Aviazione

Ma quindi, ora, ITA Airways e Lufthansa non si sposeranno più?

Il Ministero dell'Economia e delle Finanze, secondo il Corriere della Sera e la stampa italiana, avrebbe rifiutato una richiesta di «aggiustare» al ribasso la cifra dell'investimento formulata dal colosso tedesco – Dalla Germania: «Rispettiamo l'accordo del 2023»
Marcello Pelizzari
05.11.2024 14:34

Pareva fatta, al punto che – sia parlandone con l'oramai ex amministratore delegato di Swiss Dieter Vranckx sia con l'esperto Andrea Giuricin – ci eravamo chiesti in che modo il matrimonio fra ITA Airways e Lufthansa avrebbe impattato con le operazioni e le strategie, appunto, di Swiss. Ora, come riferisce Leonard Berberi sul Corriere della Sera, dopo quasi due anni di trattative serrate l'accordo tra il Ministero dell'Economia e delle Finanze italiano, al momento unico azionista del vettore, e il gruppo tedesco potrebbe addirittura saltare. E questo nonostante il via libera preliminare alle nozze da parte della Commissione Europea.

D'accordo, ma che cosa è successo di preciso? A spiegarlo è sempre il Corsera: poco prima di inviare a Bruxelles i documenti per l'okay definitivo all'acquisizione di ITA, lunedì sera, le parti avrebbero litigato. Sul prezzo, innanzitutto. O, se preferite, per «soli» 10 milioni di euro. Secondo le fonti consultate dal quotidiano italiano, ITA e Lufthansa hanno discusso su alcune clausole contrattuali e, ancora, sulla cifra da sborsare in seguito al primo aumento di capitale riservato al colosso tedesco. Si tratta del cosiddetto price adjustement, parte degli accordi industriali. Lufthansa, al riguardo, avrebbe spiegato che il closing, previsto alla fine dell'anno, dovrebbe comportare come detto un aggiustamento. Detto in altri termini, la cifra dell'investimento (829 milioni di euro) andrebbe rivista al ribasso. Il motivo? ITA, rispetto a sei mesi prima, da qui alla fine del 2024 avrà perso valore. Le spiegazioni dei tedeschi non hanno convinto la controparte italiana, che non accetta né vuole accettare aggiustamenti. Quantomeno, non sulla base dei risultati dell'ultimo trimestre dell'anno, il peggiore nel campo dell'aviazione commerciale poiché in questo periodo le compagnie tendono a perdere soldi. «L’Italia non svende la sua compagnia» sarebbe filtrato da fonti governative. E c'è chi, spiega sempre il Corsera, avrebbe descritto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, come «furibondo».

La frenata o, peggio, la possibile separazione a un niente dall'altare è stata ridimensionata dalla stessa Lufthansa. Il gruppo, si legge in una nota, «sta rispettando l’accordo del 2023 con il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano per l’acquisizione del 41% di ITA Airways». Parole che, seppure indirettamente, lascerebbero intendere che Lufthansa in realtà non ha chiesto alcuno sconto. «La compagnia ha firmato il necessario pacchetto di misure correttive entro la scadenza concordata». Vero, secondo quanto filtrato da Bruxelles: sul pacchetto di concessioni necessarie per le nozze ci sarebbe anche la firma di ITA Airways, oltre a quella dei gruppi e delle compagnie rivali che beneficerebbero delle citate concessioni (easyJet, Air France-KLM e IAG). A mancare è soltanto la firma del Ministero dell'Economia e delle Finanze. 

A proposito di concessioni: per adempiere alle richieste della Commissione Europea, e nell'ottica di garantire la concorrenza nei cieli, le due compagnie si erano accordate per sbloccare quindici coppie di slot giornalieri a Milano-Linate –  per slot si intende una finestra di tempo entro la quale un velivolo ha il permesso al decollo – e per consentire l'ingresso di un vettore concorrente su una decina di rotte intraeuropee coperte direttamente dalle due compagnie. Fra queste, anche la rotta Roma-Zurigo. In pole position c'erano easyJet e Volotea, due low cost, con la prima che avrebbe battuto la seconda. Quanto ai collegamenti fra Roma-Fiumicino e il Nordamerica, altro nodo spinoso che ha creato non pochi grattacapi alle due compagnie, le parti avevano stabilito che, ad esempio, la rotta Roma-Toronto potrà essere servita anche da Air France e British Airways tramite uno scalo nei rispettivi hub di Parigi e Londra. 

Lo strappo, concludendo, verrà risolto? Sì e no. Anzi, dipende. Fra disaccordo sul price adjustement e sulle clausole contrattuali le parti, ora come ora, appaiono (di nuovo) lontane. Disallineate, soprattutto, a maggior ragione se pensiamo all'unità di intenti mostrata davanti alle rimostranze di Bruxelles e all'insistenza nel voler trovare, a prescindere, un accordo che potesse soddisfare tutti. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze, in ogni caso, non ritiene vincolante questo matrimonio. Non se dovesse andare contro gli interessi del Paese. La deadline per spedire i documenti finali alla Commissione Europea è stata fissata per l'11 novembre. C'è abbastanza tempo, dunque, perché le parti ritrovino un terreno comune. E perché il matrimonio, infine, possa celebrarsi.