Dopo le proteste

Per superare la crisi in Bangladesh spunta un premio Nobel

Il nome di Muhammad Yunus è stato lanciato dall'associazione Students against discrimination, al centro delle manifestazioni degli ultimi giorni, per formare un nuovo governo - Almeno 409 i morti nelle proteste che hanno costretto la premier Sheikh Hasina, al potere nell'ultimo ventennio, a lasciare il Paese
©Mahmud Hossain Opu
Red. Online
06.08.2024 09:00

Vent'anni al potere negli ultimi ventotto anni: una longevità politica basata sul tacito appoggio dell'esercito e su una crescente oppressione degli oppositori. In Bangladesh, la premier Sheikh Hasina era, a tutti gli effetti, considerata una dittatrice. È con sollievo, dunque, che il Paese di 171 milioni di abitanti ha accolto, ieri, la fuga della 76.enne: in elicottero, in compagnia della sorella, la donna ha abbandonato il Bangladesh per approdare nella vicina India, poco prima che la folla inferocita varcasse le porte della sua residenza ufficiale.

Ora, a Dacca, bisognerà ricostruire. E se l'esercito – al momento al potere – sta lanciando segnali a favore di una pacificazione, c'è qualcuno che ha già pensato un nome per la guida del governo ad interim: perché non dare tutto in mano al premio Nobel per la pace Muhammad Yunus?

Dure settimane

Già nelle elezioni del 2014 e 2018 Sheikh Hasina era stata accusata di brogli, ma l'appuntamento dello scorso gennaio, che l'ha vista riconfermata al potere per la quinta volta (la quarta consecutiva), ha ancor più confermato la discesa del Paese in uno Stato monopartitico. Nelle ultime settimane, il malcontento è degenerato in forti proteste, alle quali il governo ha risposto con il pugno di ferro: coprifuoco notturno, tagli alla rete internet, gas lacrimogeni e proiettili di gomma sono stati usati contro le centinaia di migliaia di manifestanti – in gran parte giovani e studenti – che nelle strade di Dacca chiedevano la destituzione della premier. Nulla di tutto ciò, tuttavia, ha funzionato. E pur pagando a caro prezzo la rivolta – almeno 409 i morti negli scontri, 105 solo ieri – i manifestanti sono riusciti, appunto, a costringere Sheikh Hasina ad abbandonare il potere, incanalando poi rabbia e violenza verso le case e le attività commerciali di persone legate al partito dell'ormai ex premier, la Lega popolare bengalese (Awami).

Annunciate le dimissioni della 76.enne, l'esercito – in un discorso alla nazione diffuso dalla TV di Stato – ha annunciato la volontà di formare un governo ad Interim. Intanto, il presidente Mohammed Shahabuddin, rimasto in carica pur appartenendo al partito Awami, ha ordinato la scarcerazione dell'ex primo ministro e leader chiave dell'opposizione Khaleda Zia, insieme a quella di tutti i manifestanti arrestati nelle proteste anti-governative. Un segnale di pacificazione sostenuto anche dai militari, che in queste ore seguenti la caduta di Sheikh Hasina hanno immediatamente decretato la fine del coprifuoco voluto dalla premier e annunciato la riapertura delle scuole e delle università.

Il nome: Muhammad Yunus

L'evolversi della situazione è stato seguito con ansia dalla comunità internazionale. «L'Unione europea - ha scritto su X Josep Borrell - sta monitorando attentamente gli eventi in Bangladesh» e «chiede calma e moderazione». «È fondamentale che venga assicurata una transizione ordinata e pacifica verso un governo eletto democraticamente, nel pieno rispetto dei diritti umani e dei principi democratici», ha concluso l'Alto rappresentante dell'UE. Simile il messaggio da Washington: il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha invitato alla «moderazione».

Moderazione che i giovani del Bangladesh sperano di trovare nella figura del premio Nobel per la pace Muhammad Yunus. In conferenza stampa, infatti, un leader del movimento Students against discrimination (SAD), il gruppo che in queste settimane ha acceso e alimentato le proteste, ha annunciato il sostegno all'84.enne come temporaneo leader del governo: «Abbiamo deciso che verrà formato un governo ad interim in cui il dottor Muhammad Yunus, premio Nobel di fama internazionale, sarà il consigliere principale».

Ma chi è Muhammad Yunus? Imprenditore sociale, banchiere ed economista, l'84.enne è considerato il padre del microcredito e della microfinanza. Fondatore della Grameen Bank, l'originario del Chittagong si è a lungo battuto per un concetto di sviluppo economico basato sul finanziamento, tramite piccoli prestiti, di attività lanciate da persone in condizioni di povertà ed emarginazione. Il suo operato, appunto, gli è valso il premio Nobel per la pace nel 2006. Il Comitato norvegese per il Nobel ha dichiarato che «una pace duratura non può essere raggiunta a meno che grandi gruppi di popolazione non trovino il modo di uscire dalla povertà» e che «attraverso le culture e le civiltà, Yunus e la Grameen Bank hanno dimostrato che anche i più poveri tra i poveri possono lavorare per realizzare il proprio sviluppo».

Insignito di numerose altre onorificenze nazionali e internazionali, Muhammad Yunus – dovesse essere davvero nominato alla guida del governo ad interim – sarebbe chiamato a risolvere la crisi occupazionale tra i giovani del Bangladesh, due quinti dei quali non hanno un lavoro affidabile, e un problema di bilancia dei pagamenti che, secondo l'Economist, sarebbe in parte dovuto ai trasferimenti all'estero di capitale dal Bangladesh da parte della classe dirigente del Paese.