Il caso

Miele, propoli e «stop al genocidio»: apicoltore multato per 430 euro

L'uomo ha esposto al mercato di Desio uno striscione in cui chiedeva la fine delle ostilità a Gaza: raggiunto dai carabinieri, è stato multato per «propaganda politica non autorizzata»
©Facebook
Red. Online
15.10.2024 19:15

Il suo sostegno alla popolazione della Striscia di Gaza è costato caro: una multa da 430 euro. È successo ieri a Marco Borella, proprietario dell’azienda Api e Nanni Apicoltura, con sede a Caslino d’Erba, in Provincia di Como. L’uomo è stato sanzionato per «propaganda politica non autorizzata» in quanto si è rifiutato di togliere lo striscione con scritto «Stop bombing Gaza. Stop genocide» dal suo banchetto di miele al mercato di Desio, in provincia di Monza e Brianza.

«Ero a fare il mercato a Desio con il mio banco del miele e a un certo punto della mattinata si sono presentati due carabinieri chiedendo di rimuovere lo striscione con scritto “Stop bombing Gaza. Stop genocide” perché mi hanno detto che si trattava di propaganda politica non autorizzata», ha riferito l’apicoltore a Radio Popolare. E ha aggiunto: «Mi sono rifiutato di farlo perché penso che il messaggio che veicola lo striscione non sia d'odio, ma una richiesta di pace immediata e di interruzione del genocidio in corso. A quel punto mi è stato fatto un verbale con una sanzione di 430 euro al quale dovrei rispondere, intanto ho parlato con un avvocato che mi aiuterà a presentare ricorso. Non era la prima volta che avevo lo striscione, ma lunedì avrà dato fastidio a qualcuno».

Dopo aver raccontato quanto avvenuto, all'apicoltore sono arrivati molti messaggi di solidarietà. Tramite la pagina Facebook della sua azienda, Borella ha scritto: «Cari amici e care amiche, vi ringrazio per la solidarietà e la vicinanza, non pensavo che così tante persone sarebbero state così presenti a sostenermi. Dà speranza». E ancora. «Questa non è la lotta di Marco, ma è e deve essere ancora una lotta comune per tutte/i noi, condivisa e diffusa quanto più possibile. Ciò che mi è successo oggi purtroppo è indice di un clima politico pericoloso, fatto di intimidazioni e repressione del dissenso. Il mio striscione non istiga alcun tipo di odio e non lede i diritti civili e politici di nessuno. Era, è, la richiesta urgente, legittima e inascoltata, di porre fine a un massacro indiscriminato, un genocidio tremendo. E totalmente documentato. Una richiesta di pace».

Riguardo alla sua decisione di non rimuovere lo striscione, l’apicoltore ha sottolineato: «Sarebbe stato ingiusto e umiliante accettare di rimuovere lo striscione per il quieto vivere, per continuare ad accettare il silenzio della nostra società. Perché il dissenso disturba, il dialogo tra le persone impaurisce, e la richiesta di giustizia viene negata».

La reazione del PD

Le federazioni PD Province Monza-Brianza e Como hanno condannato quanto accaduto, parlando di un «atto grave, lesivo della libertà di espressione». In un comunicato diffuso su Facebook si legge: «Un messaggio di pace veicolato da chi non vuole restare in silenzio di fronte al massacro della guerra, da chi desidera e manifesta per la pace, da chi non vuole rimanere indifferente nel rispetto dell’opinione di tutti. E la reazione sarebbe quella di punirlo per presunta "propaganda politica non autorizzata"? Un atto davvero grave perché va a ledere la libertà di espressione e di pensiero di ognuno. Un gesto umano, sociale prima ancora che politico, quello dell’ambulante, punito in maniera sconsiderata».