Il caso

Perché si parla di un'aggressione in Antartide

Sta facendo discutere il comportamento di un membro del team della base sudafricana di Sanae IV: sebbene la situazione sia ritenuta sotto controllo, gli altri ricercatori hanno detto di essere ancora «scossi» – Le condizioni atmosferiche, però, non permettono di accedere all'area con facilità
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Red. Online
19.03.2025 20:00

Un'aggressione, ai confini del mondo. Così si potrebbe riassumere un «fatto grave» avvenuto in una remota stazione antartica negli scorsi giorni. Fatto che ha scosso la quotidianità di un team di ricercatori, riaccendendo le discussioni sulla sicurezza in Antartide. Laggiù, dove avvenimenti di questo tipo sono più unici che rari. 

Ma andiamo con ordine. A denunciare i fatti è stato un articolo del Sunday Times, testata sudafricana. Articolo in cui viene rivelato che un membro di un team di nove ricercatori è stato vittima di «un'aggressione fisica». Il gruppo, «scosso» dalla vicenda, avrebbe dovuto trascorrere l'inverno antartico nella base gestita dal Sudafrica, a circa 170 chilometri dal bordo della banchisa. Una posizione, va da sé, «difficile da raggiungere». Ma da cui ora, i membri del team chiedono «di essere salvati». Uno scenario che, tuttavia, si concretizzerà a fatica. Basti pensare che la base di ricerca Sanae IV, dove sono avvenuti i fatti, si trova a più di 4.000 km dalla terraferma sudafricana e sorge in un'area dove le condizioni atmosferiche isolano gli scienziati per gran parte dell'anno. Il Sudafrica, di per sé, avrebbe accesso a una nave e a un aereo in grado di affrontare il ghiaccio, se necessario. Ma qualsiasi operazione di salvataggio dovrebbe fare i conti con il clima rigido antartico, forti venti e temperature ben al di sotto dello zero.

Secondo un portavoce del governo sudafricano, l'aggressione sarebbe avvenuta alla stazione di ricerca, «dopo una serie di accuse di comportamenti inappropriati all'interno del campo». Come scrive la BBC, il ministero dell'Ambiente sudafricano ha dichiarato di star rispondendo alle preoccupazioni «con la massima urgenza». 

Nel frattempo, il ministero ha dichiarato anche che i membri della squadra sono stati sottoposti «a una serie di valutazioni» che includono controlli dei precedenti, controlli delle referenze, valutazioni mediche e una valutazione psicometrica da parte di professionisti qualificati. 

Ai confini del mondo

Da un lato, come dichiarato dal Ministero dell'ambiente, «non è raro» che gli individui abbiano «un adattamento iniziale» quando si trovano a vivere in aree estremamente remote, anche se le valutazioni non avevano evidenziato di preoccupazione.

Il team, infatti, era arrivato in Antartide da poco, al momento dell'aggressione. Secondo il ministero, la nave con a bordo il gruppo era partita per l'Antartide il 1. febbraio. In quel momento, «tutto era in ordine» e non si segnalavano situazioni di tensione. L'incidente sarebbe però avvenuto qualche settimana più tardi e sarebbe stato segnalato al ministero, per la prima volta, il 27 febbraio.

Nel momento in cui è giunta la segnalazione, il Dipartimento «ha immediatamente attivato il piano di risposta per mediare e ripristinare le relazioni nella base». «Questo processo è stato portato avanti quasi quotidianamente per garantire che gli abitanti della base sappiano che il Dipartimento è solidale e disposto a fare tutto il necessario per ripristinare le relazioni interpersonali, ma è anche fermo nel trattare le questioni disciplinari». 

Al contempo, il Dipartimento ha dichiarato di stare indagando anche sulle accuse di molestie sessuali, ma che le due notizie non sono correlate. Negli scorsi anni, infatti, avevano fatto scalpore casi di molestie sessuali subite da alcune ricercatrici in Antartide. L'aggressione delle ultime settimane, tuttavia, non sarebbe collegata. 

In questo caso, secondo le prime indiscrezioni, l'aggressione avrebbe avuto origine «da una disputa su un compito che il capo squadra voleva far svolgere al team». Ossia «un compito che dipendeva dalle condizioni meteorologiche e che richiedeva un cambiamento di programma». Dalle prime ricostruzioni, pare che un membro del team non abbia gradito le modifiche al programma di lavoro, e abbia aggredito il capo della squadra di ricercatori. Addirittura, secondo alcune informazioni trapelate online, «minacciandolo di morte». A denunciare il fatto, sarebbe stata un'email inviata da un membro del team, in cui «avvertiva di un comportamento profondamente inquietante da parte di un collega» e di «un ambiente di paura». 

Il team dovrebbe trascorrere tredici mesi nella stazione di ricerca. Le spedizioni di ricerca sudafricane in Antartide si svolgono dal 1959. L'équipe che si reca alla base Sanae IV comprende in genere un medico, due meccanici, tre ingegneri, un tecnico meteorologo e un paio di fisici. Queste spedizioni, va da sé, sono caratterizzate da condizioni climatiche difficili, che richiedono molto tempo trascorso in uno spazio chiuso. Normalmente, però, si svolgono senza incidenti. Anche se quello avvenuto nelle scorse settimane non è il primo caso simile che si registra nel territorio. Nel 2018, infatti, era stato segnalato un caso di accoltellamento nella stazione di ricerca di Bellingshausen, gestita dai russi. 

Dopotutto, secondo gli psicologi, l'isolamento può avere effetti imprevedibili sul comportamento umano. «Una cosa che sappiamo da questi rari eventi, quando succede qualcosa di brutto in un isolamento forzato o in una capsula di lavoro, è che spesso sono le piccole cose, le cose minuscole che possono sfociare in un conflitto», ha dichiarato alla BBC Craig Jackson, professore di psicologia della salute sul posto di lavoro alla Birmingham City University e membro della British Psychological Society. «Quindi le questioni di gerarchia, di ripartizione del carico di lavoro, anche le piccole cose sul tempo libero o sulle razioni o sulle porzioni di cibo possono rapidamente esplodere e diventare qualcosa di molto più grande di quello che sono di solito». 

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