Diritti

Nessuno riesce a colmare il divario di genere sul lavoro: «Le donne discriminate ovunque»

Un report della Banca mondiale evidenzia una situazione peggiore del previsto, con lacune in tutti i Paesi: «Con pari opportunità, il PIL globale crescerebbe del 20%»
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Red. Online
05.03.2024 16:22

Nessun Paese al mondo offre alle donne le stesse opportunità di lavoro che hanno gli uomini. È quanto emerge dal report Women, Business and the Law, pubblicato ieri dalla Banca mondiale, secondo cui il divario di genere globale è molto più ampio di quanto si pensasse in precedenza. Il report prende in considerazione la differenza tra le riforme legali e i loro risultati effettivi in 190 economie, anche le più ricche, mostrando come i diritti che dovrebbero essere riconosciuti alle donne spesso non vengano esercitati nella loro totalità. Questo perché i Paesi, in media, hanno istituito meno del 40% dei sistemi necessari per la piena attuazione delle leggi. Stando al rapporto 2023 del Global Gender Gap, stilato dal World Economic Forum, al ritmo attuale, ci vorranno 132 anni per raggiungere la parità totale. 

Ad esempio, 98 economie hanno adottato leggi che impongono la parità di retribuzione alle donne per un lavoro di pari valore, eppure solo 35 economie hanno introdotto misure di trasparenza salariale o meccanismi di applicazione della normativa per correggere il divario retributivo.

Inoltre, se si prendono in considerazione le differenze giuridiche in materia di violenza e accesso ai servizi di assistenza per l’infanzia, le donne godono di meno di due terzi dei diritti degli uomini. Relativamente a questi ambiti, le donne godono in media solo del 64% delle tutele legali di cui possono beneficiare gli uomini.

Secondo Indermit Gill, capo economista della Banca Mondiale e vicepresidente senior per l’economia dello sviluppo, «le donne hanno il potere di dare una spinta alla traballante economia globale. Tuttavia, in tutto il mondo, leggi e pratiche discriminatorie impediscono alle donne di lavorare o avviare imprese in maniera paritaria rispetto agli uomini. Colmare questo divario potrebbe far aumentare il prodotto interno lordo globale di oltre il 20%, ma le riforme non fanno passi avanti, anzi». Secondo il report, l'attuale situazione mostra quanto duro lavoro ci sia ancora da fare affinché i Paesi applichino leggi in grado di abbattere le differenze di genere. Nel 2023, i governi si sono impegnati, in particolare, a promuovere tre categorie di riforme legali in materia di pari opportunità: retribuzione, diritti genitoriali e tutela del posto di lavoro. Tuttavia, quasi tutti i Paesi hanno ottenuto scarsi risultati in due categorie che venivano monitorate per la prima volta: l'accesso all’assistenza all’infanzia e la sicurezza delle donne.

Le lacune più grandi sono emerse in materia di sicurezza: le donne godono solo di un terzo delle tutele legali necessarie contro la violenza domestica, le molestie sessuali, i matrimoni precoci e i femminicidi. Sebbene 151 economie abbiano leggi in vigore che vietano le molestie sessuali sul posto di lavoro, solo 39 hanno leggi che le proibiscono negli spazi pubblici. 

La maggior parte dei Paesi ha ottenuto scarsi risultati anche per quanto riguarda le leggi sull’assistenza all’infanzia. Oggi, solo 78 economie (meno della metà) forniscono sostegno finanziario o sgravi fiscali ai genitori con bambini piccoli. Mentre solo 62 economie (meno di un terzo) hanno standard di qualità che regolano i servizi di assistenza all’infanzia, senza i quali le donne con figli farebbero decisamente fatica ad andare a lavorare. In termini di retribuzione, le donne guadagnano solo 77 centesimi per ogni dollaro pagato agli uomini, e il divario in termini di diritti si estende fino alla pensione. In 62 economie, le età in cui uomini e donne possono andare in pensione non sono le stesse. Le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini, ma la loro retribuzione quando lavorano è inferiore e generalmente vanno in pensione prima degli uomini. Un quadro del genere le espone a benefici pensionistici inferiori e a una maggiore insicurezza finanziaria in età avanzata.

Nella classifica del 2023, Islanda, Norvegia e Finlandia sono stati i Paesi più virtuosi per quanto concerne la parità di genere, mentre i peggiori sono risultati Algeria, Chad e Afghanistan. La Svizzera si è piazzata al 21esimo posto, perdendo otto posizioni rispetto all'anno precedente.

Secondo Tea Trumbic, l'autrice principale del rapporto, «oggi, appena la metà delle donne partecipa alla forza lavoro globale, rispetto a quasi tre uomini su quattro. Questo non è solo ingiusto: è uno spreco. Aumentare la partecipazione economica delle donne è la chiave per amplificare le loro voci e prendere decisioni che le riguardano direttamente. I Paesi semplicemente non possono permettersi di mettere da parte metà della loro popolazione».