Disinformazione

Perché Donald Trump ha detto che gli immigrati mangiano i gatti?

Una chiacchiera da bar (e da Facebook) è diventata, presto, virale fino ad arrivare alla bocca dell'ex presidente statunitense durante il dibattito con Kamala Harris
Una delle tante immagini generate con l'intelligenza artificiale legate alla fake news ripresa da Donald Trump. © likyouclarence
Red. Online
14.09.2024 12:30

Sì, durante il dibattito presidenziale Harris-Trump c’è stato spazio anche per cospirazioni e false notizie. Il cosiddetto popolo del web, in particolare, è rimasto colpito – diciamo così – dalla fake news degli immigrati haitiani rilanciata dal tycoon. Com’è stato possibile? Proviamo a fare chiarezza.

Wired, al riguardo, spiega che questa accusa bizzarra e infondata, nata da una chiacchiera sentita per caso da una vicina di casa, in pochi giorni è finita fra gli appunti di Donald Trump. Nello specifico, a Springfield, Ohio, degli immigrati avrebbero rubato e mangiato il gatto di un residente. Trump, senza la minima verifica, ne ha parlato come fosse un fatto accertato davanti a 67 milioni di telespettatori.

NewsGuard, organizzazione deputata a monitorare la disinformazione online, ha spiegato che questa fake news è nata e si è diffusa dopo la pubblicazione di un post, su un gruppo privato di Facebook, da parte di Erika Lee, una residente di Springfield. Lee ha scritto di aver saputo da una sua vicina, Kimberly Newton, che «la figlia di un’amica aveva perso il suo gatto». E ancora: «Un giorno è tornata a casa dal lavoro, appena scesa dall’auto ha guardato verso la casa dei vicini, dove vivono degli haitiani, e ha visto il suo gatto appeso a un ramo, come si fa con un cervo da macellare, e lo stavano tagliando per mangiarlo».

Newton, la vicina, è stata raggiunta e intervistata proprio da NewsGuard. «Non sono sicura di essere la fonte più credibile perché in realtà non conosco la persona che ha perso il gatto» ha ammesso, spiegando che il proprietario del gatto era «un conoscente di un’amica» e che lei, in realtà, aveva saputo dell’incidente da quell’amica, che a sua volta l’aveva appreso da «una sua fonte». Detto in altri termini: un racconto di quarta mano senza alcun riscontro né uno straccio di prova. Non molto, insomma.

Il post di Lee, per contro, è stato «screenshottato» e condiviso su X lo scorso 5 settembre da un utente politicamente ascrivibile all’area conservatrice. È l’inizio di tutto. Anche se, a ben vedere, la questione degli immigrati che mangiano i gatti era già rimbalzata online: il 21 agosto, infatti, sempre su X un profilo legato alla destra aveva postato il video di una donna accusata di aver ucciso e mangiato un gatto. L’account, piccolo particolare, è seguito da 3 milioni di utenti.

La comunità haitiana, presto, si è trasformata nel bersaglio preferito di molti. Perfino il candidato repubblicano alla vicepresidenza, J.D. Vance, ha iniziato a citare Springfield quale esempio, pessimo, delle politiche migratorie dei Democratici.

Ma torniamo al post di Erika Lee e al suo «la vicina mi ha detto che…». La vicenda, nel diventare virale, si è arricchita di nuovi dettagli e presunte prove, fra cui foto e video senza contesto o spiegazione. E così, un video di un arresto a Springfield – non collegato – è diventato all’improvviso la dimostrazione che sì, gli immigrati mangiano animali domestici. Come scrive Wired, prima che Trump rendesse «televisiva» questa fake news, almeno 150 influencer conservatori e 23 politici del Partito Repubblicano hanno condiviso o citato post sulla questione prima. Sui social della destra americana sono perfino state postate immagini generate dall’AI che dipingevano Trump come un eroe salva-gatti e salva-cani. Lo stesso ex presidente ha condiviso una di queste immagini.

Nonostante la smentita delle autorità, anzi le smentite, la chiacchiera è arrivata fino al palco del dibattito. Spingendo, infine, Trump a dichiarare: «A Springfield, stanno mangiando i cani. Le persone che sono arrivate stanno mangiando i gatti. Stanno mangiando gli animali domestici della gente che vive lì».

Lee, dal canto suo, mai si sarebbe aspettata che un semplice post finisse sulla bocca di un candidato alla Casa Bianca. «Onestamente, mi ha sbalordito» ha detto a NewsGuard. «Non pensavo che tutto questo sarebbe esploso». Ha pure aggiunto di non aver seguito per intero la vicenda e, quindi, di essersi persa le smentite successive alla sua segnalazione su Facebook.

Springfield, città di 60 mila abitanti nel Midwest, negli ultimi anni è stata al centro di parecchie discussioni legate all’immigrazione. E questo perché, oggi, vi risiedono circa 15 mila haitiani, attratti dalle opportunità di lavoro e dal costo della vita relativamente basso rispetto ad altre zone del Paese. Le polemiche, quasi tutte, ruotano attorno alla sicurezza, a maggior ragione dopo che, un anno fa, un bambino di 11 anni è morto in un incidente stradale causato da un haitiano senza una patente valida. Reuters, tramite una sua analisi, spiega che l’arrivo di questi immigrati ha avuto un impatto notevole sulla città: sono aumentate le iscrizioni a Medicaid, ad esempio, il programma federale sanitario statunitense. E sono saliti gli affitti, così come gli incidenti stradali. Parallelamente, però, non sono aumentati i reati violenti o contro la proprietà. Mentre i salari sono cresciuti per oltre due anni a un ritmo del 6% annuo. Ah, per chi se lo stesse chiedendo: dall’indagine di Reuters non figurano uccisioni di gatti o cani e conseguenti scorpacciate di animali domestici.