Meta saluta il fact-checking esterno e abbraccia l'era Trump
Oggi, martedì, Meta ha annunciato una serie di modifiche alle sue pratiche di moderazione dei contenuti. Modifiche che, leggiamo, in sostanza metteranno fine al suo programma di fact-checking di lunga data. Il programma, a suo tempo, era stato istituito per limitare la diffusione della disinformazione sulle piattaforme social del gruppo. Si tratta, manco a dirlo, di una chiara inversione di tendenza rispetto al recente passato. Un segno, evidente, di come l'azienda si stia riposizionando rispetto all'avvento di Donald Trump alla Casa Bianca. Come, d'altronde, stanno facendo tutti i colossi Tech del Paese. Di più, nel descrivere i cambiamenti Meta ha recitato una sorta di mea culpa. Spiegando, nello specifico, di essersi allontanata troppo dai suoi valori nel corso del decennio precedente.
«Vogliamo annullare il mission creep che ha reso le nostre regole troppo restrittive e troppo inclini a un'applicazione eccessiva» ha dichiarato in un comunicato Joel Kaplan, il nuovo capo della politica globale di Meta. Invece di utilizzare organizzazioni giornalistiche e altri servizi di terze parti, Meta, che possiede Facebook, Instagram e Threads, si affiderà agli utenti per aggiungere note o correzioni ai post che potrebbero contenere informazioni false o fuorvianti.
Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Meta, ha dichiarato in un video che il nuovo protocollo, che scatterà negli Stati Uniti nei prossimi mesi, è simile a quello utilizzato da X, chiamato Community Notes. «È ora di tornare alle nostre origini, alla libertà di espressione» ha spiegato Zuckerberg. L'attuale sistema di fact-checking dell'azienda, ha aggiunto, ha «raggiunto un punto in cui ci sono troppi errori e troppa censura». Zuckerberg ha ammesso che, in virtù di questa decisione, ci saranno più «cose brutte» sulla piattaforma. «La realtà è che si tratta di un compromesso» ha detto. «Significa che limiteremo meno contenuti cattivi, ma ridurremo anche il numero di post e account di persone innocenti che accidentalmente elimineremo».
Elon Musk, a proposito di X, si è affidato alle Community Notes per segnalare i post fuorvianti. Il servizio, tuttavia, non ha impedito allo stesso Musk di posizionare X come una piattaforma di destra, vicina se non vicinissima al programma politico di Donald Trump. La mossa di Meta, probabilmente, piacerà all'amministrazione Trump e ai suoi alleati conservatori, molti dei quali hanno disapprovato la pratica sin qui adottata da Meta. Quella, cioè, di aggiungere disclaimer o avvertimenti ai post discutibili o falsi. Trump ha a lungo inveito contro Zuckerberg, sostenendo che la funzione di fact-checking trattava ingiustamente i post degli utenti conservatori. Da quando Trump si è aggiudicato un secondo mandato a novembre, Meta si è mossa rapidamente per cercare di riparare le relazioni tese con l'universo trumpiano e conservatore. Zuckerberg, dal canto suo, ha osservato che «le recenti elezioni» hanno rappresentato un «punto di svolta culturale per dare nuovamente priorità alla parola».
A fine novembre, lo stesso Zuckerberg ha cenato con Trump a Mar-a-Lago. In Florida, ha incontrato anche Marco Rubio, che Trump ha scelto come nuovo segretario di Stato. Meta ha donato un milione di dollari per contribuire all'inaugurazione di Trump. La scorsa settimana Zuckerberg ha scelto Kaplan, un conservatore di lunga data nonché il più alto dirigente di Meta più vicino al Partito Repubblicano, per ricoprire il ruolo «politico» più importante dell'azienda. Ieri, Zuckerberg ha annunciato che Dana White, capo dell'Ultimate Fighting Championship e stretto alleato di Trump, entrerà a far parte del consiglio di amministrazione di Meta oltre a John Elkann.
Secondo una persona a conoscenza del dossier, riferisce fra gli altri il New York Times, i dirigenti di Meta hanno recentemente avvertito i funzionari di Trump del cambiamento di politica interna. L'annuncio dell'addio al fact-checking è coinciso con un'apparizione di Kaplan a Fox & Friends, uno dei programmi preferiti di Trump. Durante la trasmissione, Kaplan ha detto che c'erano «troppi pregiudizi politici» all'interno del programma di fact-checking, avviato nelle settimane successive alla prima elezione di Donald Trump, nel 2016. All'epoca, Facebook era stato accusato di diffondere disinformazione in maniera incontrollata attraverso la piattaforma. Zuckerberg, finito nell'occhio del ciclone, si era rivolto a organizzazioni esterne come The Associated Press, ABC News e Snopes, insieme ad altre organizzazioni globali controllate dall'International Fact-Checking Network, per esaminare i post potenzialmente falsi o fuorvianti su Facebook e Instagram e stabilire se dovessero essere annotati o rimossi.
Zuckerberg, parlando dei cambiamenti, ha dichiarato che saranno «rimosse le restrizioni su argomenti come l'immigrazione e il genere che non sono in linea con il discorso tradizionale». Ha inoltre dichiarato che i team che si occupano di fiducia e sicurezza e di moderazione dei contenuti saranno spostati dalla California, mentre la revisione dei contenuti statunitensi si sposterà in Texas. Questo «aiuterà a eliminare il timore che dipendenti di parte censurino eccessivamente i contenuti» ha aggiunto.