Perché si parla del murale di Jorit a Mariupol
Il murale, di suo, aveva già fatto discutere. E pure molto, dato che riflette la visione (distorta) dell’artista rispetto al conflitto in Ucraina. Ora, però, emerge un particolare importante: la bambina ritratta su un palazzo di Mariupol da Ciro Cerullo, in arte Jorit, non è «una bambina del Donbass che ha vissuto i suoi primi anni immersa nella guerra», come sostenuto dallo street artist napoletano, ma una ragazzina australiana. Proprio così, Jorit non solo ha fatto sua la narrazione russa ma ha copiato uno scatto realizzato anni fa dalla madre della piccola. Che, fra le altre cose, è una fotografa di professione pluripremiata. Lo scatto, manco a dirlo, è protetto da copyright.
L’intera operazione, insomma, fa acqua da tutte le parti. Da una parte, come detto, le posizioni di Jorit, secondo cui il governo di Kiev avrebbe usato le maniere forti con la popolazione russofona; dall’altra l’opera in sé, letteralmente copiata.
Helen Whittle, l’autrice della fotografia, al riguardo non ha certo usato parole concilianti, anzi. «È stato per me angosciante e doloroso vedere la mia immagine copiata e utilizzata in questo modo» ha detto a Fanpage.it. «Jorit non ha chiesto il mio permesso per riprodurre l’immagine né mi ha compensato in alcun modo» ha aggiunto. «Non ho dato alcuna autorizzazione alla riproduzione e sto chiedendo consiglio ai miei legali sul da farsi».
A pesare, a maggior ragione, è l’uso che Jorit ha fatto di quell’immagine. «Le mie idee e le mie opinioni non sono in alcun modo in linea con quelle di questo artista». Che, di fatto, ha sposato la comunicazione pro-Cremlino.
Sui social, e in interviste a testate di dubbia professionalità come DonbassItalia, Jorit ha ribadito che l’Italia, a suo giudizio, dovrebbe aiutare non l’Ucraina ma, appunto, il Donbass, inteso come Russia. I motivi? La presunta aggressione di Kiev nei confronti dei civili delle repubbliche separatiste e «l’imperialismo degli USA, che controllano l’Ucraina dal 2014 come un pupazzo». Peccato che i fatti dicano, semmai, che è stata la Russia a invadere l’Ucraina. «Ho scelto di dipingere una bambina del Donbass rimasta viva e che a Mariupol ha vissuto i suoi primi anni nella guerra» ha detto ancora Jorit in un’intervista con GiornaleRadio. «Spero che presto questa bambina possa vedere il suo ritratto dal vivo».
La bambina ritratta nel murale è uguale, ma proprio uguale a quella immortalata da Whittle. Anche nelle pieghe del dolcevita che indossa. E questo perché, ha ribadito una volta ancora la fotografa, «non è una bambina del Donbass ed è ovviamente una copia della mia fotografia, il cui soggetto è mia figlia».
Certo, rispetto all’originale Jorit – se così vogliamo chiamarle – si è concesso alcune licenze artistiche, come il missile targato NATO dipinto sopra la spalla destra della bimba. «Sono un artista che entra nella realtà per raccontarla» le parole di Jorit a GiornaleRadio. «Ho voluto raccontare con il mio murale l’altra faccia della medaglia, una bambina dimenticata. Voglio arrivare alla pace, voglio dare con il mio racconto un contributo». Di nuovo, lo street artist ha sottolineato che aveva «tutto da perdere a realizzare un’opera come questa, diventare bersaglio, essere coperto di insulti. Potevo stare a casa mia, farmi i fatti miei, fare soldi e vendere quadri. Ma sono un artista e devo seguire la mia ispirazione».
Caustica, a tal proposito, la replica di Helen Whittle: «Sembra che l’ispirazione la trovi copiando immagini trovate su Internet. Sono triste e arrabbiata che un artista senta il bisogno di copiare il lavoro di qualcun altro senza chiedere il permesso. E sono molto avvilita per il modo in cui la mia immagine, il ritratto di mia figlia, è stata utilizzata».
In attesa di nuovi sviluppi, anche legali, il minimo che si possa dire è che Jorit ha rimediato una figuraccia. Resta da capire, altresì, chi ha invitato Ciro Cerullo a Mariupol e a quale scopo. Sui social, il diretto interessato ha spiegato di trovarsi nella città ucraina – martoriata dai bombardamenti russi nel 2022 – per un non meglio precisato festival. Intanto, a giudicare dai like accumulati su Instagram il Cremlino ha centrato una volta di più il suo obiettivo: favorire la sua narrazione a un pubblico straniero, nello specifico quello italiano.