni, dovrebbe aver preso il 31,1% dei voti mentre i sovranisti salgono al 29,8%
Dietmar Woidke. © CLEMENS BILAN
Daniel Mosseri
22.09.2024 22:00

Dietmar Woidke ha compiuto il miracolo mentre AfD ha superato ogni previsione. Domenica sera è arrivata una doppia sorpresa dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento del Brandeburgo, il Land tedesco orientale che circonda la capitale Berlino. Dai tempi della riunificazione, correva l’anno 1990, il Brandeburgo è sempre stato una roccaforte «rossa» governata dal partito socialdemocratico, la SPD. Nel 1990 il più antico partito tedesco aveva raccolto un incredibile 54,1 per cento per poi scendere al 39,4 nel 1994 planando verso il basso di elezione in elezione fino a un decoroso ma poco esaltante 26,2 per cento quattro anni fa.

Oggi l’inversione di tendenza: sotto la guida del già tre volte Ministerpräsident Woidke la SPD portato a casa il 31,1 per cento secondo le prime proiezioni del dopo-voto. Una risalita tanto più importante perché registrata in un periodo in cui i sovranisti di AfD vanno fortissimo: la formazione fondata dieci anni fa con un’agenda euroscettica e gradualmente diventata una forza di destra estrema ha chiuso con il 29,8 per cento, un risultato decisamente superiore ai migliori pronostici. Se si considera che l’affluenza alle urne ha sfiorato il 74 per cento, un record per il Brandeburgo, si capisce subito che gran parte degli elettori si sono molto polarizzati: o con i socialdemocratici o con AfD. Il che significa anche che gli altri partiti si sono dovuti accontentare degli avanzi.

Ha fatto man bassa il BSW, l’Alleanza (Bündnis) Sahra Wagenknecht, dal nome della sua fondatrice. Storica leader del partito socialcomunista Die Linke (della quale è stata capogruppo al Bundestag), lo scorso gennaio Frau Wagenknecht ha sbattuto la porta della Linke per formare un partito a propria immagine e somiglianza: è nata così BSW, una formazione che si vuole allo stesso tempo socialista e nazionalista, attenta ai bisogni di chi ha meno ma molto intenzionata a distinguire i tedeschi dagli stranieri, siano questi immigrati o richiedenti asilo. Il nuovo partito è anche filo-russo, per cui chiede la fine degli aiuti militari all’Ucraina e il ripristino delle importazioni di gas russo in Germania, con tanti saluti alle politiche di sostenibilità dei Verdi fatte proprie anche dalla Linke. Al pari di quello di AfD, il messaggio del BSW piace molto agli elettori dell’est e il partito, che fino a oggi non esisteva, è stato premiato con il 12,3 per cento. La formazione «rosso-bruna» supera così di qualche decimale anche i cristiano democratici (CDU) che governavano con Woidke: il partito scende dal 15,6 all’11,9 per cento. In crisi invece gli altri alleati, i Verdi, che rischiano di non superare la soglia di sbarramento del 5 per cento per entrare al Parlamento di Potsdam. Restano di certo fuori la Linke, i Liberi Elettori e le altre liste locali.

Vincitore morale di questo turno elettorale è dunque il 62enne Woidke, il primo leader socialdemocratico capace di portare la SPD a una netta affermazione in tempi recenti. Il Ministerpräsident ci è riuscito trasformando l’elezione in un referendum sulla sua persona: «Se prenderò un voto meno di AfD», aveva detto, «mi farò da parte». Una dimostrazione di coraggio che gli ha permesso non solo di riguadagnare i voti del suo partito ma anche quelli di altre formazione decise a sbarrare la strada ai sovranisti in fortissima ascesa dopo la doppia vittoria lo scorso 1. settembre alle regionali in Sassonia e in Turingia. Ecco spiegata la cattiva performance degli alleati CDU e Grünen in un quadro di affluenza in crescita: anche i loro sostenitori hanno scelto Woidke forte anche di una buona gestione dell’economia del Brandeburgo. Canta vittoria anche lo Spitzenkandidat di AfD Hans-Christoph Berndt, che non ha però speranza di allearsi con alcun partito visto che l’Ufficio per la protezione della Costituzione (i servizi di intelligence) lo hanno classificato come estremista di destra.

Adesso non resta che ultimare lo spoglio delle schede: se i numeri delle proiezioni saranno confermati, il leader SPD potrà scegliere se governare con il BSW o se coalizzarsi di nuovo con i cristiano democratici, il cui candidato di punta Jan Redmann ha parlato di «una serata amara». Ma a tirare un sospiro di sollievo è soprattutto il cancelliere federale Olaf Scholz: dopo la pessima performance della SPD in Turingia e in Sassonia, un’altra sconfitta in Brandeburgo avrebbe potuto mettere a repentaglio la stabilità dello stesso governo centrale. Allo stesso tempo Scholz non può mettere il cappello sulla vittoria di Woidke: in campagna elettorale il Ministerpräsident si è ben guardato dal farsi vedere assieme a un cancelliere in crisi di consensi. Oltre a una difficile congiuntura internazionale, Scholz, a differenza di Woidke e della ex cancelliera Angela Merkel, non è popolare. Solo diciottesimo secondo un recente sondaggio.

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