Siria

Parenti, soldi, opere d'arte e documenti segreti: le tappe della fuga di Bashar al-Assad a bordo di un Embraer

Reuters, a distanza di mesi e forte di 14 fonti, ha ricostruito il piano dell'oramai ex dittatore per lasciare il Paese
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Marcello Pelizzari
17.04.2025 22:15

Che fine ha fatto Bashar al-Assad? La domanda, lo scorso dicembre, era più che mai d’attualità. Da un lato, perché i cosiddetti ribelli avevano conquistato (anche) Damasco, culmine dell’offensiva lampo lanciata a fine novembre. Dall’altro, perché sul destino del dittatore siriano circolavano non poche teorie. Ad esempio, c’era chi sosteneva che l’aereo su cui era salito in fretta e furia il presidente deposto fosse stato abbattuto. Il Ministero degli Esteri russo, nel bailamme generale, aveva dichiarato che al-Assad aveva lasciato il Paese, mentre fonti del Cremlino avevano spiegato alla TASS e a Ria Novosti che lo stesso al-Assad e la sua famiglia si trovavano a Mosca. Poche ore più tardi, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva chiarito che Vladimir Putin in persona, su basi umanitarie, aveva concesso asilo politico al dittatore siriano e ai suoi affetti più cari. Senza tuttavia confermare, ufficialmente, che il dittatore si trovasse effettivamente a Mosca o comunque in Russia.

Lo Spiegel, sempre a dicembre, aveva spiegato che al-Assad era riuscito a lasciare la Siria dapprima a bordo di un vecchio Ilyushin 76-T della Syrian Airlines con codice SYR 9218, atterrato alla base militare di al-Qusair, quindi salendo su un Embraer Legacy 600 con numero di registrazione C5-SKY. Lo stesso aereo, scrive Reuters, in precedenza era stato adoperato per trasportare i parenti dell’oramai ex dittatore siriano e, al contempo, per far uscire dal Paese contanti, oggetti di valore e documenti riservati. L’agenzia di stampa, leggiamo, ha parlato con 14 fonti siriane a conoscenza del piano di al-Assad: dipendenti dell’aeroporto, ex ufficiali dell’intelligence e della guardia presidenziale e un membro della rete commerciale. Non solo, Reuters ha pure confrontato i dati di tracciamento dei voli, le informazioni dei registri e le conversazioni su WhatsApp.

Il risultato? Un piano studiato nei minimi dettagli, secondo diverse fonti «benedetto» dallo stesso al-Assad. Il leasing del velivolo, registrato in Gambia, era stato organizzato dal principale consigliere economico dell’ex presidente, Yasar Ibrahim. Quattro, come aveva detto a suo tempo lo Spiegel, i voli fra gli Emirati Arabi Uniti e Damasco in pochissimo tempo

Riavvolgiamo il nastro: il 6 dicembre, quando i ribelli stavano marciando verso la capitale della Siria, il jet aveva volato da Dubai a Damasco. L’area VIP dello scalo siriano, nel frattempo, era stata messa i sicurezza: a presidiare la zona c’erano veicoli dell’unità d’élite della Guardia repubblicana. Il generale di brigata Ghadeer Ali, a capo della sicurezza aeroportuale, aveva informato il personale dell’aeroporto che i servizi segreti dell’Aeronautica militare si sarebbero direttamente occupati dell’aereo. Fra il 6 e il 7 dicembre l’Embraer aveva volato per un totale di tre volte da Damasco all’aeroporto Al Bateen di Abu Dhabi. A ogni atterraggio nella capitale siriana, ha ricordato una fonte, «le auto si avvicinavano all’aereo, si fermavano brevemente e poi si allontanavano poco prima che l’aereo decollasse di nuovo».

Secondo Reuters, a bordo del primo volo in partenza da Damasco c’erano i parenti di al-Assad e contanti. Sul secondo, invece, c’erano opere d’arte fra cui dipinti e piccole sculture. Sul terzo, invece, c’erano nuovamente contanti nonché hard disk e dispositivi elettronici con informazioni dettagliate sulla rete e sulle finanze di al-Assad. La mattina dell’8 dicembre, con i ribelli oramai a Damasco, l’aeroporto cittadino aveva interrotto le operazioni. Secondo Reuters, che nella sua ricostruzione si è discostata in parte rispetto a quanto aveva scritto lo Spiegel, al-Assad sarebbe fuggito attraverso la base militare russa di Hmeimim vicino a Latakia. Dove, scrive l’agenzia, era atterrato una volta di più l’Embraer.

Reuters, nel ricostruire l’intera vicenda, non è stata in grado di dire chi, in quei giorni, si trovava ai comandi dell’aereo. Un membro dell’élite economica siriana e una fonte della rete di al-Assad, per contro, hanno affermato che il velivolo sarebbe stato ceduto in leasing dall’uomo d’affari libanese Mohamad Wehbe. Il quale, su LinkedIn, aveva postato le foto del C5-SKY nell’aprile del 2024 scrivendo «benvenuto». A gennaio, invece, aveva scritto sempre su LinkedIn che il Legacy 600 era in vendita. Stando a Reuters, l’aereo è stato immatricolato in Gambia dalla compagnia aerea Flying Airline Company, di proprietà al 30% del cittadino libanese Oussama Wehbe e al 70% del cittadino iracheno Safa Ahmed Saleh. Oussama Wehbe, ma in questo senso mancano conferme, potrebbe essere il figlio di Mohamad Wehbe. Il quale, su richiesta di Reuters, ha negato ogni coinvolgimento nei voli del C5-SKY da e per la Siria. E, ancora, di non essere il proprietario dell’aereo ma solo di affittarlo, a sua volta, da un agente immobiliare di cui non ha voluto rivelare il nome.