Francia

Passa la sfiducia, è caduto il governo Barnier

La mozione presentata dal Nouveau Front Populaire è stata votata da 331 deputati dell'Assemblea nazionale
©Michel Euler
Red. Online
04.12.2024 20:31

Il governo di Michel Barnier, in Francia, è caduto. E questo perché 331 deputati dell'Assemblea nazionale, la camera bassa del Parlamento, hanno votato a favore della prima mozione di sfiducia, quella presentata dal Nouveau Front Populaire. Un numero di voti superiore alla maggioranza richiesta, fra l'altro (288). Durato appena tre mesi, Barnier è ora costretto a dimettersi – «è stato un onore essere stato il primo ministro di tutti i francesi» le sue parole nell'ultimo discorso da premier – mentre un successore, secondo le indiscrezioni, potrebbe arrivare nel giro di poche ore. Addio, oltre a Barnier, anche alla Legge di bilancio per il 2025. 

La discussione delle due mozioni di sfiducia presentate contro il governo, all'Assemblea nazionale, è iniziata verso le 17. Come sarebbe andata, in ogni caso, era chiaro. Anzi, chiarissimo. Le due mozioni sono state presentate dal Nuovo Fronte Popolare, un’alleanza di partiti di sinistra allestita in fretta e furia in vista delle elezioni anticipate dello scorso giugno, e dal Rassemblement National (RN), il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella, di destra. Sono state presentate perché, lunedì, Barnier ha annunciato di non voler sottoporre la manovra finanziaria al voto dei deputati ma, in alternativa, di forzarne l'approvazione tramite i poteri conferitigli dall'articolo 49.3 della Costituzione francese. Così facendo, Barnier si è tuttavia esposto al voto di sfiducia, «invocato» proprio tramite una cosiddetta mozione di censura (due, in questo caso).

Il voto odierno è l'ultimo, per certi versi inevitabile capitolo di uno stallo politico e istituzionale che, in Francia, dura da parecchi mesi, ovvero da quando, alle legislative di luglio, era emerso un Parlamento frazionato e, sostanzialmente, diviso in tre blocchi: sinistra, centro e destra. Barnier era entrato in carica a settembre, alla guida di un Esecutivo di minoranza nel quale sono confluiti il partito del presidente della Repubblica Emmanuel Macron, Renaissance, e i Républicains, storico partito considerato di destra moderata. Un Esecutivo nato male e proseguito pure peggio, dal momento che sin dal suo primissimo giorno si è retto, a fatica, sperando nella benevolenza delle opposizioni e, nello specifico, del Rassemblement National. Il fatto che il RN potesse garantire o meno una maggioranza al governo ha dato enormi poteri al partito. Parallelamente, i rapporti fra Barnier e lo stesso RN si sono deteriorati con il passare delle settimane e, nello specifico, sulla Legge di bilancio. Tant'è che, alla fine, è stato proprio il Rassemblement National a presentare una delle due mozioni di sfiducia. L'obiettivo, secondo analisti ed esperti, era chiaro sin dal principio: spingere questo governo al limite, fino a farlo cadere, per mettere in difficoltà il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, di per sé già traballante.

Con la caduta del governo Barnier la politica francese entra, ora, in una nuova fase di stallo. Una fase che, inevitabilmente, rischia di durare a lungo. Macron, rientrato da una visita di Stato in Arabia Saudita, non può sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni: lo ha già fatto alcuni mesi fa e, secondo la Costituzione, un nuovo scioglimento può avvenire non prima di dodici mesi dall'ultimo. Le opzioni sul tavolo, per il presidente, sono poche: nominare un nuovo primo ministro con una formazione simile a questa, confidando che il RN stavolta non metta i bastoni fra le ruote; chiedere sostegno alla sinistra, che però pare fare barricate al riguardo; formare un governo tecnico con figure lontane dai partiti. Sia quel che sia, Macron stesso ha ribadito più volte che non intende dimettersi nonostante le richieste arrivate sia da sinistra (La France Insoumise) sia da destra (Rassemblement National). Le indiscrezioni riferiscono che il presidente nominerà un nuovo primo ministro entro poche, pochissime ore.

Con il voto odierno è saltata, come detto, anche la Legge di bilancio per il 2025. Tradotto: anche l’amministrazione pubblica, ora, entra in un vero e proprio limbo. Ah, dimenticavamo: l'ultimo governo caduto per una mozione di sfiducia, in Francia, era stato quello di Georges Pompidou nel 1962.