Ora Trump punta alle centrali nucleari ucraine?

Donald Trump aveva parlato delle terre rare e di «altre cose», suggerendo che vi fosse l’interesse americano pure per le fonti energetiche ucraine. Se inizialmente si è pensato al petrolio e al gas, oggi le mire del tycoon sembrano rivolte alle centrali nucleari di Kiev, tra cui quella di Zaporizhzhia, la più produttiva d’Europa, nonché una delle più grandi al mondo.
Dopo il dialogo con Vladimir Putin, ieri il presidente degli Stati Uniti ha discusso pure con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, descrivendo la telefonata di circa un’ora come «molto positiva». Il leader di Kiev, dal canto suo, ha affermato di credere che «una pace duratura possa essere raggiunta quest'anno» sotto la guida di Trump.
Stando a quanto riferito dalla Casa Bianca, durante il colloquio tra i due presidenti è stata discussa pure la possibile proprietà statunitense delle centrali nucleari ucraine, anche se in seguito Zelensky ha chiarito che solo dell'impianto di Zaporizhzhia, oggi in mano ai russi, verrebbe messo sul piatto in eventuali accordi con gli USA.
Certo è che tra Trump e Zelensky i toni sembrano essersi parecchio smorzati, in seguito al disastroso scontro avvenuto nello Studio Ovale lo scorso 28 febbraio. Di più, mentre l’Ucraina, d’accordo con gli Stati Uniti, si è detta favorevole a un cessate il fuoco di 30 giorni, la Russia sembra voler prendere tempo. Putin ha infatti respinto la proposta di una tregua generalizzata, evidenziando, nella sua telefonata a Trump di martedì, che al momento Mosca è disposta solamente a non colpire le strutture energetiche di Kiev e di congelare gli attacchi sul Mar Nero. Pochissimo, se si pensa alle feroci battaglie nel Donbass e nella regione russa del Kursk, dove le truppe di Zelensky sono in netta difficoltà. Insomma, i venti di guerra sono tutt’altro che placati: nella notte Kiev ha lanciato 132 droni sulla Russia, Mosca 171 sull’Ucraina, mostrando come l’obiettivo di un cessate il fuoco sia ancora molto lontano. Trump si è comunque mostrato fiducioso, scrivendo sul suo social Truth che le trattative per la tregua sono sulla buona strada.
Per Kiev, il supporto statunitense pare comunque garantito, nonostante i diktat del presidente russo, il quale vorrebbe uno stop alla consegna di armamenti (anche europei) e al servizio di intelligence americano. Il segretario di Stato Marco Rubio ha fatto sapere invece che Trump aiuterà l'Ucraina a reperire ulteriori sistemi di difesa aerea, in particolare quelli già stanziati in Europa.
Il segretario di Stato ha quindi spiegato che Trump e Zelensky hanno discusso «della fornitura elettrica e delle centrali nucleari dell'Ucraina», con il tycoon che ha mostrato il suo interesse, in quanto «gli Stati Uniti potrebbero essere molto utili nella gestione di tali impianti grazie alla loro competenza in materia di elettricità e servizi pubblici».
Secondo Rubio, «la proprietà americana di quegli impianti rappresenterebbe la migliore protezione e il miglior sostegno per l'infrastruttura energetica ucraina». Zelensky però si è affrettato a sottolineare che, sì, il tema è stato affrontato, ma solamente rispetto all’impianto di Zaporizhzhia, aggiungendo che «insieme all'America, al presidente Trump e sotto la guida americana, quest'anno si potrebbe raggiungere una pace duratura».
Stando alla BBC, nei prossimi giorni i funzionari ucraini e statunitensi dovrebbero incontrarsi in Arabia Saudita per un secondo giro di colloqui. Intanto, almeno sul fronte dei prigionieri, qualcosa sembra essersi mosso: ieri Kiev e Mosca hanno effettuato uno dei più grandi scambi dall’inizio del conflitto, con il rilascio di 175 persone catturate. Zelensky ha fatto sapere che la Russia ha incluso anche 22 soldati «gravemente feriti».