Il punto

Nord Stream: quali sono gli ultimi sviluppi?

Il New York Times porta l'attenzione sui nuovi indizi raccolti sul caso nelle scorse settimane: sotto i riflettori ci sono navi scomparse, una barca a vela con tracce di esplosivo e un oggetto misterioso
© Swedish Coast Guard via AP, File
Federica Serrao
08.04.2023 22:00

I mesi passano, ma le indagini non si fermano. Purtroppo, però, le domande sono ancora molte più delle risposte. Che cosa sia successo quel 26 settembre al gasdotto del Nord Stream rimane ancora un mistero. Un mese fa, un'inchiesta riportata dal New York Times favoriva la pista del sabotaggio filo-ucraino. Per riuscire nell'intento, il gruppo si sarebbe servito di uno yacht noleggiato dalla Polonia, a bordo del quale ci sarebbero state sei persone. Un capitano, due sommozzatori, due assistenti subacquei e un medico. Un attacco organizzato nei minimi dettagli, messo in atto con l'aiuto di passaporti falsi che rendessero difficile determinarne la nazionalità dei membri della squadra. Ora, però, a distanza di settimane, emergono nuovi dettagli che scombinano ulteriormente le ipotesi fatte fino a questo momento. 

Ancora una volta, dietro queste nuove rivelazioni c'è proprio il New York Times. Gli ultimi indizi raccolti nelle scorse settimane in merito alla faccenda parlano di navi russe e danesi scomparse nel mar Baltico pochi giorni prima del sabotaggio del gasdotto, ma anche di una barca a vela tedesca al cui interno sono state rilevate tracce di esplosivo. E non solo. Negli ultimi tempi, sarebbero emerse anche fotografie sfocate di un oggetto misterioso ritrovato nei pressi dell'unico filo di conduttura del Nord Stream rimasto integro nell'attacco. 

Quell'isoletta danese improvvisamente coinvolta

Riavvolgiamo però il nastro. E iniziamo spostandoci a Christiansø, la minuscola isoletta danese al centro della vicenda. Letteralmente, dal momento che si trova a una manciata di chilometri dal luogo dell'esplosione. Questo lembo di terra, così piccolo da poter essere attraversato a piedi in soli dieci minuti, conta poco meno di 100 abitanti. Novantotto residenti, per la precisione, che negli ultimi tempi si sono trovati improvvisamente sotto i riflettori. «Prima dell'esplosione nessuno parlava del Nord Stream. Non sapevo nemmeno quanto vicini fossimo, finché è successo», confessa il governatore di Christansø al New York Times. Poi, di colpo, tutto è cambiato. «Ci siamo sentiti tutti esposti. È stato inevitabile chiedersi: "Ma cos'è successo davvero qui?"». 

La presunta barca coinvolta nell'attacco, partita da Rostock, avrebbe attraccato al piccolo porto dell'isoletta dopo una sosta a Wieck. A tal proposito, un lavoratore portuale di Christiansø, il cui nome è stato mantenuto anonimo, ha confessato di ricordare molto bene quella visita misteriosa. L'uomo aveva ripetutamente cercato di comunicare con l'equipaggio, prima in tedesco e poi in inglese. Ma invece di ricevere qualsiasi tipo di risposta, all'impiegato del porto era stata consegnata unicamente la tassa di attracco da un uomo presente a bordo. Il quale si è immediatamente allontanato, senza proferire ulteriore parola. 

Ora, quella barca si trova in un bacino di carenaggio affacciato sul Mar Baltico. E, secondo quanto dichiarato da tre funzionari tedeschi, al suo interno sarebbero state trovate tracce di esplosivo e due passaporti bulgari falsi. A riprova del fatto che i membri dell'equipaggio si siano serviti di documenti finti per agire indisturbati, senza possibilità di essere riconosciuti. 

L'oggetto misterioso

Ma non è tutto. Perché, come anticipato, i recenti colpi di scena sulla vicenda nelle ultime settimane sono stati parecchi. Tra questi, c'è anche quello dell'oggetto misterioso rinvenuto nelle vicinanze dell'unico tratto del Nord Stream non danneggiato. A darne notizia, sono stati alcuni diplomatici russi. A fare la scoperta, lo scorso febbraio, sarebbe stata un'imbarcazione del Nord Stream 2 che stava ispezionando proprio i suoi gasdotti. In men che non si dica, la società avrebbe allertato sia la Russia che la Danimarca, Paese che controlla le acque in cui era stato avvistato l'oggetto misterioso.

Nonostante la pressione del principale consigliere di politica estera di Putin, in un primo momento la Danimarca ha cercato di evitare di informare in merito all'oggetto identificato sia la Russia che Nord Stream. Salvo, però, pubblicare una foto sfocata dell'oggetto in questione: un cilindro lungo circa 30 centimetri, coperto di alghe. 

In seguito, la scorsa settimana le autorità danesi hanno concesso a Nord Stream 2 di osservare la loro immersione nel tentativo di recuperare l'oggetto. Oggetto che è stato recuperato facilmente e di cui sono state rilasciate alcune fotografie. Secondo la Difesa danese, questo cilindro scuro, ora ripulito, avrebbe tutta l'aria di appartenere a una boa fumogena marittima. Ma la Russia la pensa diversamente. L'ambasciatore russo in Danimarca ha infatti dichiarato al New York Times che secondo gli esperti di Mosca il cilindro dovrebbe far parte di un ordigno esplosivo. 

Le navi scomparse

In ultimo, ci sono le navi scomparse. Le indagini condotte dal sito web tedesco T-Online e da Oliver Alexander, un investigatore open-source, si sono occupate di studiare il percorso di sei imbarcazioni russe che sarebbero sparite dai segnali satellitari il 21 settembre scorso dopo aver deviato dalla rotta di un'esercitazione marittima russa. Nello stesso periodo in cui anche i cittadini di Christiansø avrebbero rilevato la scomparsa di alcune imbarcazioni dalle loro applicazioni. 

Secondo quanto dichiarato da un funzionario tedesco al Times, questa informazione potrebbe costituire una prima pista per i servizi segreti tedeschi. Questi ultimi, già lo scorso anno anno avevano seguito le imbarcazioni russe durante le esercitazioni navali, senza tuttavia riuscire a colmare il divario di diverse miglia nautiche tra il punto in cui alcune avrebbero deviato la rotta e il luogo delle esplosioni. 

Ma non finisce qui. Questa indagine avrebbe portato alla luce anche la presenza di una nave della marina danese, che avrebbe navigato verso la stessa area delle navi russi nelle ore successive alla loro scomparsa. Spegnendo a sua volta il segnale satellitare una volta raggiunto il sito in questione. Il giorno dopo, un caccia svedese avrebbe seguito una traiettoria di volo particolarmente insolita sopra quell'area. A seguirlo ci sarebbe stata anche una nave della marina svedese, che si sarebbe poi soffermata vicino al punto in cui i gasdotti del Nord Stream 1 sono successivamente esplosi. A prova del fatto, secondo i ricercatori, che diversi Paesi sappiano molto più di quanto sia stato raccontato fino ad ora. 

Un mistero destinato a rimanere tale

La confusione sulla faccenda, inutile dirlo, resta. Anche se dalle ricerche sembra che Mosca spinga per un'indagine congiunta, le altre scoperte recenti continuano a puntare il dito proprio contro la Russia. Secondo quanto scrive il New York Times, non è nell'interesse di nessun Paese condividere ciò che realmente si conosce sull'accaduto. Indicare un colpevole, infatti, potrebbe innescare conseguenze indesiderate.

Affermando che dietro l'attacco ci sia lo zampino della Russia, si potrebbero scatenare richieste di risposta incontenibili. Dall'altro lato, però, incolpare gli agenti ucraini potrebbe alimentare un dibattito interno in Europa sul sostegno fornito al Paese fino ad ora. Ma anche nominare una nazione o degli agenti occidentali come colpevoli porterebbe a un sentimento di profonda sfiducia. E nel frattempo, quindi, la sensazione che il mistero debba rimanere tale rimane, fra tutte, la soluzione principale. 

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