Medioriente

«Non so se Fakhrizadeh sia stato ucciso dal Mossad»

Sotto la lente il ruolo degli 007 di Tel Aviv nell’assassinio del capo del programma nucleare iraniano – Conferenza online con Amos Yadlin, già direttore dell’intelligence militare di Israele, professore di sicurezza e addetto delle Forze di difesa dello Stato ebraico a Washington
Ufficiali iraniani raccolti in preghiera davanti alla bara dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh. ©EPA
Andrea Colandrea
04.12.2020 21:05

Con una crisi di Governo in corso ancora da sbrogliare e il Governo di Benjamin Netanyahu che vacilla dopo il voto di sfiducia sostenuto anche dal leader di Blu e Bianco Benny Ganz, Israele è tornato sotto i riflettori internazionali. Ma a far discutere di più anche all’estero, in queste giornate tormentate, sono le cupe vicende legate alla serie di morti tra le alte personalità del regime iraniano nelle quali Israele è sospettato di avere avuto un ruolo, nonostante le smentite ufficiali. Dopo l’assassinio del generale Qasem Soleimani, capo delle forze Quds (le unità speciali delle Guardie della rivoluzione islamica), il 3 gennaio scorso da parte della CIA in collaborazione con i servizi segreti israeliani del Mossad, il 29 novembre è stato ucciso lo scienziato Mohsen Fakhrizadeh. Fisico di punta e responsabile dei programmi nucleari del regime degli ayatollah, quest’ultimo è rimasto vittima di un agguato che porterebbe ancora una volta, neanche a dirlo, proprio il timbro di Israele. Un terzo omicidio messo in atto il 30 novembre riguarda il generale Moslem Shahedan, capo operativo dei pasdaran, colpito da razzi lanciati da un drone militare mentre attraversava il confine siro-iracheno vicino a Qaim.

Quattro possibili responsabili

Ma qual è stato davvero il ruolo del Mossad, l’agenzia di intelligence di Israele, in particolare nell’uccisione di Mohsen Fakhrizadeh? In un webinar organizzato mercoledì dalla Europe Israel Press Association (EIPA) e moderato dal direttore dell’organismo Alex Benjamin, Amos Yadlin, già capo della direzione dell’intelligence militare di Israele e addetto delle Forze di difesa israeliane a Washington, ha affermato: «Non so chi ha commesso l’assassinio, ci sono quattro candidati: gli Stati Uniti, Israele, l’Arabia Saudita e l’opposizione iraniana». Se è vero che l’Iran, ha proseguito Yadlin, continua ad accusare Israele e gli Stati Uniti, è certo che «chiunque abbia pianificato questo attacco, ha allestito un piano tattico – l’assassinio – e un piano strategico, finalizzato a coinvolgere l’attuale amministrazione americana e quella futura». Donald Trump, prima di uscire di scena, aveva ventilato la possibilità di sferrare un attacco all’infrastruttura nucleare iraniana, ma è poi stato sconsigliato di dare l’ordine. Forse - è una delle argomentazioni emerse - l’uccisione del fisico iraniano avrebbe potuto costituire un pretesto per dare il la a quell’operazione militare al termine del suo mandato. Gli iraniani, però, al momento non hanno risposto, pur lasciando intendere che prima o poi «l’assassinio sarà vendicato».

Yadlin ha sottolineato di non poter aggiungere alcun particolare sull’esecuzione del responsabile del programma nucleare iraniano: «Non sono stato coinvolto e non vorrei neppure esserlo. Si tratta comunque di un’operazione che non può essere organizzata in poco tempo, ha bisogno di molto lavoro di intelligence e soddisfa obiettivi operativi che hanno bisogno di anni per essere realizzati». Sul presunto reclutamento di agenti iraniani da parte di Israele, che si ipotizza siano stati facilitati anche a causa della crisi in cui si trova il Paese islamico da anni, l’alto esponente israeliano ha detto che «c’è di più: se ci fossero elezioni libere il regime degli ayatollah non vincerebbe».

Sorprese prima di gennaio

In un quadro di incertezza generale, ha concluso Amos Yadlin - che è anche il direttore dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale (INSS) di Israele - «la buona notizia è che nessuno, oggi, vuole più la guerra: né l’Iran, né gli USA, né Israele e neppure l’Arabia Saudita». Resta il fatto che il presidente uscente degli Stati Uniti potrebbe dare seguito ad altre operazioni d’intelligence «limitate e chirurgiche» e che potrebbero «riservare sorprese ancora prima di gennaio» con il termine del suo mandato.

«Nessuna autonomia d’azione dal Governo»

A una settimana dall’assassinio, Amos Yadlin ha negato che l’intelligence israeliana, nel caso dell’assassinio di Mohsen Fakhrizadeh, possa avere agito in modo scollegato o autonomo rispetto alle autorità di Israele. L’oratore, al riguardo, ha inteso fugare ogni dubbio: «Ogni azione del Mossad deve essere approvata dal Governo, abbiamo imparato dagli errori del passato». Fakhizadeh era stato ucciso da mitragliatrici radiocomandate con undici colpi di arma da fuoco. Lo scienziato si trovava in auto con la moglie ed era scortato da altre vetture.