Morto Fumihiko Maki: partecipò alla progettazione del Ground Zero

L'architetto giapponese Fumihiko Maki, vincitore del prestigioso Premio Pritzker nel 1993, progettista per Ground Zero di una torre per il nuovo complesso del World Trade Center di New York dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 e dell'ampliamento del Palazzo delle Nazioni Unite, è morto a Tokyo per cause naturali all'età di 95 anni. Ha lasciato la sua impronta anche in Svizzera.
La notizia della scomparsa, avvenuta il 6 giugno, è stata resa nota dalla famiglia a funerali celebrati alla stampa giapponese.
A Basilea, un edificio con uffici porta il suo nome sul campus di Novartis. L'apertura spaziale, le grandi finestre e gli spazi di ventilazione lungo i piani creano un'atmosfera di trasparenza negli uffici.
Visto dall'esterno, e soprattutto al buio, l'edificio illuminato dall'interno ha qualcosa di fluttuante. Questa trasparenza caratterizza anche "The Circle" all'aeroporto di Zurigo, in particolare l'interno dell'edificio.
Maki è stato uno dei fondatori del Metabolismo, un movimento architettonico giapponese d'avanguardia degli anni '60 che proponeva di progettare gli edifici come organismi viventi. Progettista di fama internazionale, insignito anche della Thomas Jefferson Medal in Architecture nel 1990, Maki ha cercato nei suoi edifici un equilibrio tra esigenze funzionali, inserimento nel contesto e unità compositiva, armonizzando le tradizioni architettoniche giapponesi con le lezioni del Modernismo.
Tra le sue numerose costruzioni figurano il Toyoda Memorial Hall dell'Università di Nagoya (1960); il campus dell'Università Rissho di Kumagaya (1965-70); il centro civico della nuova città di Senzi, Osaka (1966-70); il complesso residenziale e commerciale Daikanyama, Tokyo (1967-77): l'ambasciata austriaca a Tokyo (1974); il Museo Iwasaki, Ibusuki (1979); la Biblioteca dell'Università di Keio, Tokyo (1982); il Wacoal Media Center a Tokyo (1982-85); il Museo d'arte moderna di Kyoto (1985-90); il Palazzo della musica a Kirishima (1994); l'Isar Büro Park a Monaco di Baviera (1995); l'Auditorium dell'Università Kenagawa, Yokohama (1996); gli uffici Rolex a Kouto, Tokyo (2002); la sede dell'Asahi Television a Minato, Tokyo (2003); il Mihara Cultural Center a Hiroshima (2007); il Republic polytechnic a Singapore (2007). Nel 2004 ha vinto, insieme allo studio Skidmore, Owings & Merrill, l'appalto per l'ampliamento del Palazzo delle Nazioni Unite.
Nato a Tokyo il 6 settembre 1928, Maki studiò all'università della capitale giapponese e completò la sua formazione negli Stati Uniti, conseguendo il master in architettura alla Cranbrook Academy of Art di Bloomfield Hills e presso la Harvard University e poi lavorando negli studi Skidmore Owings and Merril e Sert Jackson and Associates. Nel 1965 aveva aperto lo studio a Tokyo, dove ha anche insegnato presso l'Università (1964-79).
La prima fase del suo lavoro è stata caratterizzata da un'aderenza ai principi del Modernismo: di questo periodo sono l'Hillside Terrace a Tokyo (complesso residenziale realizzato in cinque fasi dal 1967 al 1992), il Museo Iwasaki a Ibusuki (1977-79), la Scuola d'arte e di educazione fisica dell'università di Tsukuba (1972-80). In queste opere già emerge la dominante che caratterizzerà il lavoro di Maki sino ai giorni nostri: la ricerca costante di rappresentare le condizioni di molteplicità, frammentarietà e mutevolezza della cultura giapponese contemporanea attraverso quella che l'architetto definiva "estetica della frammentazione".
Successivamente ha diretto la sua ricerca sulle potenzialità espressive dei materiali metallici, che coincide con il tentativo di restituire al manufatto quell'insieme di vibrazioni, tattilità, grana tipici dell'architettura tradizionale. La massima espressione di questo approccio è leggibile nelle realizzazioni dello ''Spiral'' Wacoal Media Center (1982-85) e di ''Tepia'', Museo delle Scienze (1986-89), entrambi a Minato, Tokyo, e inoltre il Museo di Arte moderna di Kyoto (1983-86), il complesso sportivo di Fujisawa (1980-84), il Makuhari Messe a Chiba (1986-89) e il complesso sportivo della città di Tokyo (1985-90), realizzati nella ricerca di estrema leggerezza e di nuova figuratività nel rapporto monumento moderno e spazio urbano.