Il caso

«Maschere nel sacco della spazzatura»: è polemica sulle indagini del volo Swiss

L'atterraggio di emergenza a Graz del volo LX 1885 sarebbe stato seguito da tanti, troppi errori da parte degli inquirenti austriaci – Ed è pure spuntata una denuncia penale
© KEYSTONE
Marcello Pelizzari
08.02.2025 18:32

L'atterraggio di emergenza del volo LX 1885 di Swiss, lo scorso 23 dicembre, continua a far discutere. L'Airbus A220, ricordiamo, era decollato da Bucarest ed era diretto a Zurigo, ma ha terminato la sua corsa a Graz, in Austria, a causa del denso fumo che aveva invaso la cabina e il cockpit. Secondo le prime informazioni (e indiscrezioni), l'aereo avrebbe riportato un guasto al motore «improvviso» e «precedentemente sconosciuto». Il motore sinistro, nello specifico, avrebbe «subito una perdita d’olio». Perdita che, a sua volta, avrebbe «causato il fumo» in cabina. Il sospetto è che «l’albero principale potesse essere rotto». Un membro dell'equipaggio era rimasto gravemente ferito ed era poi morto in ospedale

Le cose, scrive oggi il Tages-Anzeiger, non solo sarebbero andate male in volo, ma anche durante le indagini delle autorità austriache. Indagini che, fra le altre cose, si concentrano sul materiale adoperato dall'equipaggio durante l'emergenza e, restringendo il cerchio, sulle maschere PBE. Un anno prima dell'incidente, Swiss aveva scoperto che alcune di queste PBE erano difettose e, per questo, aveva avviato una sostituzione ad ampio raggio. Sull'A220 in questione, tuttavia, le maschere non erano ancora state sostituite: se funzionassero correttamente o meno, appunto, spetterà all'inchiesta stabilirlo.

Dicevamo che qualcosa sarebbe andato storto durante le indagini. In Austria. L'Ufficio federale d'inchiesta sulla sicurezza, Sicherheitsuntersuchungsstelle des Bundes, nota altresì con il suo acronimo SUB, si sarebbe macchiato di errori a catena sin dal primissimo giorno. Le norme internazionali, ribadisce il Tages-Anzeiger, prevedono che l'Ufficio austriaco avrebbe dovuto informare il più rapidamente possibile gli organismi interessati. Parliamo delle autorità omologhe nel Paese in cui ha sede la compagnia, nonché del costruttore dell'aeromobile o dei motori. I funzionari austriaci hanno affermato di aver notificato l'incidente immediatamente via e-mail o per telefono. Un'affermazione che, da ricerche del quotidiano zurighese, traballerebbe e non poco. Per intenderci: la comunicazione ufficiale da parte della Sicherheitsuntersuchungsstelle des Bundes è arrivata una settimana dopo l'incidente, il 30 dicembre, dopo la morte del membro dell'equipaggio di Swiss. Il ritardo, secondo una denuncia penale presentata da uno studio legale viennese, sarebbe dovuto alla volontà dell'Ufficio di non classificare l'incidente come tale ma di declassarlo a un episodio minore. Nella denuncia, viene espressamente chiesto che la Procura chiarisca l'operato dei funzionari dell'Ufficio. Fra le ipotesi circolate in seno a Swiss, la possibilità che il capo dell'indagine – in Austria – fosse in ferie. Un'ipotesi corroborata dai fatti, nella misura in cui il responsabile dell'incarto fino al 30 dicembre non sarebbe stato a disposizione delle parti, Swiss in testa. Il vettore elvetico sarebbe infine riuscito a stabilire un contatto con il capo inquirente austriaco soltanto grazie all'intervento del SISI, il Servizio d'inchiesta svizzero sulla sicurezza. SISI che, superato lo shock iniziale da parte di Swiss, come consuetudine ha preso in mano gran parte dei compiti investigativi. Migliorando, di riflesso, la qualità delle indagini.

La Procura di Graz, a proposito dell'inchiesta e della morte del membro di equipaggio di Swiss, sta indagando per omicidio colposo e lesioni personali colpose. Il fatto che i primi risultati dell'autopsia siano stati pubblicati senza informare preventivamente la compagnia elvetica ha irritato il vettore. Swiss, d'altro canto, sta conducendo un'indagine interna mentre le autorità statunitensi stanno ispezionando il motore difettoso di concerto con il produttore Pratt & Whitney.

Ma torniamo alla denuncia penale presentata contro la Sicherheitsuntersuchungsstelle des Bundes. Nel testo, visionato dal Tages-Anzeiger, si fa riferimento a una raccolta delle prove da parte dei funzionari addetti alle indagini tutto fuorché conforme alla norma, ad esempio facendo affidamento su un dipendente dell'aeroporto. Le maschere PBE, forse difettose come detto, sono state messe in un sacco della spazzatura non etichettato. All'insaputa dell'Ufficio del Pubblico Ministero. Non solo, il sacco sarebbe stato lasciato incustodito nel parcheggio dell'aeroporto accanto al veicolo di un dipendente della Sicherheitsuntersuchungsstelle des Bundes per molto, moltissimo tempo. Chiunque, insomma, avrebbe potuto manomettere (o potrebbe aver manomesso) le prove. L'esame all'equipaggiamento è stato effettuato solo una settimana dopo e in seguito all'intervento della Procura di Graz. Aspetti, questi, che anche il portale specializzato Aviation Herald aveva sottolineato.

La Sicherheitsuntersuchungsstelle des Bundes si è difesa come meglio ha potuto. Ma, scrive sempre il Tages-Anzeiger, quanto accaduto confermerebbe la pessima reputazione che accompagna questo Ufficio. Numerose indagini, in passato, sono state criticate. La Corte dei Conti austriaca, dal canto suo, ha segnalato «numerosi problemi irrisolti» che ostacolano, citiamo, «la conduzione indipendente ed efficiente delle indagini di sicurezza». Nella denuncia penale, presentata dallo studio List di Vienna, si parla addirittura di dolo. E, ancora, di «presunta corruzione, ostruzione della giustizia e altri possibili reati come soppressione di prove, favoritismi o abuso di autorità ufficiale» facendo perno su altri incidenti, in passato, trattati con sufficienza se non con condiscendenza verso il gruppo tedesco Lufthansa, che comprende Austrian e Swiss. 

Il dibattito, in Austria, era già molto forte prima di quest'ultimo incidente. Tant'è che la denuncia è stata presentata per conto di dieci passeggeri di un altro volo, ribattezzato «il volo della grandine», un Airbus A320 della compagnia di bandiera austriaca proveniente da Maiorca e diretto a Vienna che, il 9 giugno scorso, è finito in mezzo a un'intensa grandinata. Un portavoce del gruppo Lufthansa ha rispedito al mittente le accuse, ritenendole «prive di fondamento». La Sicherheitsuntersuchungsstelle des Bundes, per contro, ha spiegato: «Le accuse sono completamente infondate. Si può presumere che le procure coinvolte non tollererebbero tali abusi e avrebbero già reagito in caso di sospetti». 

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