Aviazione

Mancano aerei e pezzi di ricambio: il settore si interroga

Costruttori come Airbus e Boeing hanno ritardato, e di molto, le consegne previste mentre le compagnie, fra cui anche Swiss, faticano a ricevere in tempi utili parti importanti come i motori – E così l'offerta ne risente
© AP
Marcello Pelizzari
24.04.2023 13:00

La ripresa del traffico aereo, post pandemia, oramai è realtà. Eppure, le compagnie aeree mantengono un profilo basso, per non dire bassissimo. Evitando, insomma, dichiarazioni reboanti. Come mai? Risposta: c’è un problema, serio, nella catena di approvvigionamento e, quindi, nella consegna tanto di velivoli nuovi quanto di pezzi di ricambio. Poche settimane fa, da noi contattata, Swiss aveva ammesso: «La disponibilità di parti di ricambio per gli aeromobili, a causa di problemi nella catena di approvvigionamento, è una preoccupazione per l’intero settore. A causa dei problemi di fornitura dei motori per l'Airbus A220, Swiss ha dovuto apportare lievi modifiche al suo programma di voli da Ginevra». Tradotto, anche il nostro vettore ha abbassato l’offerta per mancanza, diciamo così, di materia prima: gli aerei, appunto.

Che cosa dice IATA

Se, dicevamo, i dati e le intenzioni dei clienti scaldano il cuore dei vettori, la Francia ad esempio prevede di ritrovare il traffico pre-pandemia entro l’estate, il discorso cambia – radicalmente – quando all’equazione si aggiungono i problemi macroeconomici e, parallelamente, quelli geopolitici. Ovvero, ci sono e ci saranno ancora problemi lungo la citata catena di approvvigionamento.

Problemi che, proprio come Swiss, inducono le compagnie a rivedere la propria offerta. Limitando, in sostanza, la possibilità di aggiungere nuove tratte o potenziare quelle esistenti. Willie Walsh, il direttore di IATA, l’organizzazione internazionale di compagnie aeree con sede a Montréal, si è espresso così alla Reuters in merito ai problemi del settore: «Non vedo alcun miglioramento reale o significativo fino al 2025 al più presto, e potrebbe anche andare oltre».

A suo dire, i margini di crescita per i vettori e l’intero settore saranno inferiori rispetto alle attese.

Airbus e Boeing: chi è messo peggio?

Proprio Reuters ha spiegato che Airbus ha cominciato ad annunciare ai propri clienti rinvii e ritardi nelle consegne per la famiglia A320 NEO. Il costruttore, nello specifico, ha conosciuto non poche difficoltà a causa dei tagli operati durante la pandemia. A fine 2022, Airbus aveva indicato che il ritorno a un ritmo di produzione di 65 velivoli al mese – lo standard, per chiarirci – non sarebbe stato raggiunto prima della metà del 2024. Nel 2026, invece, il costruttore intende arrivare a 75 velivoli al mese. Grazie, anche, all’apertura di nuove linee produttive in Cina.

Le difficoltà di Airbus, leggiamo, sono confermate anche dai dati di consegna: nel primo trimestre del 2023, infatti, il costruttore europeo ha consegnato 127 aeromobili rispetto ai 142 dello stesso periodo dell’anno passato. Il modello più colpito dai ritardi? L’A350.

Anche Boeing, il rivale, non se la passa meglio. Sì, il costruttore nordamericano ha superato Airbus nel primo trimestre con 152 aerei consegnati, ma ha appena annunciato di avere nuovi problemi con il 737 MAX. Per tacere delle tante, troppe battute d’arresto legate al 787.

E l'offerta si abbassa

Ryanair, da sempre cliente Boeing, ha preso atto di queste difficoltà e annunciato una riduzione del proprio programma di voli per luglio. E così altri attori dei cieli.

Fra i problemi noti, come indicato da Swiss, ci sono anche i ritardi nella consegna di motori Pratt & Whitney PW1500G per l’A220. Un aereo a medio raggio che la compagnia elvetica utilizza parecchio. E la pressione, per forza di cose, è maggiore proprio per quei velivoli che necessiterebbero di ricambi e manutenzione.

I vettori che, in flotta, vantano i turboelica ATR ad esempio, sono in stato d’allarme: per un nuovo carrello d’atterraggio l’attesa dura fino a 270 giorni, mentre una revisione generale dello stesso può richiedere da sei mesi a un anno. Possibile? Sì, se mancano i pezzi di ricambio

La tensione, dunque, è palpabile. Ed è legata, come detto, alla pandemia o, meglio, all’uscita un po’ confusa dall’emergenza sanitaria, fra reintegro di personale lasciato a casa e pensionamenti, oltre alle difficoltà nel reperire materie prime come l’acciaio inossidabile e il titanio. E a pagarne lo scotto, per forza di cose, sono i viaggiatori.