Mistero nel Baltico: la Cina vieta ai procuratori svedesi di salire sulla Yi Peng 3

Yi Peng 3 è ripartita. La nave mercantile cinese, sospettata di aver avuto un ruolo nel sabotaggio dei due cavi di telecomunicazione sottomarini nel Mar Baltico nel mese di novembre, ha ripreso la navigazione sabato, dopo essere stata ancorata, per un mese, nello stretto di Kattegat. Tra la Svezia e la Danimarca.
Nel frattempo, però, emergono anche nuovi dettagli sulla misteriosa vicenda. Stoccolma, in particolare, ha accusato Pechino di aver respinto la richiesta dei procuratori svedesi di salire a bordo della nave, per ispezionarla. Nonostante la Cina avesse promesso, in un primo momento, di voler «cooperare con le autorità regionali», per far luce sulla vicenda.
Dopo i presunti sabotaggi di cavi sottomarini, avvenuti tra il 17 e il 18 novembre, l'imbarcazione era infatti rimasta, come detto, nello stretto di Kattegat. Qui è stata ampiamente sorvegliata da più Paese, soprattutto dalle polizia svedese. Almeno fino a sabato, quando, improvvisamente, la nave è salpata. Pechino, a tal proposito, ha dichiarato che Yi Peng 3 è ripartita «per garantire il benessere fisico e mentale dell'equipaggio».
Ma come dichiarato dalla ministra degli Esteri svedese, Maria Malmer Stenergard, la Cina non avrebbe rispettato i patti. Pechino, infatti aveva concesso a Stoccolma la possibilità di far salire a bordo della nave i procuratori svedese. Promesse che però non sono state mantenute. «La polizia svedese è salita a bordo e ha partecipato, come osservatore, in merito all'indagine cinese», ha chiarito Stenegard. Detto in altre parole, la polizia svedese ha potuto essere presente nel corso delle indagini di Pechino, ma al Paese scandinavo non è stato concesso di intraprendere le proprie ricerche. «La commissione statale per gli incidenti ha partecipato nel suo ruolo di autorità investigata. Allo stesso tempo, però, non possiamo fare a meno di notare che la Cina non ha ascoltato la nostra richiesta di consentire al pubblico ministero di condurre un'indagine preliminare a bordo».
Stoccolma, però, non ha intenzione di archiviare la faccenda. «La nostra richiesta di consentire ai procuratori svedesi, insieme alla polizia e ad altri soggetti, di adottare alcune misure investigative nell'ambito dell'indagine a bordo, rimane. E su questo siamo stati chiari con la Cina», ha aggiunto Stenergard. E ancora: «Abbiamo grande rispetto per l'indagine preliminare condotta in modo indipendente e siamo ancora in attesa dei suoi risultati. Immagino che continueremo a parlare con la Cina della questione, a diversi livelli, per far valere le nostre ragioni, ma anche a lavorare affinché la polizia e il procuratore abbiano le condizioni per indagare su quanto è accaduto».
Ma non è tutto. Giovedì, le autorità svedesi, tedesche e finlandesi sono state invitate a salire a bordo della Yi Peng 3, insieme a un rappresentante danese nell'ambito di un'indagine condotta dalla Cina. Ciononostante, al procuratore svedese, che sta conducendo un'indagine europea, non è stato permesso di salire a bordo della nave. Un divieto strano, che non fa che avvolgere la vicenda da una nube di mistero ancor più grossa.