La decisione

«Niente cercapersone e walkie talkie a bordo di un aereo»

L'Autorità per l'aviazione civile libanese ha reagito alle esplosioni di martedì e mercoledì varando un divieto generalizzato – La misura riflette il clima di paura generatosi fra la popolazione e le istituzioni del Paese
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Marcello Pelizzari
20.09.2024 13:15

Almeno 39 persone sono morte e circa 3 mila sono rimaste ferite a causa delle esplosioni, in Libano e in Siria, di cercapersone e walkie-talkie. Le esplosioni, avvenute fra martedì e mercoledì, hanno colpito diversi esponenti di Hezbollah. E provocato una forte, fortissima reazione sia fra i vertici dell'organizzazione sia, evidentemente, a livello internazionale. L'operazione, secondo quanto affermato in primis dal New York Times, è stata condotta dai servizi segreti israeliani con il possibile coinvolgimento, altresì, delle Forze di difesa dello Stato Ebraico. Israele, mentre scriviamo queste righe, non ha tuttavia rivendicato ufficialmente la responsabilità dell'attacco.

Quanto accaduto ha rilanciato diverse domande. Una, in particolare: se è possibile far esplodere un cercapersoneche cosa potrebbe succedere al mio smartphone? Domanda nella domanda: dispositivi del genere, volendo, potrebbero esplodere in volo? Tecnicamente sì, venendo alla seconda questione. Come scrive il portale specializzato aeroTELEGRAPH, dispositivi come i cercapersone funzionano tramite frequenze radio. Tradotto: sono facilmente accessibili e non dipendono dalla rete di telefonia mobile, motivo per cui – fra l'altro – ancora oggi vengono utilizzati in alcune parti del mondo dai vigili del fuoco, dai servizi di soccorso e dagli ospedali. I cercapersone sono anche difficili da localizzare: per questo Hezbollah aveva scelto questa tecnologia, vecchia di decenni.

Nell'attesa che venga fatta chiarezza, in particolare sul modo in cui questi oggetti sono stati fatti esplodere contemporaneamente, l'Autorità per l'aviazione civile libanese (LCAA) ha varato un divieto generalizzato: niente cercapersone e walkie-talkie a bordo. Né in cabina né all'interno del cosiddetto bagaglio registrato, da mandare nella stiva. Le compagnie aeree che servono il Paese, oltre a prendere atto della restrizione, hanno prontamente informato i propri passeggeri. Così, ad esempio, Qatar Airways: «Con effetto immediato, in conformità con la direttiva della Direzione generale dell'aviazione civile della Repubblica del Libano, a tutti i passeggeri in partenza dall'aeroporto internazionale Rafic Hariri di Beirut è vietato portare cercapersone e walkie-talkie a bordo dei voli». 

Secondo il citato New York Times, i cercapersone esplosi contenevano ciascuno dai 25 ai 50 grammi di esplosivo. L'esperta di esplosivi Sabrina Wahler, interrogata dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha detto per contro che il quantitativo forse era inferiore. «Cinque grammi penso siano sufficienti» per il tipo di danno arrecato. Le conseguenze di simili esplosioni, in volo, quali sarebbero? Sempre aeroTELEGRAPH, a titolo comparativo, ha ripescato l'attentato a un Boeing 747-100 della Pan Am: il (tristemente) famoso disastro di Lockerbie del 1988, dietro al quale si celava la mano del governo libico. Per l'esplosione, all'epoca, vennero utilizzati dai 340 ai 450 grammi di esplosivo al plastico. Il materiale era stato nascosto in una valigia Samsonite marrone che conteneva un registratore a cassette Toshiba mod. RT-SF16.

La decisione dell'Autorità per l'aviazione civile libanese, concludendo, riflette il clima di paura e scompiglio generatosi tra la popolazione locale e le istituzioni. Un clima dettato, va da sé, da quanto successo. Molti libanesi hanno, inconsciamente o meno, rivisto e rivissuto il trauma dell’esplosione al porto di Beirut del 2020: allora, un deposito di nitrato di ammonio esplose provocando, in città, un cratere di 43 metri di profondità. L'onda d’urto generatasi colpì l'intera Beirut, uccidendo 218 persone e provocando 7 mila feriti.