Negli Usa il poker è in profondo rosso

A picco gli introiti del celebre gioco d'azzardo: in 5 anni "persi" 45 milioni
Red. Online
28.02.2013 22:06

NEW YORK - Il poker produce sempre meno introiti negli Stati Uniti e a Las Vegas negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti circa otto sale da gioco: non se la passano meglio altri stati dove il poker è legale, come il Mississippi e l'Indiana. "Credo che il poker abbia perso il suo fascino - ha commentato William Thompson, autore dell'enciclopedia Gambling in America - cosi i casinò più piccoli hanno semplicemente pensato che non vale la pena investire nel poker e si sono riversati sulle slot-machine".  La caduta di interesse nel poker, di fatto, è iniziata già dal 2007, dopo che il governo federale ha imposto un giro di vite sulle scommesse virtuali. La crisi economica del 2008 ha poi peggiorato la situazione. Ma mentre nel 2010 gli altri giochi d'azzardo hanno cominciato a riprendersi, il poker è andato in controtendenza. L'anno scorso gli introiti da gioco del poker sono stati pari a 123 milioni di dollari, mentre nel 2007 erano 168 milioni. Il poker, oltretutto, non è mai stato una fonte di profitto vero e proprio per i casinò perchè i giocatori si scambiano denaro tra di loro mentre alla "casa" spetta solo il 5%: e così tenere in piedi una sala da poker è costoso, perché ci vuole un banco per ogni tavolo, quindi un impiegato da occupare e stipendiare.

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