Il caso

Perché, quest'anno, il Venezuela festeggerà il Natale il 1. ottobre

Nella grave crisi politica che attanaglia il Paese, il presidente Maduro cerca sollievo in una festività anticipata – Ma l'escalation continua
©MIGUEL GUTIERREZ
Red. Online
03.09.2024 09:00

Quest'anno a Caracas, il Natale arriverà un po' prima. Mesi prima: il 1. ottobre, per la precisione, secondo quanto annunciato ore fa dal presidente venezuelano Nicolás Maduro in diretta televisiva durante il suo programma settimanale «Con Maduro +». Il Natale «inizia per tutti il primo ottobre e quest'anno è arrivato con la pace, la gioia e la sicurezza», ha dichiarato il 61.enne, assicurando che «niente e nessuno ostacolerà la pace» in Venezuela.

Al potere dal 2013, Maduro ha ottenuto in luglio, lo ricordiamo, una contestatissima rielezione dopo una votazione caratterizzata da irregolarità diffuse. I funzionari di alcuni seggi, ad esempio, si sono rifiutati di rilasciare i conteggi cartacei del voto elettronico mentre sono state diverse le segnalazioni di brogli e intimidazioni ai danni degli elettori. Convalidata dalla Corte suprema venezuelana, la vittoria di Maduro sarebbe arrivata grazie al 52% dei voti arrivati dal Consiglio nazionale elettorale (CNE). Ma l'amministrazione non ha mai reso pubblici i resoconti dei seggi elettorali e numerosi Paesi, latinoamericani e occidentali, hanno criticato i risultati per la mancanza di trasparenza. A livello locale la crisi politica si è tradotta in violenza fra i sostenitori di Edmundo Gonzalez Urrutia, candidato dell'opposizione da molti ritenuto il vero vincitore dell'elezione, e i lealisti. Oltre 1.700 persone, sin qui, sono state arrestate e 24 sono morte.

La tecnica

Maduro, dicevamo, è al potere dal 2013 e proprio dal 2013 utilizza, di tanto, in tanto, la tecnica del Natale anticipato. Le ragioni di tale pratica le aveva spiegate Maduro stesso alla folla al momento dell'annuncio: «Il Natale anticipato è il migliore vaccino per chiunque voglia iniziare rivolte e violenze».

Panem et circenses, insomma, per calmare il popolo. Nel 2013, Maduro anticipò la festività al 1. novembre per distogliere l'attenzione del popolo dalla grave crisi economica che attanagliava il Paese, così come dalla carenza di cibo e dall'aumento di criminalità a Caracas. Oggi, il leader si è ripetuto arrivando addirittura a spostare la data al 1. ottobre, un anticipo senza precedenti.

Il punto

Ieri, intanto, la Procura del Venezuela ha chiesto l'arresto del candidato dell'opposizione alle presidenziali González, accusandolo dei «reati di usurpazione di funzioni, falsificazione di documenti pubblici, istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato, cospirazione, sabotaggio per danneggiare i sistemi ed associazione terroristica». La richiesta, emessa dal procuratore ausiliario Luis Ernesto Dueñez Reyes, è già stata approvata dal Tribunale di prima istanza con funzioni di controllo e resa dunque effettiva. 

González Urrutia non si è presentato a tre convocazioni in tribunale - l'ultima venerdì scorso - per essere ascoltato sul contenuto di una pagina pubblicata sul sito della coalizione di opposizione Piattaforma unitaria democratica (PUD) in cui il 75.enne viene indicato come vincitore delle elezioni presidenziali. L'ex ambasciatore, che vive in semi-clandestinità, non appare in pubblico dal 30 luglio. Per giustificare le sue assenze, González Urrutia ha detto di temere una magistratura «senza garanzie di indipendenza».

Lo scontro con gli USA

Fra i più vocali critici della votazione, gli Stati Uniti stanno preparando nuove sanzioni contro funzionari del governo del Venezuela. In risposta ai presunti brogli, secondo l'agenzia Bloomberg, Washington avrebbe messo nel mirino del Tesoro americano 15 persone vicine al presidente Maduro accusate di aver «ostacolato libere e giuste elezioni presidenziali». Secondo Bloomberg la lista comprende membri del già citato CNE, della massima corte venezuelana (STJ), del Parlamento, dei servizi segreti (SEBIN) e del Controspionaggio militare (DGCIM).

Tra questi ci sarebbero anche «alcuni responsabili della repressione contro l'opposizione, i massimi finanziatori del governo di Caracas e i funzionari che hanno appoggiato Maduro nella sua decisione di non rispettare l'accordo siglato ad ottobre tra il suo governo e l'opposizione nelle Barbados per garantire un voto libero ed equo», scrive Bloomberg, che ha avuto accesso ai documenti del Dipartimento del Tesoro.

Ma ore fa, la questione è andata oltre. Nella notte, infatti, gli Stati Uniti hanno sequestrato nella Repubblica dominicana l'aereo di Maduro dopo aver stabilito che la sua acquisizione violava le sanzioni statunitensi, tra le altre questioni penali. Secondo la CNN, che ne ha dato nizia, l'aereo è stato portato in Florida lunedì ed è stato descritto da funzionari USA come l'equivalente venezuelano dell'Air Force One. Per questa ragione, il suo sequestro manderebbe «un messaggio fino in cima» al potere, ha detto uno dei dirigenti americani alla CNN.

In risposta, il governo venezuelano ha dal canto suo definito «pirateria» il sequestro. «Ancora una volta, le autorità degli Stati Uniti d'America sono impegnate in una pratica criminale che non può essere definita altro che pirateria», ha dichiarato il ministero degli Esteri di Caracas in un comunicato. Secondo un comunicato del ministero degli Esteri, Yván Gil, il sequestro «non è un'azione isolata» ma un'escalation «contro il governo rieletto dalla volontà del popolo venezuelano il 28 luglio». Il Venezuela «non si lascerà mettere sotto pressione da nessuna aggressione», si legge nel testo dove si annuncia anche una denuncia davanti alla comunità internazionale.