Il punto

Ma quante armi ha, davvero, Hezbollah?

Il rischio di un'escalation fra il gruppo filo-iraniano e Israele è più che mai reale dopo gli ultimi, pesanti attacchi – «Una guerra aperta non sarebbe una passeggiata» avverte un ex generale israeliano
I danni provocati da un lancio di missili da parte di Hezbollah in territorio israeliano. © ABIR SULTAN
Marcello Pelizzari
24.09.2024 14:50

Gli attacchi di Israele contro Hezbollah, negli ultimi giorni, sono stati tanto intensi quanto devastanti. Con conseguenze, anche, per la popolazione civile. Lo Stato Ebraico, soprattutto, ha dimostrato una netta, nettissima superiorità a livello di intelligence e armamenti. Ma che cosa succederebbe, si domanda fra gli altri il Wall Street Journal, se Hezbollah e Israele dessero vita a una guerra aperta e totale? Una domanda, questa, emersa già alla fine di luglio, sulla scia delle morti di Fuad Shukr e Ismail Haniyeh, e che inevitabilmente finirebbe per coinvolgere pure l'Iran

Hezbollah, da circa un anno, sta colpendo con regolarità obiettivi in territorio israeliano. Ieri, non a caso, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è rivolto direttamente alla popolazione libanese. Spiegando che il gruppo filo-iraniano, da tanto, troppo tempo, utilizza normali cittadini come scudi umani. L'operazione appena lanciata dallo Stato Ebraico intende eliminare le armi che Hezbollah, citiamo, ha «piazzato nei vostri salotti e missili nei vostri garage». Razzi, ha aggiunto Netanyahu, «puntati sulle nostre città». Hezbollah, movimento islamico sciita formatosi all'inizio degli anni Ottanta e divenuto, in seguito, anche un partito, dispone anche di droni e missili. Il Wall Street Journal, fra le armi più pericolose, cita un missile anticarro guidato di fabbricazione iraniana, denominato Almas, «diamante» in persiano, che offre a Hezbollah un grado di precisione molto più elevato rispetto alle armi impiegate nell'ultima guerra contro Israele, nel 2006.

Le parole di Netanyahu

Dicevamo: come sarebbe una (nuova) guerra aperta fra Israele e Hezbollah? Il territorio in cui si giocherebbe il conflitto, il Libano meridionale, è favorevole all'organizzazione filo-iraniana. Detto in altri termini, Israele rischierebbe di trovarsi in un pantano. Un po' come a Gaza. Il rischio di un confronto su larga scala, in ogni caso, è più reale che mai. A maggior ragione dopo gli attacchi di lunedì su tutto il Libano, compresa la capitale Beirut, che hanno provocato (sin qui) oltre 500 vittime e 1.600 feriti. 

L'obiettivo di Israele, come dichiarato dal portavoce del governo, David Mencer, è consentire a oltre 60 mila cittadini israeliani di fare ritorno alle loro case, nel nord del Paese, al confine con il Libano. Persone scappate, nell'ultimo anno, a causa dei continui scambi di fuoco fra le parti. «Nessun Paese può accettare che le sue città vengano attaccate con i razzi» ha ribadito Mencer, citando le risoluzioni 1559 e 1701 delle Nazioni Unite, che chiedevano la pace e il disarmo delle milizie in Libano ma che non sono mai state attuate: «Hezbollah deve spostarsi dietro il fiume Litani e il nostro confine settentrionale deve essere messo in sicurezza, cosa che sta accadendo proprio ora».

Attacchi in profondità

Secondo gli esperti, Hezbollah ha accelerato i preparativi per la guerra negli ultimi mesi. Da un lato, espandendo la sua rete di tunnel nel sud del Libano; dall'altro, riposizionando i suoi uomini e facendo entrare nel Paese altre armi. L'Iran, al riguardo, ha aumentato le forniture. Includendo nelle spedizioni, stando a funzionari statunitensi, missili a lungo raggio. «Tutto quello che hanno gli iraniani, lo abbiamo anche noi» ha dichiarato un ex ufficiale militare di Hezbollah.

Allargando il campo, e tenendo a mente il 2006, data dell'ultimo conflitto diretto fra Israele e Hezbollah, il gruppo filo-iraniano ha compiuto notevoli progressi in termini di approvvigionamento (acquistando migliaia di missili e droni) e tattiche di battaglia. Grazie, in particolare, all'esperienza in Siria al fianco delle forze regolari russe e iraniane. I risultati, negli ultimi mesi, d'altro canto sono stati tangibili, con diverse strutture militari israeliane colpite. E arrivando in profondità, basti pensare al recente attacco a una società di Difesa israeliana vicino a Haifa. Per dirla con un ex generale israeliano in pensione, Assaf Orion, intervistato sempre dal Wall Street Journal, un'eventuale guerra «non sarebbe una passeggiata» per Israele.  

La strategia di Hezbollah

Il fatto che Hezbollah sia armato fino ai denti, di per sé, non significa che il gruppo militante possa sopraffare Israele. Dal 7 ottobre 2023, dagli attacchi terroristici di Hamas in territorio israeliano, la leadership di Hezbollah è stata fortemente indebolita. Non solo, lo Stato Ebraico con i suoi bombardamenti ha ridotto (e di molto) le capacità militari dell'avversario, in particolare a livello di siti di lancio per i razzi e scorte. Per tacere delle capacità di intelligence e tecnologiche di Israele, nettamente superiori, al pari di quelle militari. Nel 2006, la superiorità aerea dello Stato Ebraico paralizzò le infrastrutture civili libanesi. 

La forza, se vogliamo, di Hezbollah al di là della sua preparazione sarebbe la stessa di Hamas. E consisterebbe, in sostanza, nel logorare Israele, trascinandolo in un conflitto apparentemente senza soluzione. Come a Gaza, già, dove l'organizzazione di Hamas – certo più piccola e meno armata rispetto a Hezbollah – è riuscita a sopravvivere a undici mesi di operazioni militari israeliane. «Israele può causare distruzione in Libano, questo non è in discussione anche perché c'è un divario nell'equilibrio militare» ha dichiarato Elias Farhat, generale in pensione dell'esercito libanese. «Ma Hezbollah ha armi asimmetriche. E aveva dimostrato la sua abilità nell'uso di missili anticarro già nel 2006».

Ma di quante armi dispone il gruppo?

Arrivati sin qui, la domanda sorge spontanea: ma di quante armi dispone, davvero, Hezbollah? Stando a esperti e analisti, stiamo parlando della forza paramilitare non statale più armata al mondo, con decine di migliaia di esponenti e un vasto, vastissimo arsenale missilistico. Nel 2006, scrive il Wall Street Journal, i funzionari israeliani stimavano che Hezbollah disponesse di circa 12 mila razzi. Queste scorte, prima del 7 ottobre 2023, sarebbero salite addirittura a 150 mila. Il fiore all'occhiello, come detto, rimane il missile anticarro guidato Almas, una versione modificata di un missile israeliano chiamato Spike e paragonabile ad altri missili anticarro avanzati, come il Javelin americano usato dall'Ucraina per respingere l'offensiva russa. 

Fondato negli anni Ottanta, sfruttando l'addestramento del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica iraniano, Hezbollah – un movimento sciita – si è dato quale obiettivo la liberazione del Libano dalle forze israeliane, entrate nel sud del Paese nel 1982 nell'ambito dell'operazione Pace in Galilea. Guadagnò i riflettori compiendo una serie di attentati e rapimenti e costrinse, infine, gli Stati Uniti e in seguito l'Unione Europea a dichiarare e considerare l'organizzazione un gruppo terroristico. La lotta di Hezbollah raggiunse il suo apice nel 2000, quando Israele decise di ritirare le sue truppe dal Libano, mentre il debole status quo instauratosi in seguito venne spezzato, definitivamente, sei anni più tardi quando Hezbollah tese un'imboscata a una pattuglia militare israeliana in un raid transfrontaliero, uccidendo due soldati e catturandone altri tre. Altri cinque rimasero uccisi durante una missione di salvataggio israeliana.

Crescendo, Hezbollah si è profilato altresì come forza politica. Al punto da entrare in Parlamento e in Governo. Tornando agli aspetti puramente militari, i suoi combattenti negli ultimi anni hanno beneficiato di un addestramento, chiamiamolo così, regolare, figlio cioè di strategie e tecniche di eserciti veri. Nel 2011, in Siria, membri di Hezbollah hanno combattuto a fianco di truppe russe e iraniane per sostenere il presidente Bashar al-Assad. Grazie alla presenza, sempre maggiore, dell'Iran in Siria, fra l'altro, Hezbollah ha potuto ottenere con maggiore facilità e frequenza armi e altro materiale. Non a caso, Israele più volte ha cercato di interrompere queste linee di approvvigionamento con attacchi aerei.