Il caso

Non solo cavi: in Svezia si indaga sul presunto sabotaggio di una pompa idrica

Colpita l'isola di Gotland, la stessa su cui, qualche settimana fa, era stato tranciato anche un cavo che collega la Finlandia alla Germania – La polizia indaga, mentre i timori per la sicurezza aumentano
© EPA/HENRIK MONTGOMERY SWEDEN OUT
Red. Online
03.03.2025 15:00

Le acque del nord Europa sono ancora agitate. Per non dire agitatissime. E ora, dopo i numerosi attacchi ai cavi – per lo più sottomarini – la polizia svedese indaga su un sospetto sabotaggio a una pompa idrica sull'isola di Gotland, nel Mar Baltico. La stessa isola su cui, qualche settimana fa, è stato tranciato un cavo che collega la Finlandia alla Germania. Un caso su cui è stata aperta un'indagine e che ha riportato, nel vivo, le discussioni sulla sicurezza delle acque del nord Europa, ormai bersagliato da ripetuti attacchi a cavi e collegamenti. 

Un capitolo che difficilmente verrà richiuso a breve, complice anche il nuovo presunto sabotaggio. Secondo quanto ha riferito la polizia svedese alla BBC, l'unità idrica del governo locale ha ricevuto un allarme per una pompa idrica domenica alle 17:30 locali. «I tecnici hanno scoperto che qualcuno ha aperto un armadio elettrico, ha tirato fuori un cavo e quindi ha interrotto l'alimentazione della pompa», hanno dichiarato gli agenti. I tecnici hanno quindi rimesso a posto il cavo e resettato l'allarme alle 21:30, rimettendo in funzione la pompa. 

Un «incidente» risolto nel giro di poche ore. Ma comunque avvolto in una nube di mistero, come i precedenti. Non a caso, la polizia ha isolato la zona e avviato un'indagine per «presunto sabotaggio». Al momento, però, non è ancora stato arrestato nessuno. 

La buona notizia, è che l'approvvigionamento idrico non ha subito ripercussioni, secondo quanto dichiarato ai media svedesi da Patrik Johnasson, responsabile dell'unità nel dipartimento idrico e fognario della regione di Gotland. Possibili conseguenze, infatti, avrebbero potuto causare problemi non da poco all'isola, considerato che le pompe idriche attingono acqua da un lago che rifornisce gran parte dell'isola. 

Ancora una volta, insomma, bisognerà far chiarezza su cosa sia, a tutti gli effetti, successo. Riavvolgendo il nastro, i primi casi di minaccia alla sicurezza sono iniziati a metà novembre dello scorso anno,  quando due cavi sottomarini in fibra ottica per le comunicazioni nel Mar Baltico sono stati danneggiati.  Sull'episodio era stata immediatamente aperta un'indagine, che aveva portato all'identificazione di una misteriosa nave cinese, nell'area dell'incidente. Nave di cui, ancora oggi, non si conoscono precise colpe e responsabilità. E nemmeno se abbia agito – come da ipotesi principali – per conto della Russia

Dopo i casi di novembre, si era verificato un altro incidente sospetto a inizio dicembre, con la «doppia rottura» di un cavo di telecomunicazione terrestre tra Svezia e Finlandia. Cavo che, tuttavia, dalle prime indagini, è risultato essere stato tagliato accidentalmente.  Dopo qualche settimana di calma, nel giorno di Natale erano stati segnalati danni al cavo elettrico sottomarino Estlink 2, che collega Finlandia ed Estonia. Anche in quell'occasione, i sospetti erano immediatamente ricaduti su Mosca – e in particolare sulla flotta ombra russa –, tanto che, la notte dopo l'incidente, la polizia finlandese era salita a bordo della petroliera Eagle S, partita da San Pietroburgo, per indagare.   

 Un mese dopo, a fine gennaio, il primo ministro svedese aveva dichiarato che almeno un altro cavo sottomarino, che collega Svezia e Lettonia, era stato danneggiato. Il giorno successivo all'incidente, la Svezia aveva fermato una nave bulgara nell'ambito di un'indagine per «sabotaggio aggravato». Quest'ultimo collegamento è stato ripristinato solamente negli scorsi giorni, dopo un mese dal presunto sabotaggio. 

In questo articolo: