Mediterraneo, in futuro le giornate da 50 gradi saranno più comuni
La primavera, questa primavera, è stata caldissima nel Mediterraneo. Torrida. Lo scorso aprile, un'ondata di calore ha provocato temperature fino a 20 gradi più alte della norma in Algeria, Marocco, Portogallo e Spagna. Ne avevamo parlato. Un tempo, come riferisce l'Economist, gli scienziati erano piuttosto restii a incolpare il cambiamento climatico. Mancano dati, sostenevano spesso. Ora, di dati e numeri, ce ne sono in abbondanza. E collegare questi fenomeni, sempre più estremi e sempre meno rari, al citato cambiamento climatico è tutto fuorché una bestemmia. L'ondata di calore di aprile, secondo la World Weather Attribution, una rete di meteorologi specializzati in modelli del clima, non solo è stata provocata dai gas serra che si stanno accumulando nell'atmosfera, ma è stata resa circa cento volte più probabile dagli stessi gas.
In un articolo datato 26 maggio e pubblicato su npj Climate and Atmospheric Science, Nikolaos Christidis, climatologo dell'Hadley Centre, una sezione del MET Office britannico, ha analizzato che cosa potrebbero diventare il Mediterraneo e il Medio Oriente in un futuro mondo ancora più caldo. I ricercatori, in particolare, erano interessati alla frequenza con cui la regione può aspettarsi di vedere giorni in cui la colonnina di mercurio supera i 50 gradi. Più o meno come questo fine settimana in alcune zone prigioniere di Caronte, soprattutto in Italia.
Il dottor Christidis e i suoi colleghi hanno utilizzato i dati provenienti da una dozzina di siti della regione, dalla Turchia alla Spagna passando per l'Egitto e perfino il Qatar. Hanno dapprima simulato un mondo preindustriale, in cui l'uomo non aveva ancora iniziato ad alterare significativamente l'atmosfera. Scoprendo che, date quelle condizioni, le giornate a 50 gradi erano praticamente impossibili. Solo in Arabia Saudita e sulla costa della Tunisia potevano verificarsi ma, anche in quel caso, solo una volta ogni secolo circa.
L'équipe ha poi rielaborato i modelli utilizzando uno scenario standard di «via di mezzo» per le emissioni future. Si presume che i Paesi, infatti, faranno qualche sforzo per frenare il cambiamento climatico, ma con pochi aggiustamenti veramente radicali. In questo mondo, il livello di anidride carbonica nell'aria si attesterà a circa 600 parti per milione entro il 2100, rispetto alle attuali 420 parti per milione. Il risultato? Gli scienziati hanno scoperto che la probabilità che almeno un giorno all'anno superi i 50 gradi aumenterà rapidamente entro la metà del secolo per tutte le località del Mediterraneo, tranne quelle più fresche, come la Spagna. Entro il 2100, è pure probabile che ogni anno si verifichino picchi superiori a 45°C.
Ciò significa più siccità e incendi: il 2022, in questo senso, è stato il secondo peggior periodo di incendi in Europa mai registrato, la maggior parte dei quali nel Mediterraneo. Ma non finisce qui. Il caldo estremo, ricorda l'Economist, scioglie le strade, blocca le ferrovie e rende pericoloso il lavoro all'aperto. Per tacere, allargando il campo, dei danni in generale alla salute. Le ondate di calore causano già l'8% di tutti i decessi legati alle condizioni atmosferiche. Le temperature molto elevate e l'umidità possono persino impedire alle persone di disperdere il calore attraverso la sudorazione, il che può finire per ucciderle. I Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente sono abituati al caldo. Ma il futuro sarà molto diverso dal passato, anche alle nostre latitudini: tra il 2000 e il 2022, in Svizzera, si sono contati quasi 9.000 decessi imputabili alle temperature elevate.