Meta, Twitter e gli altri: quando il licenziamento è social
Un posto di lavoro a Facebook e Twitter è, in questo momento, fra i meno sicuri del mondo. E migliaia di persone se ne stanno accorgendo sulla propria pelle. Le anticipazioni del Wall Street Journal sul futuro di Meta e le prime mosse di Elon Musk da proprietario di Twitter vanno in questa direzione. Del resto, per le Big Tech il vento è cambiato già da mesi. Uno scenario destabilizzante: perché siamo abituati, o ci hanno abituato, a non stupirci per tagli nei settori tradizionali, ma se questo accade anche nella tecnologia che cosa ci rimane?
Boom da COVID
L’azienda Meta, cioè l’ex Facebook, ha 87.000 dipendenti e la cosa notevole è che metà di questi è stata assunta negli ultimi due anni e mezzo: 27.000 persone complessivamente nel 2020 e 2021, 15.344 nella prima parte del 2022.
Assunzioni figlie del boom durante il periodo COVID, con buona parte della popolazione rintanata in casa o comunque distanziata, e più di recente anche dell’operazione Metaverso voluta da Mark Zuckerberg e fin qui fallimentare.
Il fondatore di Facebook è preoccupato dal crollo del titolo, che rispetto all’inizio dell’anno ha perso il 70% (fa più impressione dire 800 miliardi di dollari), ma anche dal fatto che l’azienda abbia poca chiarezza sugli obiettivi. È quindi probabile che i tagli non riguardino Instagram e in particolare chi si occupa dei Reels (i video brevi), e nemmeno il Metaverso che è un’ossessione personale di Zuckerberg, ma i mille progetti collaterali. Certo i danni maggiori sono arrivati da TikTok, che ha allontanato dal “mondo Facebook” i giovani, e dalla mossa della Apple di far scegliere agli utenti se consentire il tracciamento. Poi è chiaro che il Metaverso ha drenato soldi (finora 15 miliardi di dollari) ed energie, con la piattaforma Horizon Worlds che ha 200.000 visitatori, in rapporto alle aspettative meno di niente, e non potendo abolire la concorrenza si aboliscono i dipendenti.
La domanda è una: quanti? Il mese scorso fughe di notizie, le solite mail interne fatte girare da chi si sente nel mirino, parlava del 10% del totale, poco rispetto alle assunzioni ma molto in assoluto: 8.700.
Dimensioni
Il caso Twitter è di tutt’altre dimensioni, anche se Elon Musk è capace di fare notizia più di Zuckerberg: l’azienda dell’uccellino blu, con certificazione a pagamento (8 dollari al mese, per ora solo negli USA), ha un problema di numeri, con decine di milioni di utenti che cambiano in base alle rilevazioni. Le più credibili dicono di 329 milioni di iscritti, di cui 247 milioni davvero attivi. Meno di un decimo di tutto il mondo Meta, per fare una proporzione. Sono quindi meno anche i dipendenti, circa 7.500: al di là dei 4 megadirigenti cacciati da Musk mezzo secondo dopo il suo arrivo, metà dei dipendenti normali era nel mirino da mesi e difficilmente si salverà nel nuovo corso “premium”, a meno che il progetto X (la app in stile WeChat) crei nuove opportunità.
Comunque le 3.700 email di licenziamento sono già state spedite, con alcuni errori visto che alcuni “prescelti” avevano competenze che nel nuovo Twitter torneranno utili e sono stati richiamati. Insomma, si vive nel terrore.
Bilanci sempre negativi
Va ricordata anche una cosa importante: Twitter ha sempre perso soldi, il suo successo si è sempre basato sulle aspettative. Nel 2021, considerato un anno positivo, su 5 miliardi di dollari di fatturato ha registrato perdite per 221 milioni. Mentre il vituperato Facebook-Meta è in questo senso una macchina da guerra e nel 2021 su 33,6 miliardi di fatturato ha registrato un utile di 10,2 miliardi: in altre parole, a Zuckerberg basterebbe ridurre un po’ i costi, mentre Musk deve anche farsi venire una grande idea. Al momento oltre il 92% degli introiti arriva dalla pubblicità.
Amazon
Il resto del mondo tech non se la passa meglio. Qualche giorno fa Amazon ha ammesso una sorta di blocco delle assunzioni, anche in settori di grande impatto come Prime Video e Grocery: del resto guadagnando con il cloud perché dovrebbe continuare a spingere sui settori fisici? Che fra l’altro sono quelli con meno margini e più possibilità di alimentare polemiche. Coinbase negli scorsi mesi ha licenziato il 18% del personale, nonostante fino a qualche mese fa ci spiegassero che le piattaforme per il trading di criptovalute fossero il futuro. Segnali negativi anche da Alphabet Google, non ancora licenziamenti ma quelle che in “managerese” si chiamano razionalizzazioni.
Fine della storia
Si potrebbe fare un lungo elenco, ma è più importante il quadro generale. È giunta al termine la fase della crescita a tutti i costi, quando venivano considerati deludenti aumenti di fatturato e utenti inferiori alle previsioni. E allora 247 milioni di utenti attivi quotidianamente su Twitter sembrano pochi? Forse a chi vive nella bolla mediatico-tecnologica, ma alla quasi totalità di chi vive in altri settori le tendenze e gli hashtag interessano pochissimo. Negli ultimi anni era stata accettata quasi all’unanimità un’ideologia da fine della storia: chi pensa che nel 2032 useremo un motore di ricerca diverso da Google o posteremo le nostre foto su un social network diverso da Instagram? Eppure qualcuno ridimensionerà queste aziende, come loro hanno fatto con i giornali e la televisione.