Il caso

Perché la Turchia ha bloccato Instagram per 9 giorni?

Le autorità hanno annunciato il ripristino della piattaforma social, ma le motivazioni del blocco non sono chiarissime: certo è che la decisione ha causato numerose proteste da parte di utenti, piccole imprese e ONG
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Red. Online
11.08.2024 15:05

Dopo 9 giorni di silenzio su Instagram per milioni di turchi, le autorità hanno annunciato ieri sera lo sblocco della piattaforma social. Il divieto scattato lo scorso 2 agosto aveva scatenato numerose proteste da parte degli utenti e delle piccole imprese che raggiungono i propri clienti tramite il social network.

Secondo Statista, la Turchia è al quinto posto al mondo per quanto riguarda l’utilizzo di Instagram, con oltre 57 milioni di utenti, dopo India, Stati Uniti, Brasile e Indonesia.

La piattaforma è stata bloccata per ragioni poco chiare, tra accuse di «censura» e «contenuti illegali». Il ministro dei trasporti e delle infrastrutture turco aveva parlato di «reati legati ai contenuti» disponibili su Instagram.

Sulla questione, era arrivata pure la denuncia delle ONG Human Rights Watch (HRW) e della turca İfade Özgürlüğü Derneği (İFÖD), che hanno parlato di una «decisione arbitraria» che viola i diritti alla libertà di espressione e di accesso alle informazioni per milioni di utenti. L'autorità di regolamentazione di Internet controllata dal governo turco, la Bilgi Teknolojileri ve İletişim Kurumu (BTK), non ha reso note le motivazioni che hanno portato al blocco della piattaforma. Tuttavia, la mossa è arrivata due giorni dopo che il direttore delle comunicazioni del presidente Recep Tayyip Erdoğan aveva accusato la società madre di Instagram, Meta, di aver rimosso i messaggi di condoglianze per il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ucciso in Iran il 31 luglio, sottolineano le ONG.  

Deborah Brown, vicedirettrice per la tecnologia e i diritti presso Human Rights Watch, ha commentato: «Bloccare l'accesso di tutti a un'intera piattaforma social è una misura palesemente sproporzionata che viola il diritto alla libera espressione e informazione di milioni di utenti in Turchia. Il disaccordo di un governo su determinate decisioni di rimuovere o consentire determinati contenuti su una piattaforma non dovrebbe mai essere usato come pretesto per bloccare l'accesso alla piattaforma nella sua interezza».

I funzionari pubblici avevano diffuso messaggi contraddittori sul divieto, con alcuni di loro che sostenevano come la decisione fosse dovuta al fatto che la piattaforma non avesse rimosso presunti «contenuti illegali». Le ONG si erano subito attivate per chiedere al governo turco che l’accesso alla piattaforma venisse immediatamente ripristinato.

In passato, la Turchia aveva già bloccato l'accesso a Twitter, YouTube, Wikipedia, Google Sites (uno strumento di creazione pagine web creato da Google) e alle piattaforme Wordpress. A luglio e agosto, le autorità avevano anche bloccato l'accesso alle popolari piattaforme Wattpad e Roblox.