Ora il mega-terremoto fa paura al Giappone

In base alle stime del governo giapponese ci sono il 70-80% delle possibilità che un terremoto di magnitudo 8 o 9 si verifichi lungo la Fossa del Nankai, nel Giappone meridionale, entro i prossimi 30 anni, con un numero di morti che potrebbe superare quota 320.000.
Un sisma comporterebbe l'evacuazione di quasi 670.000 persone, ma meno della metà dei comuni sono pronti a gestire l'emergenza, secondo un sondaggio del giornale Asahi Shimbun condotto in febbraio nelle aree designate dall'ufficio di Gabinetto giudicate particolarmente a rischio tsunami in caso di sisma di alta magnitudo.
Un terremoto di questo tipo potrebbe generare un maremoto imponente che si abbatterebbe sulle coste del Pacifico dalla piana del Kanto, dove è situata Tokyo, alla regione sud occidentale del Kyushu.
L'Agenzia meteorologica giapponese (JFA) ritiene che una determinata attività sismica potrebbe essere un precursore del mega-terremoto da tempo atteso a sud dell'arcipelago, e per questo motivo richiederebbe ai residenti di 139 comuni a rischio di evacuare con una settimana di anticipo in abitazioni secondarie o in centri di evacuazione al di fuori delle zone considerate in pericolo.
Ma l'indagine dell'Asahi ha stimato che le capacità dei centri di evacuazione disponibili è di circa 423.000 persone, su un totale di evacuati che invece sfiorerebbe quota 668'000. In un mega-terremoto della Fossa del Nankai, uno tsunami potrebbe colpire la terraferma in pochi minuti, rendendo l'evacuazione preventiva un aspetto cruciale per salvare vite umane.
Secondo il professore associato di Psicologia dei disastri all'Università di Kyoto, Katsuya Yamori, interpellato dal giornale, il semplice aumento del numero di centri di evacuazione da solo non risulterebbe comunque sufficiente: «Ciò che conta è se i centri siano effettivamente utilizzabili, e se le persone ne sono a conoscenza; così come le capacità di supporto per coloro che non sono in grado di raggiungerli da soli».