L’analisi

Perché Israele, per ora, non ha detto nulla sull’uccisione di Ismail Haniyeh?

A differenza del raid di Beirut e nonostante le accuse dirette dell’Iran, lo Stato Ebraico per ora ha scelto la via del silenzio: intanto, ci si interroga su chi raccoglierà l’eredità del leader di Hamas
© AP Photo/Alex Brandon
Nello Del Gatto
31.07.2024 21:31

Hamas perde il suo principale leader. Erano circa le due di notte quando un missile ha colpito, con un attacco chirurgico, un'abitazione di Teheran uccidendo il leader del gruppo che governa Gaza, Ismail Haniyeh, e la sua guardia del corpo. Prima dell'alba la notizia aveva già fatto il giro del mondo. Haniyeh, ex premier palestinese e capo politico di Hamas, era nella capitale iraniana dove poche ore prima aveva assistito al giuramento del neopresidente della Repubblica Islamica, Masoud Pezeshkian.

È stato Israele, no?

Per tutti il responsabile dell'attentato è apparso subito Israele anche se il Paese ebraico, almeno sinora, a differenza di quanto fatto il giorno precedente per l'uccisione a Beirut del leader militare di Hezbollah, Fuad Shukr, non ha rivendicato l'assassinio. Anzi, a quanto pare, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto ai suoi ministri di non rilasciare dichiarazioni ai media su quanto accaduto.

La versione iraniana

Il colpo cha ha ucciso Haniyeh, dicono gli iraniani, sarebbe stato lanciato da un Paese vicino a quello sciita. Certo è che questi due giorni hanno inferto un duro colpo all’Iran e ai suoi proxy nella regione, innalzando ulteriormente la tensione. Il timore generale è quello di una escalation che porti a una guerra globale. Su quanto accadrà nelle prossime ore o giorni vi è però grande incertezza. Oggi pomeriggio a Tel Aviv si è riunito il Gabinetto di sicurezza israeliano per discutere della situazione. «Ci attendono giorni difficili – ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu al termine della riunione – dopo l'attacco a Beirut, le minacce risuonano da ogni dove ma noi siamo pronti per ogni scenario e saremo uniti e determinati contro ogni minaccia». Il concetto è che Israele è in una guerra esistenziale con l’Iran e i suoi alleati.

«Non ci siamo mai arresi»

Netanyahu ha aggiunto che «tutti i risultati degli ultimi mesi sono stati ottenuti perché non ci siamo arresi e perché abbiamo preso decisioni coraggiose di fronte a grandi pressioni in patria e all'estero. Insieme combatteremo e, con l'aiuto di Dio, insieme vinceremo». La morte a Teheran di Haniyeh ha avuto una eco enorme in tutto il mondo. Mentre gran parte dei Paesi arabi (dalla Giordania all'Egitto al Qatar alla Turchia) ha condannato fermamente l'uccisione del capo di Hamas, gli Stati Uniti, pur ribadendo il loro sostegno a Israele, hanno fatto sapere, tramite il Segretario di Stato Antony Blinken, di non essere stati messi al corrente di quanto stava per accadere. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha detto che comunque «Washington aiuterà a difendere Israele se verrà attaccato». L'Unione Europea ha esortato tutte le parti a evitare un'escalation. «Invitiamo tutte le parti a esercitare la massima moderazione ed evitare qualsiasi ulteriore escalation – ha affermato il portavoce dell'UE Peter Stano –, nessun Paese e nessuna nazione ha da guadagnare da un'ulteriore escalation in Medio Oriente».

Lo smacco

Per l'Iran l'assassinio del leader di Hamas nel proprio territorio rappresenta uno smacco enorme, anche perché avvenuta in una struttura delle guardie rivoluzionarie. «La Repubblica islamica dell'Iran difenderà la sua integrità territoriale, il suo onore, e farà pentire gli invasori terroristi della loro azione codarda» ha detto su X il presidente dell'Iran. Il ministro degli Esteri israeliano Katz, invece, ha inviato una lettera a decine di suoi omologhi, invitandoli a chiedere «una cessazione immediata degli attacchi di Hezbollah, il suo ritiro a nord del fiume litani e il suo disarmo in conformità con la risoluzione 1701 del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite». Parlando dell'attacco al capo militare di Hezbollah, Fuad Shukr, Katz ha aggiunto che Israele «ha inviato un messaggio chiaro: danneggeremo con grande forza chiunque ci danneggi». E a proposito del leader di Hezbollah ucciso martedì sera, il movimento sciita ha confermato che il corpo senza vita di Shukr è stato recuperato dalle macerie dell'edificio di Beirut colpito dall'attacco israeliano. I suoi funerali domani, con discorso del leader Nasrallah. Il timore di una escalation che porti a una guerra globale è forte ma potrebbe anche non accadere. Del resto l'alto funzionario di Hamas Khalil Al-Hayya ha dichiarato che il gruppo e il suo principale sostenitore, l'Iran, non vogliono una guerra regionale. Tuttavia, ha aggiunto, riferendosi alla morte di Haniyeh, che c'è un «crimine che dovrebbe essere punito». Un ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, Mohsen Rezaie, ha detto che Israele «pagherà un prezzo pesante» per l'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran. Intanto si ragiona su chi possa prendere il posto di Haniyeh, i cui funerali come detto si terranno domani mattina a Teheran mentre il corpo sarà poi trasferito a Doha, in Qatar, dove verrà sepolto venerdì. Si fa il nome di Khaled Meshaal, l'ex leader politico del gruppo, predecessore di Haniyeh; oppure Zaher Jabareen, responsabile dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. O anche dello stesso Yahya Sinwar, ricercatissimo da Israele e ritenuto nascondersi a Gaza nei tunnel sotterranei. Intanto stasera, su richiesta proprio dell'Iran, si terrà una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.