Ora sì che Mediaset è Pier Silvio
Questa è una storia su Pier Silvio Berlusconi che parte da un bicchierino di whisky invecchiato chissà da quanto tempo e sorseggiato con poco ghiaccio in una terrazza di Portofino. La premessa di questa storia è che questa storia va raccontata in prima persona, con l’io solitamente ipertrofico dei giornalisti egotici, egoriferiti, egocentrici. Insomma avrete capito la patologia. Siccome questa storia, che poi è un aneddoto credo interessante (si nota l’io?), è una storia che so io perché c’ero io, mi tocca, in questo profluvio di io, raccontare io in prima persona come solitamente fanno i giornalisti non dotati unicamente di io ipertrofico, ma anche di una tromba ipertrofica e fanno i tromboni o i vecchi tromboni. Ipertrofici, si intende. Scusate.
Era una quasi estate di quasi dieci anni. Mediaset aveva radunato i giornalisti a Santa Margherita Ligure per presentare l’offerta di Mediaset Premium per la Champions League. Per una cifra spropositata, che poi mai sarà più spesa, il Biscione era riuscito a strappare l’esclusiva al gruppo Sky dell’arcinemico Rupert Murdoch. Dunque con mezza legione di cronisti in costume da bagno (io non lo avevo) e ottimi prosecchi serviti in calici estremamente magri (io non lo ero), la missione di Mediaset e di Pier Silvio era lampante: convincere i giornalisti del successo dopo quel (folle) investimento. Io lavoravo per il Fatto Quotidiano, sorto grazie, ammettiamo, alle contestazioni totali contro il Silvio Berlusconi politico, il Silvio Berlusconi imprenditore, il Silvio Berlusconi capotreno e così via, e di conseguenza, io, non ero tecnicamente convincibile, saldamente scettico, ma senza pregiudizi. A distanza di anni, nonostante le diversità di vedute, come si dice alla buvette della Camera o in uno studio Mediaset, in gran parte il sistema berlusconiano è stato tollerante con i giornalisti, liberale direbbe il sistema berlusconiano. Preciso: in gran parte, non tutto. Oggi è molto, molto peggio in Italia. Il potere è molto, molto più permaloso, e meno tollerante o meno liberale. Io ero curioso di osservare da vicino, mi era già capitato in passato, il rampollo, l’erede maschio, Pier Silvio, che ha quasi lo stesso nome del padre e però appariva l’opposto per indole. La cerimonia principale fu officiata in un posto suggestivo fra Santa Margherita e Portofino (dove Pier Silvio abita con la famiglia). Era il momento formale, solenne, con i discorsi preconfezionati, i sorrisi prestampati, le galanterie precostituite. Noioso, prevedibile. Pier Silvio era rigido nel suo completo blu leggermente gessato, abbastanza timido, troppo serioso. Ingollato il prosecco o qualcosa con le bollicine, vai a sapere, andammo a cena in un ristorante dentro la piazzetta di Portofino. Tavolata esagerata, complicato conversare, orate pescate e sfilettate a vista. Allora mi spiegarono che l’unico modo per interagire con Pier Silvio era aspettare la notte, il dopo cena, quando con un sigaro (spero di non ricordare male) e un bicchierino di whisky invecchiato chissà da quanto tempo si allenta la cravatta e conversa con piacere con chiunque. In chiunque mi sentivo ben rappresentato. Ho tirato tardi assonnato confidando in questo momento catartico. Attorno all’una di notte, un paio di dirigenti Mediaset e Pier Silvio si sono seduti in un baretto e hanno ordinato whisky. Mi sono aggiunto, e ho ordinato anch’io whisky. Un ordine bendato. Non mi piace il whisky. Il mio palato svezzato con vino rosso rigorosamente Aglianico o al massimo Nebbiolo e loro derivati, non lo comprende, il whisky. Quel che ci siamo detti non è importante e forse neanche lo riesco a estrapolare dalla mia memoria, frugando però, sempre nella mia memoria, ritrovo un Pier Silvio sorprendente: spigliato, ironico, normale. E badate bene, l’aggettivo “normale” in questi contesti non serve a sminuire, ma a elevare le personalità. Questa storia, in realtà questo aneddoto, mi è riaffiorato l’altro giorno ascoltando Pier Silvio in conferenza stampa. Ho percepito un carattere (non ci spingiamo ancora sul carisma) che dieci anni fa era davvero arduo percepire. Ha risposto su: Striscia la notizia, programmi sbagliati, ambizioni del gruppo, futuro di Forza Italia, discesa in politica, canone Rai, Matteo Salvini, Festival di Sanremo. Adesso Pier Silvio è davvero responsabile, senza scuse, senza alibi, di ciò che accadrà a Mediaset, soprattutto è davvero l’artefice del destino di Mediaset e del patrimonio della famiglia allargata a due famiglie. Il palinsesto non riflette più le volontà del padre o degli amici del padre. Se sbaglia, sbaglia lui. Se vince, vince lui. E per la prima volta alla conferenza stampa nessuno gli ha chiesto del padre, non l’ha messo di fronte a paragoni, inutili, stolidi. Ciascuno è com’è. E per scoprirlo, non dobbiamo più ordinare, a malavoglia, un bicchierino di whisky invecchiato chissà da quanto tempo.