Guerra

Nel «cimitero per bambini» di Gaza: «Insopportabile pensare ai piccoli sotto le macerie»

L'ONU definisce il bilancio di giovani vittime nella guerra tra Israele e Hamas «più che devastante»: il popolo palestinese «corre un serio rischio di genocidio»
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Michele Montanari
02.11.2023 13:31

Il bilancio di bambini morti nella guerra tra Israele e Hamas è «più che devastante». Lo ha detto il capo dei soccorsi delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, dopo aver fatto tappa in Israele e nei territori palestinesi occupati. Secondo l’ONU, Gaza è diventata un «cimitero per bambini»: piccole vittime tra le migliaia di persone uccise nei bombardamenti israeliani. Persone che non potevano andare da nessuna parte, perché Gaza è una vera e propria «prigione a cielo aperto». Oggi più di un milione di abitanti deve affrontare una grave carenza di beni di prima necessità, come acqua, elettricità e carburante. Mentre Internet e le vie di comunicazione ieri sono state nuovamente interrotte. Il Ministero della Sanità di Gaza gestito da Hamas riferisce di 3.760 bambini palestinesi uccisi su 9.061 morti totali (e oltre 32 mila feriti). Stando a una recente analisi dell'Associated Press, basata sui dati diffusi dal Ministero della Sanità di Gaza, al 26 ottobre 2.001 bambini di età pari o inferiore a 12 anni sarebbero morti, inclusi 615 di età pari o inferiore a 3 anni. Quasi la metà dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia ha meno di 18 anni: i minorenni rappresenterebbero il 40% delle persone uccise negli attacchi aerei israeliani e dai razzi di Hamas ricaduti a Gaza (sarebbero centinaia quelli che hanno fatto «cilecca»). Senza contare che il gruppo islamista usa la popolazione come fosse uno scudo umano.

Anche i bambini israeliani sono stati brutalmente uccisi. I funzionari dello Stato ebraico hanno fatto sapere che nei furiosi attacchi di Hamas del 7 ottobre sono morte più di 1.400 persone, tra cui neonati e bimbi piccoli. Le cifre esatte riguardanti i minori non sono state rese note. Inoltre, circa 30 bambini sono finiti tra i 240 ostaggi presi dal gruppo islamista.

La ONG Save the Children ha denunciato come, in poco più di tre settimane, siano stati uccisi più bambini che in tutti gli attuali conflitti mondiali messi insieme. A titolo di paragone, nel corso di tutto il 2022 sono morti 2.985 bambini in circa 20 zone di guerra nel mondo.

Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), oltre 1.000 bambini risultano ancora dispersi nella Striscia: potrebbero essere intrappolati o morti sotto le macerie, in attesa di essere salvati o recuperati. Jens Laerke, portavoce dell'OCHA, ha dichiarato che è «insopportabile pensare ai bambini sepolti sotto le macerie con pochissime possibilità di esser tirati fuori».

Ma se la situazione attuale è terrificante, quella futura non è certo rosea. «Le minacce vanno oltre le bombe e i mortai», ha sottolineato James Elder dell'UNICEF. Le morti infantili dovute alla disidratazione rappresentano «una minaccia crescente», perché la capacità idrica di Gaza è pari al 5% del volume richiesto, a causa degli impianti di desalinizzazione non funzionanti, danneggiati o privi di carburante. Secondo Elder, quando i combattimenti saranno finiti, i bambini pagheranno un caro prezzo «per i decenni a venire», a causa dei terribili traumi subiti.

Le parti in guerra sembrano aver dimenticato che «quando le case vengono distrutte, crollano sulle teste dei bambini». È il commento dello scrittore Adam al-Madhoun, rilasciato all'Associated Press, dopo che sua figlia di 4 anni è stata portata in ospedale: è sopravvissuta a un attacco aereo in cui ha perso il braccio destro. La sua gamba sinistra è rimasta schiacciata, il suo cranio fratturato. Questa è una delle tante storie dell’orrore di un’infanzia distrutta, in mezzo a immagini e filmati di bambini sotto shock che vengono estratti dalle macerie o si agitano imbrattati di sangue su barelle di fortuna. E in un inferno del genere, gli aiuti umanitari stentano ad arrivare. Martedì scorso, il segretario generale dell’ONU António Guterres ha invocato l'ennesimo cessate il fuoco, denunciando come il blocco di beni essenziali abbia peggiorato la «tragedia umana» della popolazione palestinese. Guterres ha chiesto che un accesso umanitario senza ostacoli «sia concesso in modo coerente, sicuro e su vasta scala per soddisfare i bisogni urgenti creati dalla catastrofe in corso». Secondo gli esperti indipendenti incaricati dal Consiglio per i diritti umani dell'ONU, il popolo palestinese «corre un serio rischio di genocidio» e il tempo per prevenirlo «sta scadendo».

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