Perché si parla del nuovo continente Zealandia?

Per molti, il «continente» perduto per eccellenza è sempre stato Atlantide. Ora, però, l'isola leggendaria potrebbe lasciare il titolo a un altro posto. Uno che, sulla terra, esiste per davvero. E che, come si può ben immaginare, è sommerso. Da qualche settimana, gli scienziati hanno portato sotto i riflettori la Zealandia, il continente, considerato l'ottavo della Terra, che comprende anche Nuova Zelanda e Nuova Caledonia, uniche sue parti emerse. Secondo i risultati di uno studio, infatti, la maggior parte di questo territorio si troverebbe sott'acqua. E, proprio per questo, potrebbe essere ribattezzato come nuovo "continente perduto". Vediamo, nel dettaglio, di cosa si tratta.
Quasi totalmente sommerso
Spostiamoci dall'altro lato del mondo. E facciamo un salto indietro nel tempo, di circa 80 milioni di anni. Periodo in cui, l'antico super-continente Gondwana si separò iniziando a formare i continenti della Terra così come li conosciamo oggi. Secondo quanto riporta il portale GeoPop, fu proprio in quel frangente che un enorme pezzo di Gondwana sprofondò nell'oceano, dopo essersi staccato da quelli che sono oggi Antartide e Australia. Rimanendo sommerso, circa del 94%, per lungo tempo di Zealandia si sono quindi conosciute e studiate solo le terre emerse. Come detto, la Nuova Zelanda e la Nuova Caledonia. Ma qualora si prosciugassero gli oceani, come nei peggiori scenari climatici e apocalittici, potremmo vedere Zealandia estendersi per circa 4,9 milioni di km2, nell'area dove ora è tutto sommerso dall'Oceano Pacifico.
Ecco quindi perché, ora come ora, la Zealandia si sta conquistando l'etichetta di "continente perduto". E non solo. Già, perché a detta degli esperti, oltre a essere nascosto sotto l'oceano, si tratterebbe anche del continente più piccolo, più giovane e addirittura più sottile dell'intero globo.
Una risposta dopo 375 anni
Ma come è stato possibile, quindi, tracciare confini più precisi di questo piccolo - ma al tempo stesso così speciale - continente? Il merito è da attribuire allo studio degli scienziati della GNS Scienze neozelandese (guidato dal geologo Nick Mortimer) i quali, come si legge sulla rivista Tectonics, sono riusciti a creare una nuova mappa dettagliata dei confini della Zealandia. Il tutto, grazie a campioni di roccia raccolti dal fondo dell'oceano. Nello specifico, il team - composto da geologi e sismologi - ha analizzato e datato basalti, rocce e ciottoli arenari recuperati dai fondali marini. E la scoperta che ne è derivata non fa altro che confermare quello che, per tanti anni, è stato solo ipotizzato. Dai risultati è emerso che le arenarie raccolte appartenevano al Cretaceo superiore (dunque a circa 95 milioni di anni fa). Di più, al loro interno sono state trovate tracce consistenti di granito e ciottoli vulcanici del Cretaceo inferiore (ossia da 130 a 110 milioni di anni fa), mentre i campioni di basalti sono stati datati all'Eocene, dunque appartenenti a un periodo geologico di 40 milioni di anni fa.
Ma non è tutto. Perché, come anticipato, le ricerche su questo territorio nascosto hanno origini ben più antiche di quanto si possa pensare. Facendo un altro tuffo nel passato, infatti, ufficialmente ci sono voluti 375 anni prima che, a tutti gli effetti, l'estensione di Zealandia venisse confermata. Ma addirittura già Aristotele e altri filosofi e cartografi della Grecia classica credevano nell'esistenza di questo continente perduto, un tempo chiamato Terra Australis Ignota. Tuttavia, dalla scoperta della Nuova Zelanda da parte degli europei, avvenuta nel 1642 grazie all'esploratore olandese Abel Tasman, fino al riconoscimento di un continente più grande di quanto ipotizzato inizialmente, sono trascorsi quasi 400 anni.
Fino a pochi anni fa, quindi, si conoscevano solo le estremità meridionali del continente. Nel 1895, il naturalista scozzese James Hector, raccolse per primo i veri indizi sull'esistenza di una parte settentrionale del continente, suggerendo che la Nuova Zelanda potesse essere "il residuo" di un territorio più ampio.
Oggi, dunque, il lavoro e le analisi di secoli fa, hanno avuto una risposta. E persino affermativa. Grazie alla nuova indagine, guidata dal geologo Nick Mortimer, sono stati definiti anche i due terzi mancanti sulla mappa, permettendo di perfezionarla e di renderla più completa. E di ribattezzare la Zealandia come il nuovo "continente perduto", di cui ora, tuttavia, si conosce qualcosa di più.