Il caso

Nord Stream: nuovi sospetti su un sabotaggio di Mosca

Nuove indagini condotte sulle immagini satellitari rivelano la presenza, nel giorno delle esplosioni, di imbarcazioni russe — La questione si fa, se possibile, ancora più confusa
© Danish Defence Command via AP
Red. Online
03.05.2023 09:30

Dopo qualche settimana di silenzio, la questione è tornata sotto i riflettori. Questa volta, grazie a un documentario investigativo. Il sabotaggio del Nord Stream, ormai da tempo, è avvolto da una nube di mistero. Da settembre, le ipotesi e le speculazioni non hanno fatto altro che aumentare, mentre i Paesi hanno continuato — a turno — a puntare il dito l'uno contro l'altro. Ora, però, secondo il documentario televisivo Putin's Shadow War e il podcast Cold Front, sarebbero emersi alcuni indizi che stanno spostando l'attenzione verso un presunto coinvolgimento del Cremlino. E, in particolare, verso alcune navi russe che sarebbero state localizzate, grazie a una serie di intercettazioni, in un punto molto vicino a quello in cui sono avvenute le esplosioni del gasdotto, sette mesi fa. A spostare l'attenzione sulla scoperta del documentario è stata la BBC. Il Regno Unito, nelle scorse settimane, aveva seguito da vicino la questione delle navi spia dopo che, lo stesso documentario, aveva verificato la presenza di imbarcazioni russe sospette nei pressi delle coste inglesi. Ma riavvolgiamo il nastro e parliamo delle ultime scoperte sul Nord Stream. 

Nel mese di marzo, un'inchiesta riportata dal New York Times aveva portato alla luce la pista del sabotaggio filo-ucraino. Un mese dopo, erano state avanzate altre ipotesi basate sul ritrovamento di un misterioso oggetto sul fondale del mare, su alcune navi russe scomparse e sulle testimonianze dei residenti di Chriastiansø, la piccola isoletta danese considerata una località chiave nella vicenda del Nord Stream. Tuttavia, più che far chiarezza, questa serie di indizi aveva generato — se possibile — ancor più confusione. 

Gli spostamenti sospetti

Il documentario realizzato dalle emittenti nordiche (che comprende Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia) sembra però indirizzare le indagini verso un colpevole ben preciso. Nell'ultimo episodio della serie di Putin's Shadow War, sono stati resi noti alcuni movimenti sospetti delle navi di Mosca, tra cui la nave da ricerca Sibiryakov, il rimorchiatore SB-123 e una terza imbarcazione della flotta navale russa, che i media non sono riusciti a identificare con precisione. E c'è di più. Le navi in questione potrebbero essere proprio le «navi fantasma» che già un mese fa avevano catturato l'attenzione del sito tedesco T-Online e dell'investigatore open-source Olive Alexander. 

Ciò che è certo, fino ad ora, è che le imbarcazioni avevano i trasmettitori spenti. Ciononostante, le emittenti nordiche, nel corso della serie TV, hanno dichiarato di essere riuscite a tracciarne i movimenti, utilizzando le comunicazioni radio intercettate, inviate proprio dalle navi russi alle basi navali di Mosca nel periodo tra giugno e settembre 2022. Dietro le quinte dell'operazione, in particolare, ci sarebbe un ex ufficiale dell'intelligence navale britannica, che in forma anonima ha rivelato di essersi servito di informazioni open-source e comunicazioni radio per portare avanti le indagini.

Nello specifico, quindi, le misteriose navi russe sarebbero rimaste nei pressi del luogo dell'esplosione per diverse ore. In un caso, la loro presenza è stata registrata sul «luogo del delitto» per quasi ventiquattro ore. Inoltre, secondo altre informazioni riferite nel corso del documentario, una delle navi coinvolte, la Sibiryakov, sarebbe in grado di sorvegliare e mappare le acque. E anche di lanciare un piccolo veicolo subacqueo.

Non solo. il rimorchiatore navale SB-123 sarebbe arrivato in zona solamente cinque giorni prima delle esplosioni del Nord Stream. Di più, secondo quanto emerso dalla comunicazione radio, la nave sarebbe rimasta in quel punto per tutta la sera e la notte, prima di ripartire alla volta della Russia. In tutto ciò, le immagini satellitari esaminate dalle emittenti nordiche non fanno altro che confermare la presenza di un movimento insolito e sospetto.

Negli scorsi giorni, inoltre, il Comando per la difesa danese aveva confermato la presenza di una nave russa della flotta militare — la SS-750, per la precisione — proprio in prossimità dei gasdotti Nord Stream il 22 settembre. Quattro giorni prima delle esplosioni.

Ancora incertezza

Nonostante le indagini, è ancora troppo presto per determinare un reale coinvolgimento della Russia nel sabotaggio del Nord Stream. Le stesse emittenti nordiche ricordano che, per quanto sospetto, quanto scoperto non costituisce ancora una prova definitiva. La Russia, al momento, non ha ancora commentato. Ma fino ad ora, ogni qualvolta venisse menzionata come responsabile, si è sempre dichiarata estranea ai fatti. Dopotutto, come sostengono gli esperti, qualora venisse confermata la colpevolezza della Russia, potrebbero scatenarsi «richieste di risposta incontenibili».

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