Perché Mosca non riesce a difendersi dai droni?
Come fosse l’America, con quel City che per forza di cose richiama New York e i suoi grattacieli. Il quartiere degli affari sorge nella parte occidentale di Mosca, lungo la Moscova. Oltre Arbat e dopo il vecchio Hotel Ucraina, una delle Sette Sorelle costruite fra il 1947 e il 1957 (dovevano essere otto per simboleggiare gli otto secoli della città, ma l’ultimo palazzo non venne mai costruito). Moscow City ha una storia particolare. E tormentata, a suo modo. Il quartiere fu ideato nel 1992, ma fra ritardi, gestione approssimativa, corruzione, incidenti e via discorrendo le cose sono andate un po’ troppo per le lunghe.
Oggi, questo angolo della capitale russa è tornato di stretta, strettissima attualità. Oggi, martedì, il Ministero della Difesa ha annunciato che un drone è stato neutralizzato. L'oggetto, tuttavia, ha finito per schiantarsi proprio su Moscow City. Colpendo «lo stesso palazzo dell'ultima volta» ha dichiarato il sindaco della capitale, Sergei Sobyanin, su Telegram. Sabato sera, in effetti, altri due droni avevano colpito il distretto commerciale della città.
Kiev non ha mai rivendicato la responsabilità di questi attacchi, sebbene il presidente Volodymyr Zelensky, ieri, abbia dichiarato che «la guerra sta gradualmente tornando sul territorio russo, nei suoi centri simbolici e nelle sue basi militari». Sul tema si è espresso anche il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, via X: «Mosca si sta rapidamente abituando a una guerra in piena regola che, a sua volta, presto si sposterà finalmente sul territorio degli ''autori della guerra'' per riscuotere tutti i loro debiti... Tutto ciò che accadrà in Russia è un processo storico oggettivo. Altri droni non identificati, altri crolli, altri conflitti civili, altre guerre...».
Dall'inizio dell'invasione russa, nel febbraio del 2022, gli eserciti russo e ucraino hanno fatto un ampio uso dei droni. Massiccio, oseremmo dire. Famosi, fronte Mosca, quelli kamikaze iraniani. E kamikaze, nel senso di suicidi, sono anche i droni che stanno colpendo il cuore della Federazione Russa. Da maggio, con il Cremlino addirittura quale obiettivo, gli attacchi si sono moltiplicati. Questi droni sono carichi di esplosivo e sono progettati per schiantarsi contro un obiettivo specifico.
D'accordo, si dirà, ma i cieli di Mosca, a maggior ragione dopo la decisione di avviare una guerra su larga scala in Ucraina, sono (o dovrebbero essere) tra i più protetti del Paese. Vero, verissimo. Lo scorso gennaio, ad esempio, erano circolate diverse foto che mostravano i cannoni del sistema missilistico di difesa aerea Pantsir, progettato per intercettare un attacco missilistico sulla capitale, installati sui tetti di alcuni edifici sensibili della capitale. Non solo, Mosca è pure difesa dagli imponenti S-400, noti per essere efficaci.
Tuttavia, entrambi i sistemi non sono tarati per intercettare i droni, oggetti con un'apertura alare inferiore ai cinque metri, piccoli e leggeri, noti anche per essere facilmente manovrabili da terra. Le caratteristiche e le dimensioni dei droni suicidi, in particolare, fanno sì che siano difficili da individuare dai radar, compreso il sistema di difesa aerea Tor M2 che, in Siria, aveva dimostrato la sua efficacia abbattendo 45 droni. In Siria, però, e non all'interno di un tessuto urbano fitto come quello moscovita, con interferenze continue che disturbano i radar. Riducendone l'efficacia. Di più, il Tor M2 non è in grado di rilevare obiettivi nemici al di sotto dei trenta metri. Lasciando quindi campo libero ai droni a bassa quota.
Difetti, questi, che sarebbero ancora più visibili, ora. E questo perché la Russia – dopo aver invaso l'Ucraina – avrebbe mobilitato gran parte dei suoi sistemi di difesa aerea. Avvicinandoli al confine, stando ad alcuni esperti. Il Ministero della Difesa russo, tradotto, avrebbe sottovalutato la minaccia e i potenziali rischi legati ad attacchi con droni. Un indizio? Né la Strategia di sicurezza nazionale del 2021 né la Dottrina militare della Federazione Russa del 2014 identificano questi oggetti come una minaccia per la sicurezza nazionale. Anche il piano di ammodernamento del sistema di difesa missilistico, annunciato per il 2023 dal ministro della Difesa Sergei Shoigu, non fa menzione dei droni intesi come minaccia.