L'intervista

«Macron? Sta proprio cercando uno scontro con l’estrema destra»

Con Arnauld Leclerc, professore di Scienze Politiche all’Università di Nantes, cerchiamo di delineare le imminenti elezioni legislative francesi
©LUDOVIC MARIN / POOL
Marcello Pelizzari
12.06.2024 10:30

Che ne sarà della Francia? Riformuliamo: che cosa dobbiamo aspettarci dalle elezioni legislative annunciate da Emmanuel Macron dopo lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale? E davvero Rassemblement National è pronto a governare, come ha annunciato in pompa magna il suo presidente Jordan Bardella? Sono giorni concitati, nell’Esagono. Per questo, ci siamo rivolti ad Arnauld Leclerc, professore di Scienze Politiche in seno all’Università di Nantes.

Professore, innanzitutto: è d’accordo nel definire la mossa di Macron un’arma costituzionale? O siamo semplicemente di fronte a un gesto politicamente disperato?
«Lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale, in effetti, dal 1958 è previsto dall’articolo 12 della Costituzione francese. È una misura cui può fare ricorso il presidente della Repubblica previa consultazione con i presidenti di Assemblea Nazionale e Senato. Macron ha fatto ricorso a questa “arma” perché si trovava e si trova in un’impasse: non ha la maggioranza in Parlamento che approvi i suoi progetti e l’opinione pubblica nei suoi confronti è decisamente sfavorevole, basti pensare all’esito delle Europee e ai nuovi rapporti di forza emersi. Detto ciò, niente e nessuno lo obbligavano a fare ricorso allo scioglimento dell’Assemblea Nazionale. Si tratta, quindi, di una mossa puramente politica ancorché rischiosa. Così facendo, Macron intende salvare il suo secondo mandato, attualmente sotto scacco».

Quali lezioni può trarre Macron dal passato? Sappiamo che Mitterrand a suo tempo ne uscì rafforzato, mentre Chirac si ritrovò costretto a convivere con Jospin.
«A mio avviso, Macron può avere due calcoli politici in testa. Il primo: un confronto diretto con l’estrema destra, come avvenne alle presidenziali del 2017. Queste legislative, in sostanza, sono anche una sorta di referendum: siete a favore o contro Rassemblement National al potere? In questo senso, Macron può legittimamente confidare che la maggioranza dei francesi lo seguirà per paura dell’estrema destra. Ma è un calcolo rischioso, appunto, proprio considerando l’avanzata di Rassemblement National più o meno ovunque in Francia. Il secondo: sperare che Rassemblement National vinca per obbligare la formazione di Jordan Bardella a governare e a confrontarsi con il Paese reale. Il tutto mentre lui, Macron, rimarrà alla presidenza e, quindi, a tutela delle istituzioni e degli equilibri. In questo secondo caso, Macron in futuro dovrà dimostrarsi un abile tattico per gestire il conflitto fra presidente e governo di opposizione. Nel 1997, in effetti, Chirac credeva di poter rafforzare la sua maggioranza sciogliendo l’Assemblea Nazionale ma accadde l’esatto contrario. Uno scenario che potrebbe verificarsi anche adesso, sebbene Rassemblement National difficilmente avrà i numeri per governare da solo».

Macron può legittimamente confidare che la maggioranza dei francesi lo seguirà per paura dell’estrema destra, ma è un calcolo rischioso

Detto che le grandi manovre per cercare alleanze, da una parte come dall’altra, sono già cominciate, la cosiddetta coabitazione sarebbe davvero un dramma per Macron?
«Le opzioni principali, dopo le legislative, sono due: una maggioranza assoluta di Rassemblement National, poco probabile senza il sostegno di una parte dei Repubblicani e di Reconquête, oppure l’ingovernabilità del Paese qualora nessun partito riuscisse a conquistare una larga maggioranza».

C’è chi, a proposito di maggioranza, guarda a sinistra. Si può fare?
«Anche riunendosi, mi sembra difficile se non impossibile che la sinistra possa vincere. Il suo peso, in Francia, oggi si situa attorno al 30%».

E lo schieramento di Macron?
«La sfida, per lui, sarà proprio mantenere una maggioranza tutta sua. Un’altra partita in salita».

L’uscita di Eric Ciotti, presidente dei Repubblicani, ha aperto una crisi nella destra. Chi andrà con chi, dunque, in vista di queste legislative? Non tutti i Repubblicani, per dire, vogliono un accordo con l’estrema destra.
«La sinistra ha tutto l’interesse a unirsi, pena la perdita di molti seggi. Unendosi, invece, potrà mantenere le forze attuali nelle grandi città. Nel resto del Paese, per contro, è molto debole. Il campo presidenziale sta cercando alleati. Macron, tuttavia, da due anni sta venendo meno sotto questo aspetto. La sua impopolarità rischia di essere un ostacolo all’allargamento del suo schieramento. La destra, e lo abbiamo visto, potrebbe invece essere attraversata dalle tensioni. Della serie: andare verso Rassemblement National o rimanere indipendenti ma contare di meno in termini di voti? Gli elettori si sono già divisi: Macron da una parte, estrema destra dall’altra. Rassemblement National punta ad allargarsi verso le altre destre, come Reconquête e Debout la France, e verso una parte dei Repubblicani. C’è comunque l’eventualità che molti elettori decidano di votare per Rassemblement a prescindere dagli accordi».

La questione russa, semmai, è una spina nel fianco di Rassemblement National

La virata di alcuni elettori verso Rassemblement National potrebbe spiegarsi con le critiche mosse a Macron sul piano internazionale? I muscoli mostrati a Putin, ad esempio, non sono piaciuti.
«In Francia, in realtà, la condanna della Russia e della sua guerra in Ucraina è forte. Molto forte. Macron, più che altro, è stato attaccato per aver esitato a inizio 2022. Analogamente, in queste settimane non è stato attaccato per la sua opposizione a Putin ma per l’idea che delle truppe francesi vadano al fronte. La questione russa, semmai, è una spina nel fianco di Rassemblement National».

C’è chi, allargando il campo all’UE e pensando al risultato di Scholz alle Europee, ora afferma che difficilmente l’asse Berlino-Parigi potrà dettare legge in termini di politica estera comune. È così?
«Scholz e Macron, certo, escono indeboliti dalle Europee. Ma erano stati già indeboliti dal clima politico che ciascun esponente respira nel proprio Paese. Malgrado ciò, Macron rimane una figura carismatica sul piano internazionale. Che può esercitare una certa leadership. Il suo margine di manovra, tuttavia, si è notevolmente ridotto rispetto al primo mandato».

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