Morto il filosofo Salvatore Veca
Salvatore Veca, uno dei più importanti filosofi italiani, presidente onorario della Fondazione Feltrinelli, intellettuale progressista impegnato nella vita culturale, è morto la notte scorsa all’età di 77 anni a Milano.
Ha concluso la sua prestigiosa carriera accademica come professore ordinario di filosofia politica all’Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia (2005-2013), di cui è stato vicedirettore e prorettore vicario. Aveva iniziato la docenza all’Università Statale di Milano, ottenendo in seguito cattedre all’Università della Calabria, di nuovo a Milano, quindi Bologna, Firenze e infine Pavia.
Nei suoi studi Veca ha affrontato i temi della cittadinanza, della giustizia e della laicità. Dopo il libro “Le mosse della ragione» (Il Saggiatore, 1980), introduce nella cultura filosofica italiana la discussione sulle teorie della giustizia con il volume «La società giusta» (Il Saggiatore, 1982) ed elabora e sviluppa la sua prospettiva teorica in «Questioni di giustizia» (Pratiche, 1985) e «Una filosofia pubblica» (Feltrinelli, 1986). Nel 1988 dedica un volume divulgativo agli esiti di questa fase della sua ricerca con «L’altruismo e la morale» (Garzanti, 1988), scritto con Francesco Alberoni.
Gli sviluppi successivi della sua ricerca, orientata al problema dei rapporti fra teoria normativa e teoria descrittiva della politica e incentrata sulla questione del pluralismo come fatto e come valore per la teoria democratica, sono rinvenibili nel saggio «Libertà e eguaglianza. Una prospettiva filosofica», in «Progetto Ottantanove» (Il Saggiatore, 1989), scritto con Alberto Martinelli e Michele Salvati; nel libro «Etica e politica» (Garzanti 1989) e, in particolare, nei libri «Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull’idea di emancipazione» (Feltrinelli, 1990) e «Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica» (Einaudi, 1991). Tra i suoi saggi più recenti «L’idea di incompletezza» (Feltrinelli, 2011) e «Il senso della possibilità» (Feltrinelli, 2018).