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Perché ora Trump vuole ridurre i dazi contro la Cina? «È nel panico per il crollo dei mercati»

Dopo che il segretario del Tesoro Scott Bessent ha definito «insostenibile» la guerra commerciale con la Cina, il tycoon sembra intenzionato a trattare con Xi Jinping, ma le tariffe «non saranno pari a zero» - Pechino: «La porta per i colloqui è spalancata»
©Alex Brandon
Michele Montanari
23.04.2025 10:35

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sembra aver spianato la strada al dialogo con la Cina,  suggerendo una possibile inversione di tendenza nella sua guerra commerciale contro il Dragone. Il tycoon, nelle scorse ore, ha infatti dichiarato che i pesanti dazi sui prodotti cinesi «caleranno sostanzialmente, ma non saranno pari a zero».

Le  affermazioni del presidente USA, rilasciate durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, di fatto sembrano rappresentare un’apertura verso il Paese asiatico, dopo settimane di scontri e contromisure che hanno portato i dazi sulla merce cinese al 145%.

«Il 145% è molto alto, ma non sarà più così alto», ha riferito Trump, citato dalla CNN, aggiungendo che le tariffe «caleranno sostanzialmente. Ma non saranno pari a zero».

L’uscita del tycoon arriva in seguito alle parole del segretario del Tesoro Scott Bessent, secondo cui le elevate tariffe doganali tra Stati Uniti e Cina stanno creando un embargo sugli scambi commerciali tra le due economie, con effetti negativi sulle industrie americane.

Bessent, durante un incontro ​​organizzato da JP Morgan Chase, ha dichiarato che la guerra commerciale con la Cina è «insostenibile» e ha auspicato che lo scontro tra le due superpotenze si attenui nel prossimo futuro. Secondo il segretario del Tesoro, l'obiettivo USA dovrebbe essere un riequilibrio degli scambi commerciali, piuttosto che una guerra commerciale contro la Cina.

Le due maggiori economie del mondo, nelle scorse settimane, si sono imposte reciprocamente dazi e controdazi, scompaginando i mercati globali, interrompendo le catene di approvvigionamento e alimentando diffusi timori su una crisi economica.

Pechino, nello specifico, ha reagito alle mosse di Trump portando i dazi sulla merce statunitense al 125%, limitando, tra le altre cose, l'esportazione di minerali essenziali utilizzati nei prodotti tecnologici, dagli smartphone ai sistemi missilistici. La Cina è arrivata pure a porre limitazioni sul numero di film di Hollywood proiettati nei cinema asiatici.

Nonostante lo scontro economico, Trump ha fatto sapere di avere un «ottimo rapporto» con il leader cinese Xi Jinping e ha espresso la volontà di sedersi al tavolo delle trattative con il suo omologo asiatico, promettendo di «essere molto gentile» in caso di negoziati. Alicia Garcia Herrero, capo economista per l'Asia-Pacifico della banca d'affari francese Natixis, con sede a Hong Kong, ha dichiarato a Bloomberg che «Trump è nel panico a causa del crollo dei mercati e dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA ancora molto elevati. Ha bisogno di un accordo, e in fretta».

Dopo le dichiarazioni del Tycoon, Pechino ha fatto sapere di essere disposta ad avviare i colloqui commerciali con gli USA: «La Cina ha sottolineato fin dall'inizio che non ci sono vincitori nelle guerre tariffarie e commerciali», ha puntualizzato il portavoce del Ministero degli Esteri, Guo Jiakun, per il quale «la porta per i colloqui è spalancata».

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