Usa 2020

Per l’America è il giorno dell’incertezza, il trumpismo resiste

Biden in vantaggio ma Trump canta vittoria e parla di «frode» - Dem avanzano anche al Senato, ma non c’è l’onda blu
© EPA/ERIK S. LESSER
Marianna D'alessio
04.11.2020 13:37

Nell’America dove tutto sembra ancora possibile, succede anche che l’election day possa chiudersi senza che ne venga riconosciuto un vincitore assoluto.

Il candidato democratico Joe Biden è in vantaggio (con 227 delegati, contro i 213 dell’avversario repubblicano, per vincere ne occorrono 270) ma Donald Trump nelle prime ore del mattino in un discorso alla Casa Bianca - stigmatizzato persino dalla fedelissima Fox News - ha dichiarato la vittoria negli Stati chiave e si è detto pronto a ricorrere alla Corte Suprema. Poco prima Biden parlando da Wilmington, sua città natale in Delaware, aveva invitato i suoi sostenitori a “essere pazienti fino a quando il duro lavoro di conteggio dei voti non sarà finito”, e dicendosi fiducioso sul risultato.

A impedire che la corsa presidenziale potesse risolversi nella nottata americana, la vittoria di Trump in Florida - segno che i democratici ancora una volta non hanno fatto segno nella popolazione latina - e Texas, altra scommessa persa per Biden che però si consolida in Arizona, uno stato chiave per le elezioni (11 grandi elettori) e dove un democratico non vinceva dal 1996.

A questo punto a determinare l’esito finale saranno proprio i voti del Midwest, in particolare i risultati della Pennsylvania che però potrebbero arrivare tra qualche giorno, prolungando ancora l’incertezza.

Come nel 2016, la storia si ripete: l’annunciata onda blu non ha travolto il trumpismo, pure al netto delle responsabilità e delle inefficienze mostrate nella gestione epidemica in corso.

Se dovesse vincere in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, così come sembra anche in Arizona, Biden continua ad avere una forte possibilità di conquistare la Casa Bianca, ma il dato che consegnano queste elezioni è una spaccatura in due del Paese, con il rischio che il prossimo presidente Usa, dovrà affrontare un Congresso diviso e - nel caso in cui a vincere fosse il candidato democratico - a questa divisione si aggiungerebbe anche una Corte Suprema con una maggioranza conservatrice, rafforzata con la conferma del giudice Amy Coney Barrett.

Trump dunque arretra ma non ne esce sconfitto, e anche i voti del Senato sembrano confermarlo.

Mentre si attende l’esito del voto per conoscere il futuro della Casa Bianca, un’altra partita è in corso al Congresso. I democratici mantengono la maggioranza della Camera, senza sfondare, mentre al Senato la contesa è più ardua.

Al Senato i democratici hanno conquistato il seggio chiave del Colorado con la vittoria di John Hickenlooper sul senatore del GOP Cory Gardner, mentre i repubblicani hanno preso un posto in Alabama con Tommy Tuberville che ha battuto il senatore democratico Doug Jones. In Arizona Mark Kelly ha conquistato il seggio che era stato di John McCain, battendo la repubblicana Martha McSally. Il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell e Linsdey Graham, alleato di Trump, hanno mantenuto i loro seggi in Kentucky e nel South Carolina.

Al momento a fare storia sono gli esiti del voto a New York: i demarcatici Ritchie Torres e Mondaire Jones, sono i primi afroamericani dichiaratamente gay eletti al Congresso. Conferme anche delle democratiche Alexandria Ocasio-Cortez, Ayanna Pressley e Ilhan Omar. Tra i personaggi eletti e controversi, si segnala la vittoria della deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene che crede nelle teorie cospirazioniste del gruppo estremista QAnon da cui il presidente Trump non ha mai preso le distanze.

Mentre si attende che i risultati si consolidino, gli Usa vivono una giornata di incertezze anche sul tema sicurezza. Nelle grandi città è salita l’allerta per il timore di proteste, centri importanti come New York e Chicago si blandano ma si spera che anche questa transizione possa concludersi pacificamente.

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